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Criminali a confronto

 

       Mai come oggi hanno imperversato le chiacchere e gli stravolgimenti, la cui diffusione è stimolata e facilitata dal famigerato “progresso tecnologico” (leggi internet, mass media, cellulari, etc.)

       Per giudicare con maggiore serietà avvenimenti e persone, la semplice aritmetica e i confronti forniscono strumenti meno fuorvianti e di parte.      

       Come noto, alcuni giorni fa la mente operativa di Hamas, Yahya Sinwar, è stato ucciso durante un rastrellamento israeliano. A detta di chi lo aveva interrogato più volte durante i suoi venti anni di prigionia in Israele, Yahia Sinwar, chiamato anche “il macellaio di Khan Yunis,”  era un uomo profondamente crudele, capace di uccidere con un rasoio i suoi stessi compagni di prigione perché sospetti di collaborare con Israele. Il suo sguardo stesso  denunciava del resto una cupa personalità.      

      Sempre a detta dello stesso membro dello Shin Bet (il Servizio di sicurezza israeliano), Sinwar era tuttavia anche un individuo estremamente intelligente e razionale, che in carcere apprese l’ebraico e studiò a fondo la storia biblica e dello Stato di Israele e il comportamento dei suoi carcerieri in modo da poterli più facilmente colpire a ogni possibile occasione. Insomma, un raffinato e paziente stratega dell’odio. Fu inoltre lui l’ideatore della strage del 7 ottobre del 2023 che ha poi causato le reazioni israeliane e innescato una micidiale rappresaglia che ha mietuto fra i Palestinesi, sia civili che membri di Hamas, circa 40.000 morti. Nel frattempo, un’ondata di livido antisemitismo e di dimostrazioni pro-Palestina e pro-Hamas si è propagata da un capo all’altro del pianeta.

       E qui inizia l’aritmetica. E possono anche iniziare i confronti, in particolare con le vicende ucraine.

      Nel caso dell’Ucraina, già solo durante l’invasione di Kursk il numero dei soldati ucraini morti in combattimento si aggirerebbe intorno ai 25. 000. A tale numero si aggiungono oltre 750.000 soldati morti durante l’intero conflitto. Vi sono poi i feriti, il cui numero sarebbe ancora più alto. Un’ecatombe. In altre parole, l’esercito ucraino è talmente dissanguato che per cercare di riempire i vuoti viene effettuata una spietata caccia di nuove reclute, spesso imberbi, anche nei bar e per le strade. E’ significativo che i mass media allineati alla NATO e ostili alla Russia tendano a sminuire le suddette perdite umane, ingigantendo al contrario quelle russe, che sono in realtà probabilmente dieci volte inferiori. Le ragioni dell’opacità e della riduzione delle perdite ucraine sono evidenti: ammettere che esse sono altissime significherebbe anche riconoscere la catastrofica direzione del conflitto e l’inevitabile imminente disfatta.

     La finzione e il mascheramento della realtà continuano dunque con le incessanti forniture di armi e denaro all’Ucraina con l’illusorio scopo di aiutarla a meglio fronteggiare la Russia. Campioni di tale supporto e delle sue fraudolente promesse sono le varie comparse e i sedicenti uomini politici che spadroneggiano oggi a Bruxelles assieme alle eminenze grigie che dietro le quinte gestiscono la politica estera americana.

     Il perché le nazioni europee e gli USA continuino ad alimentare la guerra in Ucraina e il giornaliero e inutile massacro di tante vite sfugge ad interpretazioni razionali, salvo chiamare in causa il cinismo, la più criminale stupidità e una vigliaccheria senza precedenti. Nessuno dei pretesi amici e sostenitori dell’Ucraina si azzarda infatti a scendere personalmente in campo per scontrarsi con l’odiata Russia. Personaggi bipolari come Macron lo annunciano di volta in volta, per poi fare marcia indietro. La nuda verità è che la lotta contro la Russia è fatta con le ipocrite dichiarazioni di fantocci euro-atlantici ma con la pelle degli Ucraini. Di fatto, l’insensata espansione a est della NATO ha devastato non solo l’Ucraina ma ha anche messo in ginocchio l’economia europea e innescato o riacceso secolari rancori nei confronti della Russia. A loro volta, tutti questi fattori hanno messo in moto uno spostamento di alleanze, nuovi fronti e convenienze strategiche i cui effetti negativi per gli interessi USA ed europei sono poco quantificabili.    

       I numeri sopra citati permettono comunque un raffronto con l’altra assurda tragedia palestinese e adesso anche libanese, entrambe generate, a spese dei civili, da fanatici militanti sovraimpostisi a forza alla popolazione. Le analogie fra lo strapotere di questi ultimi (Hamas e Hezbollah) e il regime ultra-reazionario che oggi governa l’Ucraina sono significative. Che il regime sia ultra-reazionario lo dimostrano anche i recenti assalti nazionalisti alle chiese oltre che il bando dell‘opposizione e la censura nelle comunicazioni oltre allo stesso fatto che tecnicamente Zelensky non ha ormai nessuna legittimità presidenziale. Ora, i morti e i feriti relativi che all’Ucraina sono di gran lunga più grandi di quelli di Gaza e del Libano, nell’ordine di 15-20 volte. Nonostante ciò, non si registrano manifestazioni e dimostrazioni ostili alla Russia in giro per il mondo neanche lontanamente paragonabili a quelle a favore di Gaza e di Hamas. Il fatto dovrebbe colpire, visto che il numero delle vittime ucraine è talmente superiore.

     L’altro raffronto che si impone, per quanto insolito, è quello fra il già menzionato Yahya Sunwar e il preteso "presidente" ucraino Volodymir Zelensky.

     Contrariamente a Sinwar, presente in prima linea nei tunnel della guerriglia a Gaza, Zelensky predilige i podi, i viaggi intercontinentali e i Parlamenti, insomma, luoghi più sicuri e comodi. Sinwar portava coerentemente al collo la tipica sciarpa (Kefiah) palestinese bianca e nera, mentre Zelensky ha abbandonato la cravatta e circola da anni con la stessa teatrale ma incongrua maglietta verde paramilitare, sempre lontano dalla prima linea

     Le azioni di Sinwar erano motivate da un odio feroce, a sua volta causato dall’esistenza di Israele e dai suoi venti anni di prigione. Il conflitto con la Russia e le incessanti questue di Zelensky  che chiede sempre più armi e denaro, sono originate in sostanza da un banale e petulante capriccio: quello di far parte della NATO, in realtà una delle entità più inutili e destabilizzanti oggi esistenti. Un capriccio che inizia ben prima dell’occupazione-referendum della Crimea e dunque senza reali necessità. Il fatto che esso sia stato letteralmente stimolato e alimentato dalla UE e dagli Stati Uniti non ne diminuisce la balordaggine, la mancanza di razionalità e l’inerente implicita aggressività. Se infatti già a un George Kennan, profondo conoscitore di cose russe, o allo stesso Henry Kissinger l’allargamento della NATO a est appariva un indebito errore strategico, come è possibile che gli Ucraini per primi non ne percepissero i rischi e le inevitabili reazioni russe?

      A parte le già menzionate accuse di crudeltà e ferocia, non risultano comunque a carico di Sinwar insinuazioni o sospetti di corruzione, contrariamente alla figura di Haniyeh, anche lui ucciso dagli Israeliani e in odore di corruzione miliardaria. Non così si può dire di Zelenzky e del suo entourage. Per quanto sommesso e non messo in risalto dalla narrativa ufficiale, un alone di corruzione dalle proporzioni gigantesche grava su questi ultimi. Essa va dalla svendita di risorse naturali dell’Ucraina a entità poco trasparenti come Blackrock fino all’incameramento personale di centinaia di milioni di dollari e alla rivendita delle armi ricevute in aiuto. Che le accuse in questione siano realistiche e non fantasiose è del resto imposto da una semplice constatazione: nessun rendiconto e trasparente analisi esiste sugli aiuti monetari e sulle armi e altro materiale forniti all’Ucraina. Nessuno, a partire dagli Stati Uniti, ha mai visto e controllato il conto della spesa delle centinaia di miliardi di dollari elargiti sotto varie forme al governo ucraino.  Le frequenti e cosmetiche epurazioni anti-corruzione di Zelensky ai più alti livelli sono una prova indiretta che non si tratta di dicerie e di malignità. Non c’è fumo senza arrosto.

      Certi recenti eventi sono inoltre anch’essi utili per il raffronto che stiamo effettuando.

      Come noto, Zelensky ha recentemente illustrato a Bruxelles il suo famigerato “piano di vittoria”. I suoi cinque punti, comprendono un immediato ingresso nella NATO o in mancanza di esso delle armi nucleari, altre armi convenzionali e razzi, altri aiuti finanziari e anche l’offerta di sostituire personale NATO con forze ucraine. Che le proposte o richieste siano demenziali e pericolose è talmente evidente che non ci sarebbe quasi bisogno di commentarle.

      Mentre la sua richiesta di ulteriori forniture di armi e denaro è quasi innocente, il fatto che Zelensky insista ancora oggi sull’ingresso nella NATO come presupposto della vittoria e quindi anche della pace è al contrario schizofrenico. Domandare in alternativa delle armi atomiche è inoltre pura follia. Più che paranoica, infine, la sua offerta di sostituire forze militari della NATO con personale ucraino è semplicemente in malafede. Se infatti l’Ucraina è costretta a rapire giovani nei bar e nelle strade per colmare il deficit di personale militare, da dove attingerebbe le risorse umane che offre alla NATO?

     Insomma, più che un “piano della vittoria” si tratta di un vero e proprio delirio o della trovata di un ciarlatano e di un commediante. Dietro di essa è infatti impossibile non sospettare la furberia di un tacito “Io avrei trovato una soluzione al problema. Se non l’approvate, il fallimento non è colpa mia.”

     Significative non sono tuttavia solo la paranoia, la demenza o la furberia del suddetto delirio. Significativi sono anche altri due elementi. Uno è il tono drammatico e da vittima  e la faccia tosta con cui il piano in questione è stato presentato come uno strumento vitale per la pace europea. L’altro elemento significativo ma anche incomprensibile è che nessuno dei supposti leaders partecipanti gli ha riso in faccia. O forse nessuno ha avuto il coraggio di farlo perché ciò farebbe crollare il gigantesco castello di menzogne e di stravolgimenti che hanno permesso il disastro ucraino. Rimane il fatto che nonostante il disastro, ancora oggi i ministri degli esteri della UE e il nuovo camerlengo della NATO, Rutter, hanno patrocinato un futuro ingresso dell’Ucraina della NATO!  Un’ostinazione da muli o da mentecatti.

     La teatrale e moraleggiante presentazione del “piano di vittoria”di Zelensky, dà la misura dell’individuo e serve da contrasto con quella di Sinwar. La figura di quest’ultimo era definita, paradossalmente limpida e chiara. Come ho detto, uno stratega dell’odio e con gli occhi iniettati di sangue. Tutto trasparente, senza possibilità di errore o di frode. La figura di Zelensky, al contrario, è quella di un commediante che ha perso il senso della realtà, di un millantatore, di una pseudo-vittima di un disastro di cui egli per primo è responsabile. Nel 2022 erano stati siglati a Istanbul i preamboli di un negoziato di pace, che fra l’altro prevedeva poche concessioni territoriali. Rifiutandole e facendosi irretire dalle pressioni euro-atlantiche, Zelenski ha contribuito all’ecatombe che sta devastando l’Ucraina.

     Sinwar non faceva finta di essere né un santo né una vittima. Zelenskiy al contrario, si dà arie da nobile crociato ma è di gran lunga più pericoloso di quest’ultimo. Stesse arie moraleggianti si danno anche gli altri protagonisti euro-atlantici e i reazionari ucraini che hanno ostinatamente alimentato e stimolato la rovina dell’Ucraina. Anche costoro non sono meno pericolosi di Zelensky. Eppure, sia quest’ultimo che gli altri continuano imperterriti e impuniti nelle loro malefatte.

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