Attenti ai Lupi!

Perché Maurizio Lupi deve lasciare? Per dare un segno, prima di tutto. Secondo perché c’è una precisa responsabilità politica che tutti devono assumersi. C’è un’ombra nel passato del ministro delle infrastrutture milanese. Dev’essere diradata immediatamente. Altrimenti che significato hanno frasi come “rottamazione”, “si cambia verso”, Adesso!”? Il premier ci ha abituato a tante promesse di fedeltà a Enrico Letta (Enrico, stai sereno!) e si sa com’è andata a finire (con una pugnalata alle spalle del povero Letta). A cambiamenti di verso, di posizionamento furbesco (ha bisogno vitale del Nuovo Centro Destra per rimanere inchiodato a Palazzo Chigi fino al 2018. L’impressione è che abbia abbandonato al suo destino il suo ministro, però non ha voglia di metterci la faccia. Con la Annamaria Cancellieri, ministro dell’Interno dell’esecutivo Monti, l’allora sindaco di Firenze non è sta tenero: pretendeva li dimissioni dell’ex prefetto, pur non essendoci avvisi di garanzia o altro nei confronti della Cancellieri. Così va il mondo. Critiche feroci rivolgeva a suo tempo ai voltagabbana della politica nostrana: si pensi ai casi Scilipoti e Razzi. Che è successo, in questi ultimi mesi, con lo sfarinamento di Scelta Civica ed il repentino cambiamento di casacca dei vari Paolo Naccarato,  Linda Lamzillotta, Andrea Romano, Pietro Ichino, Alessandro Maran, Giancarlo Susta, Stefania Giannini, Alessandro Maran, giunti in soccorso al traballante (nei numeri, in particolare a Palazzo Madama) del governo Renzi. A tutt’oggi sono stati censiti ben 235 cambiamenti di squadra. Uno nominato (non eletto) da Mario Monti ha fatto transumanza da Scelta (oggi Sciolta) Civica al Partitone di Renzi. Ieri, con Scilipoti e Razzi, scandalo al sole e voltagabbana, oggi stabilizzatori di un claudicante esecutivo guidato da un novello Machiavelli. E gli editorialisti stanno a guardare, quasi inebetiti, quando dovrebbero insorgere e chiedere unanimi le dimissioni di un premier disinvolto più di Berlusconi. Tant’è che, a parte i giornali di,  orientamento destrorso (il Giornale e Libero su tutti) nessuno stigmatizza l’oscenità di un articolo della nostra Costituzione che consente questi abomini. E’ legittimo cambiare idea, solo i cretini non la cambiano mai, sosteneva un padre del glorioso partito socialista, Pietro Nenni. Anziché perdere tempo in un tentativo disperato di trasformare in peius la Carta Costituzionale, faccia delle modifiche che agli italiani molto probabilmente piacerebbero di più: cacci i corrotti ed i collusi dal governo, sia coerente quando difende Poletti e Alfano  ma bistratta Civati, Bersani e D’Attorre, ieri la Cancellieri, gli uni un po’ compromessi per evidenti errori “politici”, gli altri perché strenui oppositori della sua ambigua e disinvolta politica riformista (anche se si propone un riformismo  che soddisfa solamente il palato dei suoi amici fiorentini). La coerenza non sembra di casa a Rignano sull’Arno e Pontassieve. Chi abbandona un partito deve lasciare anche lo scranno. Torniamo a Lupi. Renzi deve tenere a mente che occorre che parlamentari e ministri devono essere come la moglie di Cesare, devono essere al di sopra di ogni sospetto. Cosa che non è nei casi Lupi, Poletti, Alfano e i quattro sottosegretari del suo governo, che sono indagati, per rimborso poli Francesca Barracciu, Umberto Del Basso De Caro,  Vito De Filippo e Filippo Bubbico.  Incalza riuscirà a dimostrare che i suoi comportamenti sono stati esemplari. Però l’acquisto di una casa per la sua diletta figlia a sua insaputa con denari pagati da altri, da Zampolini e Anemone. Nel preliminare di vendita é annotato il vero prezzo dell’appartamento: 1.140.000 euro. Dalle indagini sulla cricca figura che Angelo Zampolini e Diego Anemone consegnarono al proprietario 520mila euro più altri 300mila in assegni. Un vero affare per Ercolino. Un’opportunità politica pretende una lettera di dimissioni di Lupi. Che succederà quando andrà in giro per l’Italia ad inaugurare ponti, strade e rotonde ed un popolo affamato gli chiederà rolex da 10mila euro e abiti griffati? Un esponente di spicco di Comunione e Liberazione per dignità questi rischi deve evitarli. E Renzi deve assumersi le sue responsabilità ed essere coerente con i suoi proclami.

Marco Ilapi

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Se l'Università affonda le colpe sono dei docenti

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Grazie all’autonomia riconosciuta alle singole sedi universitarie, sono stati i professori universitari che fino ad ora hanno amministrato a proprio insindacabile giudizio l’organigramma della docenza nelle rispettive università. Sono stati loro che hanno deciso (e decidono) come impiegare i fondi a disposizione (scarsi, certo, sempre molto scarsi, ma questo è un altro discorso: tutti sono capaci di far bene quando il denaro scorre a fiumi) scegliendo ogni volta, per esempio, se far posto a due giovani ricercatori o a un ordinario, se promuovere un ricercatore nella fascia dei professori o, viceversa, far passare un professore dalla seconda alla prima fascia. Decisioni nella stragrande maggioranza delle quali il criterio fondamentale è stato sempre fatalmente uno solo: il favore ai propri amici e/o allievi, la tutela del proprio insegnamento o raggruppamento disciplinare a scapito anche di quelli che andrebbero oggettivamente rafforzati. Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera. 

Atenei d'Italia, i baroni dettano legge

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La Buona Scuola di Renzi, già 4743 proposte

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Scuola: i docenti hanno preso “carta e penna” e detto la loro sulla formazione: in vetta alla classifica delle proposte arrivate dai prof, l’idea di un’ora di educazione psico-affettiva che è stata gradita da 321 persone: “Oltre al saper fare e al sapere tout court, non va tralasciato il terzo fulcro: il saper essere. Gli insegnanti saranno interessati da corsi di formazione specifici e gli alunni saranno dotati da un corredo affettivo”. C’è poi chi pensa ai docenti più anziani e chi come Fabio Multineddu vorrebbe un anno sabatico. La questione digitale è sta divisa in tre stanze: “Digital makers”; “Ogni scuola connessa” e “Pensiero computazionale”. Le considerazioni di migliaia di docenti sui quesiti ministeriali su Il Fatto Quotidiano.

Decolla la scuola Renzi-Giannini?

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