La strana circolare della Buona Scuola di Renzi

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Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini e per lei i suoi uffici, hanno la possibilità di venire mai a conoscenza che un loro dipendente è capace di scrivere (oltre che di concepire, ma lasciamo perdere ) un testo simile? Hanno un qualche controllo effettivo di che cosa accade realmente nella scuola, nelle scuole? 2) e se sì, hanno il potere per esempio di iniziare all’istante un procedimento che porti in tempi ragionevoli all’allontanamento dal suo incarico di chi ha scritto l’obbrobrio di cui sopra? 3) Che razza di «Buona scuola» ci si deve aspettare da un’«autonomia» degli istituti scolastici invocata e decantata come la panacea di ogni male, che però poi può consegnare il destino di anche uno solo di essi nelle mani di uno scervellato semianalfabeta come l’autore dello scritto in questione? Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

La Buona Scuola è quella di questo preside?

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Il colloquio immaginario tra un preside ed un'insegnante

Dialogo tra una giovane insegnante ed un dirigente scolastico: “Scusi signora, attenda un attimo che rispondo al telefono….Pronto? Ah sì, caro sindaco. Come sta? Tutto bene? Come posso esserle utile? Ah sì, certo, certo. Come si chiama questo ragazzo….Mauro Cornelli. E’ il figlio dell’imprenditore che ti ha aiutato in campagna elettorale, mi ricordo. Nessun problema, caro sindaco. Ci penso io”. Un articolo su il Fatto Quotidiano di Alex Cortazzoli.

E' questa la Buona Scuola di Renzi?

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Miur nel caos, negli atenei mancano i docenti

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Per i prossimi tre anni (fino al 2018), gli atenei possono far ricorso anche ai docenti a contratto per attivare corsi. La normativa vigente, infatti, prevede che ci sia un numero minimo di professori per svolgere un corso di laurea triennale o magistrale, rispettivamente 9 per il primo livello e 6 per il secondo. Fino ad oggi questi dovevano essere di ruolo, con unasoglia massima del 5% di precari. Il decreto dilata (e non di poco) tale quota, fino a un terzo del totale. E questo permetterà di alleggerire i parametri attuali, riducendo in media del 30% il numero di docenti a tempo indeterminato indispensabili. Un articolo di Lorenzo Vendemiale su il Fatto Quotidiano.

Università, la rivolta dei docenti

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