I rischi di un aiuto Bce a Tspras

Se l'Europa  dovesse cedere a molte delle richieste greche, non solo diventerà più difficile “costringere” i Pigs a riformare le rispettive economie, ma diventerà inevitabile che in Spagna e in Italia, ma forse anche in Francia, la tentazione di “fare come la Grecia” finisca per rafforzare i partiti e i movimenti ostili all'euro, alla burocrazia di Bruxelles, alle politiche di austerità. Già oggi si pronostica una vittoria di Podemos in Spagna, ma nulla esclude che l'incendio dilaghi anche in Italia, intorno al movimento Cinque Stelle, o addirittura in Francia, intorno al Front National. Né vale ricordare che l'idea di Europa dei populisti di sinistra è profondamente diversa da quella dei populisti di destra: dopo anni di sacrifici, austerità e stagnazione, l'ostilità verso l'Europa e le sue istituzioni è così forte da rendere plausibili anche gli scenari politici più strampalati. Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

L'Ue di fronte al dramma della Grecia

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Crescita, il clima è favorevole, non sprecare l'occasione

In Europa e in Italia sta andando tutto per il verso giusto? Il ritorno della crescita dipenderà da due fattori. Il primo è la capacità del governo di passare dalle promesse ai fatti: Jobs Act, riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione, spending review. Il rischio è che, anziché approfittare della congiuntura favorevole, i nostri governanti preferiscano galleggiare sulla “ripresina” che si annuncia in Europa. Sarebbe un errore, e ci ritroveremmo ben presto a pagarlo, sotto forma di minore crescita, deterioramento dei conti pubblici, e nuove tasse che ne conseguirebbero, uno scenario del resto esplicitamente contemplato nella Legge di stabilità con le cosiddette clausole di “salvaguardia” (aumenti di Iva e accise in caso di buchi di bilancio). Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

Economia Ue, il vento sta cambiando

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Grecia, strano matrimonio tra sinistra e destra

  • Pubblicato in Esteri

Quel che sembrava inconcepibile invece è successo. Per la prima volta in un Paese europeo, di cultura politica occidentale, anzi nel Paese che la politica e la democrazia come le concepiamo in occidente le ha inventate, sinistra e destra non stanno insieme dall’opposizione, come ovunque succede quando si forma una grande coalizione fra sinistra e destra moderate, ma stanno insieme in un governo, ossia in un luogo in cui si può stare insieme solo se si condividono dei fini.
Ma qual è il fine comune di Syriza e Anel? Non ci vuole molto a scoprirlo, perché è un fine dichiarato, esplicito: il rifiuto della supervisione europea, ossia dei sacrifici imposti al Paese dalla Troika (Bce, Commissione europea, Fondo monetario). Dunque lo schema di Bobbio è saltato, perché nel XXI secolo (ma in realtà fin dagli ultimi decenni del Novecento) destra e sinistra radicali non solo possono convergere sul piano dei fini, ma non sono certo accomunate dal rifiuto della democrazia, come lo furono in passato fascisti e comunisti. La convergenza di destra e sinistra estreme sui fini, per alcuni studiosi, non è una novità assoluta. L'editoriale del politologo Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

Il pateracchio greco di Syriza

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