Crescita attesa, non ci siamo ancora

Da oltre vent’anni, il tasso di crescita dell’Italia è di circa 0,7-0,8 punti percentuali più basso di quello dei Paesi dell’Eurozona, e l’anno appena trascorso non ha fatto eccezione: nel 2015 noi siamo cresciuti dello 0,8%, l’Eurozona dell’1,6%, ossia dei soliti 0,7 o 0,8 punti percentuali più di noi. Nel 2015 il rapporto debito/Pil dell’Italia è aumentato rispetto al livello dell’anno precedente, passando dal 132,1 al 132,8%. Anche qui siamo a un massimo storico, questa volta dal 1925, visto che è disponibile la serie dall’Unità d’Italia a oggi. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

Difficile che ll 2016 sia l'anno della svolta

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Non è crescita un aumento del Pil dello 0 virgola

Il governo esulta per una aumento da prefisso telefonico del Pil nostrano. Non pare davvero il caso di entusiasmarsi più di tanto. In questo balletto degli zero-virgola, quel che si rischia di perdere è la percezione dell’effettivo ordine di grandezza dei cambiamenti di cui si parla e, soprattutto, dei cambiamenti che sarebbero necessari. I paesi che hanno cambiato qualcosa nei propri fondamentali non hanno spostato qualche decimale, ma hanno spostato qualche punto nelle grandezze chiave: una riduzione della spesa, o della pressione fiscale, o del deficit, comincia ad essere apprezzabile, ossia incisiva, quando è di almeno 1 punto di Pil. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

La ripresa è lenta. Troppo.

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La Bce in soccorso al premier

Al momento viene confermato l’obiettivo di inflazione, nonché l’articolazione degli interventi. Quindi i tassi rimangono allo zero, ma non si escludono esplorazioni nel territorio negativo. Le operazioni in titoli pubblici continueranno nei modi e nei tempi definiti, ma la Bce è pronta a modificarne perimetro e tecniche, ove necessario. La conferma della regola monetaria può essere giudicata una scelta conservativa, a conferma del fatto che le banche centrali sono caratterizzate da una bassa propensione al rischio, in ragione della necessità di stabilizzare il proprio patrimonio di reputazione. L'editoriale di Donato Masciandaro su Il Sole 24 Ore.

La crescita che non c'è, ma grazie a Draghi ci sarà

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