Con Di Maio pentastellati credibili come forza di governo

Sembra proprio lui, Luigi Di Maio, vice presidente della Camera dei Deputati, l’uomo rassicurante che tempera le creste e i ruggiti leonini delle origini, e offre alla platea l’impressione del passaggio dall’irresistibile show di piazza alla chirurgica tecnica parlamentare. Lo si potrebbe dedurre già dalla gestione della cravatta, qua nella sala Nassiriya del Senato dove i Cinque Stelle rilanciano il loro progetto sul reddito di cittadinanza: quella di Grillo è allentata, appesa al collo come un fastidioso e antiquato obbligo di decoro, celeste alla Renato Schifani, forse gliel’ha prestata Mario Giarrusso e pure la giacca stazzonata di chi sta nel vortice della vita; la cravatta blu di Di Maio ha il rigore di un ufficio legale, i buoni tagli del vestito blu che ormai è la divisa del vice-Boldrini e i buoni modi di tutti i buongiorno e di tutti i grazie che il ragazzo diffonde senza sacrificarli all’incazzatura programmatica del grillismo. Un articolo di Mattia Feltri su La Stampa.

M5S alla riscossa con Luigi Di Maio

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Allarme rosso per Renzi, l'opposizione del M5S c'è

Grillo annientato? Una balla.  Lo abbiamo pensato (e addirittura auspicato) in molti, all’indomani delle elezioni europee, con i 5 Stelle sommersi dal 40,8 di Matteo Renzi. Abbiamo sbagliato: un errore colossale. Abbiamo scambiato la realtà per un talk-show. Abbiamo immaginato la scomparsa del movimento grillino troppo presto. Errore. Grave errore. Un editoriale di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera.

Il M5S che cresce, un incubo per il premier

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Podemos vince in Spagna, in Italia in tv spopola Renzi

Anni fa, in un altro raro lampo di sincerità, B. paragonò l’elettore medio a “un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco”. Tutti, ma proprio tutti i leader di partito ci considerano un ammasso di creduloni che si bevono tutto e a cui si può raccontare di tutto. Renzi, il più grande riciclatore di vecchie muffe della storia repubblicana, continua a raccontarci che sta “cambiando l’Italia”. Salvini, che non ha mai lavorato in vita sua e vive di politica da 20 anni, cioè da quando ne aveva 20, si spaccia per il nuovo che avanza e gabella per ricette nuove ed efficaci contro l’immigrazione le vecchie e ammuffite patacche usate per vent’anni da Bossi e Maroni e regolarmente fallite a livello nazionale, regionale, provinciale, comunale e rionale. L'editoriale di Marco Travaglio, direttore de il Fatto Quotidiano.

La tv decide chi farà il premier

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