Immigrazione, immane il problema in capo all'Europa

  • Pubblicato in Esteri

Iil sistema degli Stati del Levante (Iraq, Siria, Libano, Giordania) è sull’orlo del collasso, insieme alla Libia e ai Paesi che si affacciano sullo stretto di Bab el Mandeb (Yemen, Somalia, Eritrea) e che come diretta conseguenza non solo il Mediterraneo meridionale e orientale, ma tutto il Mediterraneo e tutte le regioni che vi si affacciano sono coinvolti in un’unica, grande crisi. Affinché questa possa essere affrontata, deve essere innanzitutto riempito il vuoto strategico lasciato dalla ritirata americana dal Medio Oriente decisa dall’amministrazione Obama. È auspicabile che ciò avvenga prevalentemente grazie a una ridefinizione dell’equilibrio in cui gli attori locali giochino un ruolo maggiore e decisivo, assumendosi una quota più ampia della responsabilità del suo mantenimento. Esattamente in questa direzione va l’accordo sul nucleare iraniano, stipulato dai 5+1 e dalla Repubblica islamica (pur nella consapevolezza delle preoccupazioni saudite e israeliane). Ma se il Mediterraneo è un sistema unico e interdipendente che è composto da una “sponda Nord” tanto quanto dalla sua “sponda Sud”, ciò implica che anche i Paesi europei devono essere disponibili ad assumersi maggiori oneri e responsabilità che in passato: umanitarie, innanzitutto, ma anche economiche e politiche. E militari, ovviamente. L'editoriale di Vittorio Emanuele arsi su Il Sole 24 Ore.

La crisi mediorientale che spaventa l'Europa

Leggi tutto...

Europa, né gigante economico né politico

  • Pubblicato in Esteri

La crisi greca non è finita, ma è entrata in fase di stand-by, in attesa delle elezioni del 20 settembre e poi delle trattative sulla ristrutturazione del debito, ammesso che, alla prima verifica di ottobre, il programma di riforme concordato con i creditori risulti attuato e credibile nei fatti. Ma siccome in Europa le emergenze non finiscono mai, al centro dell’allocuzione di Juncker ci sarà l’immigrazione, la politica comune che non c’è ma la cui urgenza diventa sempre più impellente. Il numero dei profughi alla ricerca di asilo che approdano in Europa continua ad aumentare: 23mila in Grecia in una settimana, 100mila in agosto in Germania, che quest’anno ne accoglierà 800mila, l’1% della sua popolazione. I salvataggi dell’Italia nel Mediterraneo sono ormai quasi quotidiani, mentre le rotte terrestri, via Balcani e poi attraverso l’Ungheria, diventano sempre più frequentate perché ritenute meno pericolose. Con flussi sempre più incontenibili, si moltiplicano tragedie e perdite di vite umane. Un articolo di Adriana Cerretelli su il Sole 24 Ore.

L'Europa senza leader capaci

Leggi tutto...

Immigrazione, l'Europa riflette su se stessa

  • Pubblicato in Esteri

L’Alto Commissariato per i rifugiati afferma che le persone costrette a fuggire dalle loro case, nel mondo, è salito nel 2014 a 59,5 milioni: ventidue milioni in più rispetto a dieci anni fa. Quasi 14 milioni a causa di guerre e persecuzioni. I l premier ungherese Viktor Orbán, tra gli applausi dei nostalgici delle Croci Frecciate filonaziste, invita i profughi: «Restate in Turchia!». Eppure sa che la Turchia ospita già oggi due milioni di rifugiati. Nella stragrande maggioranza in fuga dai tagliagole dell’Isis. L'editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Immigrazione selvaggia, c'è chi non ci sta

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .