Il governo e le molte occasioni da cogliere

Il governo Meloni alle prese con indigeribili (per le opposizioni) riforme

Coniugare la contingenza degli interventi necessari con la lungimiranza delle riforme strutturali. La sfida è la stessa per qualsiasi esecutivo in un Paese in deficit di bilancio, ma è ancora più complessa e inevitabile per il Governo di Giorgia Meloni. Sostenuto da una maggioranza che ha i numeri per durare l’intera legislatura e ne coltiva l’ambizione. Ma, al tempo stesso, soggetto alle spinte centrifughe delle sue diverse componenti, all’esigenza di ogni partito di “marcare” l’azione politica secondo differenti obiettivi (...) È lecito augurarsi che, pur in coerenza con l'impostazione programmatica, si migliorino l'azione di Governo e il cantiere delle riforme laddove è possibile e necessario. Aprendosi al confronto con le opposizioni e la società civile per allargare le alleanze sociali e il sostegno al cambiamento. Evitando di arroccarsi o, peggio, di sfasciare conti e Paese pur di piantare bandierine buone solo per una campagna elettorale anticipata. Seguendo invece come stella polare il futuro dei giovani. Così, ad esempio, più che insistere per una riduzione generalizzata dell'età pensionabile – che caricherebbe ulteriore debito sulle generazioni a venire – meglio trovare forme di co-finanziamento con le imprese per le situazioni di crisi o per il ritiro anticipato nelle occupazioni più gravose. Il commento di Francesco Riccardi su Avvenire

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Penoso gioco del governo sulla guerra in Ucraina

Governo italico in crisi per la questione Ucraina?

Ad alcuni autorevoli interlocutori, Giorgia Meloni ha detto che Ursula von der Leyen sapeva benissimo che la presidente del Consiglio italiana le avrebbe votato contro: era tutto concordato. Mah. I fatti dicono il contrario. In realtà Bruxelles vede Roma allontanarsi giorno dopo giorno – e vedremo se in qualche modo ne farà le spese il buon Raffaele Fitto, designato ieri per una carica nella Commissione europea. L'Italia compagna di strada dell'Ungheria, non vuole morire per Kursk e nemmeno per Kharkiv, i cui palazzi civili ieri sono stati colpiti da missili russi (...) Nel gioco delle parti si dice e non dice, si afferma e si nega, si fa e si disfa. La cosa importante è non morire per Kursk o Kharkiv, hai visto mai che l'Italia possa fare una figura dignitosa e emanciparsi dalla vergognosa pagina dell'8 settembre. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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L'autunno caldo di Giorgia

Due anni di un governo di destra-centro. Quante illusioni. E non è finita. A settembre bisogna predisporre le linee guida di un manovra di bilancio tra le più complesse. I nodi verranno al pettine. Le promesse finiranno ini bding review, un taglio di spese da tutti gli esecutivi sempre promesso e mai realizzato. Non sarà un navigazione tranquilla quella di Giorgia Meloni. Intanto il problema n. 1 resta la montagna di debito pubblico che continua a crescere. Si stima che entro la fine di quest'anno o tutt'al più nei primi mesi del 2025 varcherà la fatidica soglia dei 3 mila miliardi di euro. Una cifra pazzesca che fa tremare i polsi di qualsiasi governante. Dopo la Grecia siamo i leader indiscussi, in Europa. Ci si trastulla con la considerazione che le economie di Francia e Germania non stiano andando molto bene. Magra consolaziosupero ormai la sogline, il nostro debito pubblico è ben superiore (e da anni fuori controllo) a quello di tedeschi e francesi. Non ci si riflette mai abbastanza, ma ecco che il nuovo governatore della Banca d'Italia Panetta ce lo ricorda ad ogni piè sospinto. Il costo degli interessi sui denari che il nostro Paese deve chiedere ai mercati interno e internazionale supera la soglia dei 100 miliardi di euro. Cosa si potrebbe fare avendo a disposizione parte di queste risorse? Nuovi ospedali, nuove scuole, sostegno ai cittadini maggiormente  bisognosi. Invece bisogna tirare il freno e vivacchiare. Come, del resto, han fatto pressocchè tutti i governi da oltre una trentina d'anni a questa parte. Adesso le redini della Cosa Pubblica sono nelle mani della Meloni. Che deve far fronte a cattivo gioco e promettere di cercare di far uscire il Paese dalle secche in cui è precipitato ma, per la verità, non sa come. Avrebbe avuto una possibilità di instaurare un migliore rapporto con Bruxelles, ma ha preferito optare per altre soluzioni. E adesso si prepara alla guerra con la Commissione Europea. Sarà finita la pacchia per questa Unione Europea matrigna? Ho la sensazione che il nodo scorsoio che ci attanaglia (il peso enorme del debito pubblico che, concretamente, ci impedisce di voltare pagina e puntare sulla crescita continua e costante del nostro Pil), persisterà in tutto il prossimo anno, ed al raggiungimento della fatidica soglia dei 3 mila miliardi di euro di debito pubblico, questo fatto più psicologico che altro, potrebbe scatenare il desiderio dei mercati finanziari di dire la loro sulla situazione non brillante della nostra economia. D'altronde, nel 2011 è .accaduto qualcosa di analogo. Bisogna prepararsi al peggio, per poter predisporre le misure più opportune per ridurre al minimo i rischi. I mercati finanziari ci guardano con attenzione e non possiamo permetterci ulteriori passi falsi. Bene sta facendo Giorgetti all'Economia, auspichiamo che a Fitto vengano attribuite deleghe pesanti ma nonpossiamo permetterci di tentare di fare braccio di ferro con la Ursula Von der Leyen. Abbiamo accettato un brutto patto di stabilità che ci penalizza. Avremmo dovuto dare il pieno consenso alla riconferma di Ursula a presidente della Commissione Europea e non lo abbiamo fatto. Speriamo che di errori non ne facciamo più. Marco Ilapi, 28 agosto 2024

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