Borsa, correzione di rotta inevitabile

Dietro il crollo di gran parte degli asset finanziari da Wall Street all’Europa, dalla Russia all’Asia, altro non c’è che il tentativo dei mercati di riallineare i prezzi di Borsa ai livelli in cui dovrebbero trovarsi rispetto all’andamento dell’economia mondiale, dei profitti aziendali e del contesto geopolitico. Questo processo non è una novità per chi investe capitali: le correzioni sono un fenomeno naturale, riequilibrante e salutare per i mercati finanziari. Il vero problema è il timore che né le autorità monetarie né i governi siano in grado di gestire il rientro ordinato dai tassi zero verso la normalità in un contesto geopolitico che costringe le grandi potenze economiche a prendere decisioni importanti non solo sulla base delle proprie esigenze nazionali, ma soprattutto tenendo conto delle distorsioni che provocano o accentuano nelle altre economie mondiali. L’Sos, insomma, non riguarda solo il mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e di stabilità finanziaria che erano alla base delle politiche monetarie ultra-espansive. L'editoriale di Alessandro Plateroti su Il Sole 24 Ore.

Mercati, è scoppiata la bolla?

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Salvataggio banche, lotta dura con Berlino

 I paesi del Sud sono in una crisi di debito pubblico causata dalla loro scarsa competitività, cioè dal fatto di avere salari privati troppo alti (ma che c’entra il debito pubblico coi salari privati?); dato che il deficit è brutto, il surplus è bello, quindi la Germania non deve cooperare e chi è in crisi deve fare i compiti a casa (ma se nessuno fosse in deficit, come farebbe la Germania a essere in surplus?). Con questi presupposti, è ovvio che tu ti opponga allo schema europeo di assicurazione dei depositi (Edis, European Deposit Insurance Scheme), offrendoci, in alternativa, il ricorso alla Troika. Una risposta del prof. Alberto Bagnai a Lars Feld che ha suggerito a Renzi di farsi consigliare dalla Troika, come ha fatto la derelitta Grecia.

Berlino salva le banche tedesche, l'Italia non può

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Renzi sbaglia ad attaccare la Merkel

Crisi bancarie: si è accettato che la Germania spendesse fra 240 e 270 miliardi per salvare le proprie banche, mentre a noi è stato proibito. Innanzitutto Berlino lo ha fatto quando ancora le regole lo consentivano. Ma al di là delle regole, la differenza è che gli investitori sono disposti ad acquistare una tale quantità di nuovi titoli pubblici tedeschi, mentre è dubbio che l’Italia, anche se potesse, riuscirebbe ad emettere ad un costo ragionevole 200 miliardi di nuovo debito per ricapitalizzare con denaro pubblico le nostre banche. Quindi dovremmo ricorrere, come fece la Spagna, al Fondo salva Stati e ciò significherebbe sottoporsi alla vigilanza della troika. Addio alla tanto invocata flessibilità! Un editoriale di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.

Banche, il premier sbraita ma non otterrà i risultati auspicati

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