L'Ue a 28 Stati è stata un mostruoso errore

Da oggi la fine dell’Europa tout court non è più uno spauracchio, ma una prospettiva non irreale. La chiusura degli spazi comuni è la resa fisica dell’incapacità politica, è come se i sei Paesi che hanno chiesto la proroga della sospensione di Schengen avessero dichiarato la sfiducia nei confronti degli altri. E tra questi c’è la Germania sulla quale si stanno frantumando a uno a uno i passaggi politici degli ultimi sei mesi. Angela Merkel da padrona onnipotente dell’Unione è diventata a tappe forzate prima la salvatrice dell’onore d’Europa poi l’affossatrice delle possibilità minime di solidarietà tra Stati. E ora il destino della cancelliera sembra vacillare come quello del capo di un qualunque governo. Quello che è sicuro è che la sospensione di Schengen segna la fine di questa Europa, senza appello. Articolo di Cesare Martinetti su La Stampa.

Schengen, l'Ue non sa che pesci prendere

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Debiti delle banche, tedeschi graziati, italiani mazziati

Il numerone dei non-performing loans italiani, che in base alla definizione europea ammonta a 337 miliardi e di cui fanno parte i 200 miliardi di “sofferenze” oltre ad incagli e altri prestiti cattivi, è indubbiamente alto. Ed elevate sono anche le stime - le più pessimistiche espresse in decine e non in centinaia di miliardi - sull’entità delle ricapitalizzazioni o delle garanzie di Stato necessarie a rafforzare una volta per tutte il sistema bancario in Italia. Questi numeri non sono più giganti, diventano “numerini” quando messi a confronto con i 5.763 miliardi di aiuti di Stato approvati dal 2008 negli anni di picco della crisi finanziaria nella Ue a 27: una cifra mostruosa che però si sgonfia subito a 1.540 miliardi quando circoscritta ai soli interventi effettivamente realizzati (le approvazioni “usate”). Ammontare che cala ulteriormente soppesando le diverse tipologie di intervento: per esempio, le garanzie di Stato, che rappresentano lo strumento all’epoca più usato tra tutti, scadono nell’arco di pochi anni e comunque nascono “contingent”, cioè potenziali, in quanto vengono contabilizzate a gravare sul debito pubblico solo se e quando escusse. L'editoriale di Isabella Bufacchi su Il Sole 24 Ore.

Italia, per l'Ue nuova crisi del debito in vista

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Debito pubblico italiano, debito privato tedesco

La Germania ha speso oltre 500 miliardi di soldi pubblici dal 2008 (di cui 238 miliardi sono aiuti ancora in essere e non restituiti anche se difatti 70 miliardi sono quelli al momento effettivamente sborsati) per rinforzare le proprie banche mentre l’Italia oggi - dopo che è entrato in vigore dal 1° gennaio il bail-in, che vieta gli aiuti di Stato per i salvataggi bancari - ha le mani legate. Ma è giusto? Perché l’Italia non si è mossa prima dell’entrata in vigore di questa nuova normativa per rafforzare le proprie banche che oggi sono travolte dalle vendite degli investitori? L'editoriale di Vto Lops su Il Sole 24 Ore.

Merkel ha aiutato le sue banche, l'Italia non può

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