Il concerto di due promesse musicali

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Ali di gabbiano hanno accompagnato, nel cielo azzurro, con i loro movimenti alti e bassi, fino a sfiorare l’acqua del mare, il concerto del violinista Giuseppe Gibboni e della chitarrista Carlotta Dalia che si è tenuto ieri pomeriggio, presso l’Auditorium Lo Squero, alla Fondazione Giorgio Cini, nell’isola di San Giorgio a Venezia. Ci siamo trovati qui, in un luogo intriso di magia, dove l’opera della natura e dell’essere umano si abbracciano regalandoci  la bellezza dello stupore. Le musiche di Niccolò Paganini, Astor Piazzolla, Francesco Tàrrega e Mario Castelnuovo-Tedesco sono state interpretate dai musicisti, due giovanissimi che hanno entrambi vinto il Premio Paganini, cogliendo tempi e suggestioni con un’armonia capace di calmare le preoccupazioni dell’animo.

La natura romantica e trascendentale delle Sonate e dei  Capricci di Paganini,  riletta attraverso l’abilità e il sentimento di Gibboni e Dalia, si è rivelata nel virtuosismo del suono capace di spiccare il volo, simile ad uno spirito libero. Esso ci portava ad innalzare lo sguardo e a guardarci intorno oltre la parete di cristallo, dove era posizionata la pedana. Lì vicina, la laguna, nella sua distesa appena mossa dalle onde e nel suo colore capace di restituirci la profondità e il mistero del mare, ci avvolgeva insieme al suono che si spandeva nello spazio.

 La sintesi condensata nella forma che i musicisti  donavano nella loro esecuzione  recava pienezza di emozioni nell’altalenarsi delle note acute e gravi, alte e basse. Come un’onda, quasi … come onde durante il temporale. Fuori, il tempo  al contrario era “lieve” e  una ritmata risacca si faceva sentire ogni tanto, seguendo un modus vivendi che non contrastava, ma addolciva.

La peculiare cifra stilistica di Astor Piazzolla che ha saputo innovare il tango facendo proprie influenze jazz, esperienze avanguardistiche novecentesche e utilizzando particolari procedimenti contrappuntistici è stata colta da Carlotta Dalia, da sola e insieme a Giuseppe Gibboni. Histoire du Tango, Bordello 1900, Cafè 1930 e Nightclub 1960 hanno anche raccontato la storia del Tango e le sue evoluzioni, i suoi cambiamenti da musica ballata a musica ascoltata.

Lo stesso Piazzola a proposito di Bordello 1900 scriveva: il tango nasce a Buenos Aires nel 1882. Era inizialmente suonato con flauto e chitarra. Poi vennero arrangiamenti che iniziarono a includere il pianoforte e la concertina (una variante del bandoneon, una piccola fisarmonica). Questa musica è piena di grazia e vivacità. Rappresenta la bonaria parlantina delle donne francesi, italiane e spagnole che popolavano quei bordelli quando stuzzicavano poliziotti, ladri, marinai e malandrini che passavano a guardarle. Questo tango è fortemente spiritato”.

 Il pubblico presente in sala ha apprezzato molto  il concerto e ha richiesto ripetutamente, alla sua fine, nuovi brani ai musicisti. La loro bravura ci invita a raccontare di loro. Giuseppe Gibboni e Carlotta Dalia si sono esibiti a dicembre 2021 a Dubai Expo per conto del Ministero della Cultura Italiana e sempre nello stesso mese, su invito del Presidente della repubblica Italiana Sergio Mattarella, presente al concerto, presso il Palazzo al Quirinale, alla Cappella Paolina, in diretta RadioRai3.

Carlotta Dalia che è nata a Grosseto ventiquattro anni fa, ha iniziato a suonare la chitarra a otto anni. Dall’inizio del suo percorso artistico ha vinto più di 40 premi in concorsi nazionali ed internazionali. Dalia suona uno strumento costruito dal liutaio M° Andrea Tacchi. Dal 2016 è una D’Addario Artist e dal 2021 è membro della Si-Yo Music Foundation di New York.

Giuseppe Gibboni, nato nel 2001, si diploma a quindici anni con 10 Lode e Menzione d’Onore presso il Conservatorio Martucci di Salerno. Oltre al Premio Paganini, riceve altri prestigiosi riconoscimenti. A novembre 2016 ha partecipato al programma di Rai 1 in collaborazione con UNICEF “Prodigi – La Musica è Vita” vincendo il programma e viene nominato il “Prodigio Italiano”. Dal 2017 è un artista della SI-YO Foundation di New York. Suona un violino Balestrieri 1752 prestatogli dal Dott. Stefano Arancio per conto del progetto “Adopt a Musician” a Lugano.

Lo spettacolo di ieri è compreso nella stagione dei concerti organizzati da Asolo musica -Veneto Musica. 

Patrizia Lazzarin, 5 novembre 2023

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Goya. La ribellione della ragione

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Le sale di Palazzo Reale a Milano si aprono oggi per permettere al pubblico dei visitatori di ammirare la ratio creatrice e la capacità inventiva del pittore spagnolo Francisco Goya. Già si contano 30.000 prenotazioni on line per una rassegna dedicata ad un artista della terra ispanica che ha saputo rivoluzionare il linguaggio dell’arte pittorica.  Abbiamo l’opportunità di conoscerlo in maniera più approfondita grazie alla concorde e proficua collaborazione fra il Comune di Milano, l’Ambasciata spagnola in Italia, la Direzione di Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE. La rassegna su Goya nasce con la collaborazione della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid, dell’Ente del Turismo Spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano.

Il Colosso, quest’opera che fece scalpore, quando si tentò  nel 2009 di rimuovere dal catalogo dell’artista, e che è stata oggetto di  diverse interpretazioni, potrebbe esprimere nella sua drammaticità la capacita  dell’arte del pittore di diventare denuncia e ancora  sentimento di un uomo che soffre la tormentata epoca storica in cui vive, satura di cambiamenti politici, sociali e culturali. Il curatore della mostra, il Professor Victor Nieto Alcaide, Delegato Accademico del Museo, Calcografia e Mostre della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid, ha suggerito nella considerazione di questa rassegna una lettura non prettamente cronologica, ma ideologica.

L’artista spagnolo, nonostante sia stato primo pittore di corte  e direttore della Real Accademia di San Fernando, apre  alla modernità sia attraverso i temi, sia nello stile. La sua espressività che si matura nel dibattito con una cerchia di intellettuali amici, su questioni ideologiche e contemporanee, quali la Rivoluzione francese e i successivi avvenimenti che hanno visto l’ascesa di Napoleone e la sua invasione della Spagna,  evidenzia una spontaneità nel racconto pittorico non consueta e che fluisce con grande naturalezza. Nei ritratti, gli illuministi spagnoli come il nipotino Mariano, sono immortalati dal pittore cogliendone un momento di intimità nello svolgimento di attività che li caratterizzano che, nel caso del bambino, è la musica.

 In contrapposizione alle regole del “bello”, anche il brutto diventa una categoria estetica in Goya. Le opere della serie Juegos de niños, ossia i giochi di ragazzi, i capolavori che vediamo in rassegna, sono una narrazione partecipata degli umili e dei bambini. Nei dipinti e acqueforti che hanno per tema la tauromachia si rivela  il pensiero critico dell’artista spagnolo verso lo spettacolo cruento della corrida che prevede l’uccisione del toro. Egli prende le parti delle vittime e dei vinti, come nel caso del cavallo che nel combattimento muore sempre e fa questo  con l’intento esplicito di  condannare ogni violenza.

Francisco Goya fu anche uno dei primi pittori a lasciare spazio alla propria creatività realizzando opere senza committenti. Lo esemplificano I Capricci e I Proverbi, visibili in mostra  con le rarissime matrici di rame che possiamo osservare nella loro precisione e in tutta la loro bellezza grazie all’imponente restauro terminato da poco. Le Pinturas Negras, dipinte nella sua abitazione La Quinta del Sordo, toccano il vertice della sua pittura radicale e rivoluzionaria, completamente libera da ogni committenza. Le incisioni I disastri della guerra che vedono la luce fra il 1810 e il 1814 mostrano gli orrori dei combattimenti e gli atti di crudeltà di un conflitto che vede per la prima volta in Spagna la partecipazione del popolo. Le sue immagini sono un documento antibellicista: una cronaca delle crudeltà perpetrate da entrambe le parti, quella francese e quella spagnola. Con o senza ragione è in modo emblematico il titolo di una di esse.

Nelle opere che egli esegue nella propria casa, la Quinta del Sordo, l’artista si sente completamente libero dopo aver raggiunto ormai una solida posizione economica. Qui nelle pitture nere il colore viene prima del disegno e permette all’immaginazione dell’artista di esprimersi senza impedimenti. Egli sviluppa una propria iconografia che è anche un programma di pensiero. Si condanna, ad esempio, l’insegnamento basato sul terrore, e le lastre a tema asinino denunciano l’ignoranza degli insegnanti e criticano i metodi punitivi e non educativi adottati. L’immagine Uomini nei sacchi ancora irride ai pregiudizi e all’orgoglio che impedisce di vedere la verità.

A tredici anni di distanza dalla prima mostra su Goya a Palazzo Reale, spiega il Direttore dell’istituzione, Domenico Piraina, quella attuale si concentra sul suo processo creativo con l’obiettivo di capire il percorso delle sue stagioni artistiche ... Egli infatti è un unicum perché è un artista che ha intrecciato … una linea ufficiale, frutto della committenza, e l’altra confidenziale, libera da qualsiasi sollecitazione esterna.                  

Patrizia Lazzarin, 31 ottobre 2023

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Diva d'acciaio

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Tamara de Lempicka, l’artista polacca che ha saputo ritrarre con il suo pennello  donne dalle forme sensuali e conturbanti trasformandole in icone, una femminista ante litteram nelle scelte di vita e protagonista nella vivace Parigi degli anni Venti e Trenta del Novecento, è la protagonista del nuovo romanzo della storica dell’arte Valentina Casarotto. L’autrice aveva avuto modo di apprezzarla visitando alcune mostre che nello scorso decennio ne facevano conoscere la peculiare cifra stilistica che si era maturata anche grazie alla preziosa lezione del manierismo italiano di Bronzino e Pontormo. Allieva di Maurice Denis vicino ai Nabis, e di Andrè Lothe di formazione cubista, le sue opere, come La ragazza in verde che compare sul frontespizio del libro sono immediatamente riconoscibili nel disegno che definisce le linee dei  contorni.

Sono le donne nella maggior parte dei casi ad essere il soggetto privilegiato delle sue tele, dagli sguardi al tempo stesso curiosi e sfuggenti, tremendamente belli nei loro colori intensi. Sono figure monumentali, vestite o nude, uomini e donne con gli accessori adatti a catturare la nostra attenzione e a rivelare il momento storico in cui sono vissute. La pubblicazione dopo dieci anni dal precedente romanzo sulla pittrice veneziana Rosalba Carriera,  del libro Diva d’acciaio  che racconta di Tamara de Lempicka, prosegue l’intento della scrittrice di far emergere e di far conoscere l’arte femminile al grande pubblico. Una scrittura meditata che si è avvalsa di una costante ricerca per poter delineare un’artista dalla personalità sfaccettata, ricercata per le sue opere, ma anche  per la sua bellezza.

Indipendenza, tenacia e amore per la solitudine creativa emergono come elementi peculiari di Tamara che sapeva incuriosire e amava essere protagonista come ci rivela anche il dipinto Autoritratto sulla Bugatti verde, diventato simbolo dell’emancipazione femminile. Qui Tamara si ritrae al volante di una Bugatti, un modello di auto da corsa e indossa un caschetto da pilota. Intorno al collo porta stretta una sciarpa grigia, il suo colore preferito. Il volto è truccato in modo impeccabile. Le labbra sono carnose e di color rosso fuoco. Il suo sguardo determinato rivela subito la sua forza caratteriale. Romanzo e in parte saggio il libro di Valentina Casarotto, pubblicato da Gaspari editore, scava dentro l’origine dell’ispirazione artistica  della pittrice polacca. I suoi dipinti  diventano occasione di nuove rivelazioni sulla sua arte e sulla sua vita.

Scopriamo così committenti e ragioni da un lato e come si muoveva e operava la pittrice nel suo atelier, sempre alla ricerca di quegli elementi capaci a catturare “l’anima” del soggetto da raffigurare. In compagnia di una giornalista investigatrice di New York, incaricata per conto dell’FBI, di scoprire eventuali segreti di Tamara, sospettata di essere una spia al servizio dei russi, la scrittrice ci fa attraversare le principali città europee in un momento storico, tra l’agosto del 1938 e il dicembre del 1939, dove si profilava pauroso l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale.  

Fra le righe del libro, scopriamo la suggestione dei luoghi e anche approfondiamo il carattere forte dell’investigatrice. Devonshire, ottobre 1938. Il paesaggio scorreva serrato all’orizzonte dall’altopiano del Dartmoor, si allargava nella brughiera collinare e prendeva un respiro ampio con il verde ipnotico dei pascoli. Un miglio dopo l’altro, questa calma innaturale mi ha permesso di esercitare un certo distacco dalle vicende della politica internazionale e concentrarmi sull’inizio dell’indagine che si presagiva ricca di prospettive … 

Nel seguire il percorso della giornalista Clare Bryce e grazie alle interviste a chi ha conosciuto la pittrice, entriamo nei palazzi dei ricchi e dei potenti e come in un palcoscenico si presenta nella sua vivacità e alterità la mondanità dell’epoca. Un mondo che ci appare estremamente libero e dove si confrontano gli amori saffici di Romaine Brooks e della stessa Tamara, entrambe pittrici, entrambe attratte da Gabriele d’Annunzio, anche se con esiti e intenti differenti. Un tempo popolato di donne eccentriche come Luisa Casati che sbarcava sull’isola di Capri con al suo seguito ghepardi e pappagalli e si faceva immortalare da numerosi artisti.

 Clare Bryce  personaggio d’invenzione  che trae ispirazione dalla giornalista e politica Clare Boothe Luce (1902-1987), realmente esistita, si mostra simile per il suo fascino a Tamara de Lempicka e  nel farsi raccontare dai conoscenti della pittrice pezzi della sua vita, ci immerge nella temperie culturale di un’epoca, fra  i suoi umori e  dentro le sue aspettative.  La scrittrice  ci restituisce così la modernità di un personaggio e di un periodo storico. Incontreremo all’inizio Tamara nell’aristocratica San Pietroburgo, quando ancora fa parte di quel mondo dorato,  vicino allo zar, la vedremo in fuga, vestita di stracci dalla Russia zarista, con la piccola Kizette e il marito nelle prigioni bolsceviche.

La conosceremo poi nel bel mondo parigino, in Italia e ancora negli Stati Uniti. Fra i mercanti d’arte, i collezionisti, nelle gallerie, nei caffè e night club  avremmo la misura dell’effervescenza e delle complicazioni della vita dell’artista polacca.  

Patrizia Lazzarin, 30 ottobre 2023

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