Meloni sceglierà il blocco unico della destra europea?

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Elezioni europee, il dilemma di Giorgia

Le campagne elettorali sono fatte per lanciare proposte destinate, spesso, a non essere mantenute. Sono fatte per individuare nemici, avversari contro i quali mai e poi mai, si giura in tv, nelle interviste e nei comizi, verrà aperta la porta delle alleanze. Il giorno dopo le elezioni le cose cambiano, si rimettono i piedi per terra, si comincia a ragionare con i voti che ogni partito ha preso. Con i voti e soprattutto con le convenienze di potere e i posti che nell’establishment europeo ogni governo mira a ottenere. Perché da questi dipendono i margini di manovra sui conti pubblici e le trattative su ogni dossier che incrocia le competenze nazionali e comunitarie (...) Meloni vive in bilico tra l'omologazione al centro, tagliando i ponti con ogni blocco di destra, e la tentazione di utilizzare questo blocco per avere una forza inimmaginabile. Utilizzando la crisi di consensi dei liberali, macroniani, verdi e socialisti. La maggioranza Ursula secondo i sondaggi più recenti e seri ci sarà, ma sarà molto risicata e in ogni caso non si può far finta che non succeda nulla a destra. Cosa che un bel pezzo di Popolari non vuole ignorare: nel nuovo Europarlamento il numero di chi si iscriverà ai gruppi degli identitari e dei conservatori sarà quasi il doppio. Non ascoltare questo pezzo di elettorato europeo, una minoranza molto robusta, non è politicamente intelligente. Soprattutto se malauguratamente l'Europa dovesse far fronte a una guerra all'Ucraina che si allarga, con un Paese come la Russia che ha trasformato la sua economia in modalità di guerra mentre i Paesi europei e l'Unione europea sono fermi sulle gambe. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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Doppio volto di Meloni in Italia e in Europa

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Meloni un Giano bifronte!

Non basta essere allineati e coperti su dossier come l’Ucraina, aperti a un asse privilegiato con il Partito Popolare europeo, magari nella prospettiva di far parte di una nuova maggioranza Ursula. Non basta chiudere le porte alla propria destra e prendere le distanze dal gruppo Identità e Democrazia. L’antinomia, se non proprio la schizofrenia, di Fratelli d’Italia potrebbe rendere accidentata la strada di Giorgia Meloni verso Bruxelles.Il doppio volto di Meloni in Italia e in Europa (...) Sono gli stessi ministri e dirigenti di Fratelli d'Italia che se ne fregano di quello che possono pensare nelle altre Cancellerie, tanto quello che conta sono i consensi in Italia, la buona salute del centrodestra nelle urne. A fronte del disastro delle opposizioni. Meloni farebbe però un errore di sottovalutazione se pensa che nei governi, che continueranno a sedere nel Consiglio europeo e a decidere il futuro assetto di potere dopo il voto del 9 giugno, ciò che accade in Italia sia indifferente. Il suo volto interno non può essere nascosto da quello all'estero (...) Il sospetto all'estero che in Italia si stia andando verso una deriva orbaniana non è una semplice suggestione antipatriottica della "solita sinistra" che grida al fascismo ma continua a perdere elezioni dopo elezioni, e ora teme l'esito delle europee. Questa convinzione potrebbe consolidarsi negli interlocutori che la premier incrocerà dopo le europee. Dovrebbe farla riflettere il monito della Commissione dell'Unione sulla «vulnerabilità dell'Italia legata all'elevato debito pubblico, abbinata a consistenti deficit di bilancio e a una debole crescita della produttività».È una questione di affidabilità e credibilità. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta

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ll pauperismo dei populisti e gli intelligentissimi a sinistra

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Il grande polverone creato sl monologo (censurato) di Antonio Scurati

Non so quanto Meloni abbia pagato i due minuti di lavoro che saranno stati necessari a elaborare una simile dichiarazione – augurandomi di tutto cuore che non sia solo farina del suo sacco – ma trovo piuttosto deprimente l’idea che nell’Italia di oggi si debba davvero spiegare, a presidenti del Consiglio e direttori di giornale, non a bambini dell’asilo, che un monologo di due minuti non corrisponde a due minuti di lavoro, che a scrivere un testo non ci vuole il tempo sufficiente a leggerlo ad alta voce e che il suo valore non si misura certo in questo modo, così come il valore di una canzone non dipende dalla sua durata (raramente superiore ai 4 minuti). Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

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