Meloni sceglierà il blocco unico della destra europea?
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Elezioni europee, il dilemma di Giorgia
Le campagne elettorali sono fatte per lanciare proposte destinate, spesso, a non essere mantenute. Sono fatte per individuare nemici, avversari contro i quali mai e poi mai, si giura in tv, nelle interviste e nei comizi, verrà aperta la porta delle alleanze. Il giorno dopo le elezioni le cose cambiano, si rimettono i piedi per terra, si comincia a ragionare con i voti che ogni partito ha preso. Con i voti e soprattutto con le convenienze di potere e i posti che nell’establishment europeo ogni governo mira a ottenere. Perché da questi dipendono i margini di manovra sui conti pubblici e le trattative su ogni dossier che incrocia le competenze nazionali e comunitarie (...) Meloni vive in bilico tra l'omologazione al centro, tagliando i ponti con ogni blocco di destra, e la tentazione di utilizzare questo blocco per avere una forza inimmaginabile. Utilizzando la crisi di consensi dei liberali, macroniani, verdi e socialisti. La maggioranza Ursula secondo i sondaggi più recenti e seri ci sarà, ma sarà molto risicata e in ogni caso non si può far finta che non succeda nulla a destra. Cosa che un bel pezzo di Popolari non vuole ignorare: nel nuovo Europarlamento il numero di chi si iscriverà ai gruppi degli identitari e dei conservatori sarà quasi il doppio. Non ascoltare questo pezzo di elettorato europeo, una minoranza molto robusta, non è politicamente intelligente. Soprattutto se malauguratamente l'Europa dovesse far fronte a una guerra all'Ucraina che si allarga, con un Paese come la Russia che ha trasformato la sua economia in modalità di guerra mentre i Paesi europei e l'Unione europea sono fermi sulle gambe. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.