Lucy davanti al mare

Lucy davanti al mare

Lucy davanti al mare, edito con Einaudi, è l’ultima fatica letteraria della scrittrice statunitense Elizabeth Strout  e in essa ritroviamo la sua incredibile capacità di osservare  e descrivere la tipicità o meglio l’essenza   dell’essere umano e la bellezza della Natura, attraverso le piccole cose e le quotidiane attività. Già nelle prime pagine, Natura e uomo parlano di  storie comunicanti, come nei ricordi della scrittrice  e protagonista Lucy,  quando  va con il pensiero alla sua casa d’infanzia nell’Illinois,  dove in mezzo ai campi di mais e di soia aveva trovato un albero che era diventato suo amico.

Ora, qui a Crosby,  sull’oceano, in una cittadina del Maine, dove è arrivata con William, il suo primo marito, rivive verso gli isolotti nell’oceano, di fronte alla scogliera dove è “ancorata”  la sua casa, la stessa sensazione di amicizia. Siamo all’inizio dello scoppio della Pandemia Covid  e, nel Maine,  Lucy ci giunge un po’ disorientata, dopo aver lasciato  New York e tutte le sue abitudini. E in questa casa dove l’ha portata William e il cielo e l’oceano  si scambiano i colori, la sua vita si trasforma.  Arriva in un mese freddo e il gelo interiore che sente, lei che ha vissuto un’infanzia difficile, lo possiamo percepire anche noi,  accanto a quello prodotto dalle stagioni. Nei  ricordi e sogni di Lucy ci sono due madri, quella reale e quella buona, a cui si rivolge per chiedere consiglio.

I personaggi che incontriamo sono presentati nel loro fiorire, ma soprattutto nel trascorrere del tempo, attraverso le età della vita e, lo sguardo amorevole dell’autrice che diventa qui quello di Lucy,  ci fa appropriare di un vissuto quotidiano che conserva a volte la noia della routine e, molte volte  la potenza dell’imprevisto che cambia le sorti dell’esistenza. Nella lettura ci capita di scoprire pensieri che potrebbero essere tremendamente reali, ma soprattutto potremmo sentire e far nostri.  I personaggi, soprattutto quelli principali ci regalano su un piatto di porcellana sentimenti che racchiudono gli insegnamenti dell’esperienza,  come avviene con l’osservazione di Lucy: E poi avevo capito che il dolore è una cosa privata, Dio mio, se è privata.  

Lucy come lo è anche  Olive Kitteridge, un’altra eroina dei suoi libri,  fa brillare come una mina  anche la percezione della  solitudine dell’essere umano che sembra lì pronta ad attenderci quando veniamo privati ad esempio, di una persona cara o quando rinunciamo a comunicare. Lucy come Olive Kitteridge, che ritroveremmo addirittura en passant in questo romanzo, in una casa per anziani,  chiacchiera e parla con le persone più disparate, osserva gli altri e il loro modo di stare insieme. Gli esseri umani  nei romanzi di  Strout si interrogano e ragionano sulla difficoltà  di barcamenarsi in questa vita, fra figli, amori, mariti, impegni e passioni grandi e piccole. Potrebbero apparire in bilico, a volte, come una saliera di cristallo sul bordo di un tavolo, in balia di una distrazione o di un errore. Nella loro fragilità sono però forti.

 I luoghi del romanzo sono anche quelli dove Elizabeth Strout  vive o ha vissuto:  New York e lo Stato del Maine, una  terra dalle coste frastagliate  e con i fari a picco sul mare, dai panorami costellati di laghi, fiumi, torrenti e foreste  di pini che nella narrazione comprendiamo nel loro fascino.

 In Italia la scrittrice è famosa in particolare, per essere  l’autrice del bestseller del New York Times, Olive Kitteridge, per il quale ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 2009, il Premio Bancarella nel 2010 e il Premio Mondello nel 2012. Olive è una figura che ha meritato poi il seguito con Olive, ancora lei. Dal primo romanzo è stato tratto anche un film.

Per Fazi Editore ha pubblicato Amy e Isabelle,  Resta con me e I ragazzi Burgess: i primi due  sono stati vincitori  del Los Angeles Times Art Seidenbaum Award e del Chicago Tribune Heartland Prize. Con Einaudi sono stati editi Mi chiamo Lucy Barton nel 2016, Tutto è possibile nel 2017, Olive ancora lei nel 2020 e Oh William nel 2022. Il critico del Corriere della Sera, Franco Cordelli in un articolo recentemente apparso nel giornale, fra i 54 autori più belli e secondo lui migliori degli ultimi 25 anni, nel mare magnum del gran proliferare di romanzi, cita Elizabeth Strout.

Patrizia Lazzarin, 23 agosto 2024

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