Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento

Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento

Fino al 25 agosto 2024, a Palazzo Caffarelli a Roma, una mostra racconta il talento di Filippo Lippi, uno degli artisti più importanti della stagione fiorentina di Cosimo de' Medici e, di quello del figlio Filippino che eredita dal padre l'ingegno e diventa l'interprete del gusto nella Roma della fine del Quattrocento.

Filippo Lippi nasce all'arte nella Cappella Brancacci e la sua formazione avviene all'ombra del grande Masaccio. Il frate pittore era uno spirito libero e inquieto e andava dove lo portavano le occasioni e la fortuna. Fu sicuramente a Padova nel 1431, alfiere del Rinascimento fiorentino dieci anni prima di Donatello. Appena trentenne gode già di una grande considerazione e non solo a Firenze, come dimostra anche la lettera inviata da Perugia dal pittore Domenico Veneziano al signore Piero di Cosimo de' Medici, dove viene definito, a pari merito di Beato Angelico, bon maestro.

Nel quarto decennio del Quattrocento egli toccherà nel ciclo di Prato il vertice delle sue capacità espressive. Fra la Pala Barbadori del 1437, realizzata per Santo Spirito e l'Incoronazione della Vergine ora agli Uffizi, ci sono in costante progressione i capolavori degli anni '50 come il Tondo Bartolini del 1452, la Madonna del Ceppo della Pinacoteca di Prato e l'Adorazione del Bambino per il convento di Annalena del 1455 circa. Se è vera la testimonianza di Giorgio Vasari che racconta che l'artista fu catturato dai Mori sul mare di Ancona per poi essere liberato dopo aver dipinto a carboncino l'immagine del loro signore, il Lippi dovette vivere una vita avventurosa che lo vide negli anni Cinquanta a Prato, dove dipinge gli affreschi per il coro della Pieve e, dove seduce e rapisce la bella e giovanissima ragazza del convento della città, Lucrezia Buti, dal cui amore nasce, nel 1457, Filippino Lippi.

Nei primi anni Ottanta del Quattrocento il figlio Filippino riceverà l'incarico di completare gli affreschi della Cappella Brancacci al Carmine, cioè quegli affreschi che tanta importanza avevano esercitato sulla formazione del padre. Seguiranno poi altri incarichi importanti come i tondi per il Palazzo Comunale di San Gimignano che potremmo vedere in mostra. Essi sono una magnifica prova di uno stile maturo capace di creare una nuova intimità monumentale in spazi quotidiani. In seguito esegue le pale d'altare per Tanai de' Nerli, Rucellai, per Prato, Lucca e Bologna e la Visione di San Bernardo (c. 1484-86) commissionata da Piero di Francesco del Pugliese per la cappella di famiglia nel convento delle Campore dei monaci di Badia, fuori Porta Romana a Firenze.

Nel 1488 è a Roma, chiamato dal cardinal Carafa su suggerimento di Lorenzo de' Medici per dipingere la sua monumentale cappella privata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva. L'esperienza romana segna un'ulteriore tappa nell'invenzione figurativa di Filippino sia nelle opere su tavola sia negli affreschi della Cappella Strozzi cui lavora al suo ritorno a Firenze.

L'esposizione di Palazzo Caffarelli, a cura di Claudia La Malfa, intende quindi illustrare, attraverso una selezione di dipinti, disegni e documenti d'archivio, il talento del pittore fiorentino Fra' Filippo Lippi (Firenze 1406-Spoleto 1469) e quello di suo figlio Filippino (Prato 1457-Firenze 1504). Essa viene promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è organizzata da Associazione MetaMorfosi, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

In mostra si ammireranno alcuni capolavori dell'arte di Filippo Lippi su tavola, dalla magnifica Madonna Trivulzio del Castello Sforzesco di Milano, manifesto della pittura del Lippi della quarta decade del Quattrocento, alla Madonna con angeli e committente della Collezione Cini di Venezia in cui si comprende il modo in cui il Lippi conia un linguaggio intimo per la devozione privata.

Il percorso espositivo include una selezione di importanti disegni, concessi in prestito dalla Galleria degli Uffizi e dall'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in cui si evidenzia il debito di Filippino Lippi oltre che con il padre, nella cui bottega si forma, anche con Sandro Botticelli nella cui bottega fiorentina Filippino entrò in seguito alla morte del padre del 1469.

Ne capolavoro di Filippino Lippi: l'Annunciazione dei Musei Civici di San Gimignano, l'artista conia le geometrie prospettiche e l'intima narrazione degli interni del padre con il respiro più ampio delle figure sinuose di Botticelli, in un'inedita concezione del contrappunto pittorico tra una nuova profondità prospettico - paesaggistica e un primo piano caratterizzato da preziosi colorismi e trasparenze che determinerà la fortuna di Filippino Lippi nella grande produzione pittorica delle ultime decadi del Quattrocento sia a Firenze che a Roma.

In mostra è incluso anche un disegno di Filippino Lippi proveniente dall'Accademia di Venezia che illustra l'ingegnosa invenzione realizzata nell'affresco per la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma nella cappella del cardinale napoletano Oliviero Carafa. La parete della cappella dove sono raffigurate l'Annunciazione alla Vergine e l'Assunzione della Vergine è infatti una scatola cinese di immagini all'interno di immagini. Apice della produzione pittorica di Filippino Lippi, la Cappella Carafa è un condensato di citazioni dall'antico – le grottesche, la statua equestre del Marco Aurelio che all'epoca si trovava ancora a San Giovanni, il grande fregio antico che si trovava a San Giovanni, la statua di re barbaro prigioniero oggi nel cortile dei Capitolini, la piccola statua di putto che gioca con oca, – che rivelano il fascino incondizionato di Roma sulla produzione artistica dei maestri del Rinascimento.

Il catalogo, edito da Gangemi Editore, è a cura di Claudia La Malfa.

Patrizia Lazzarin, 15 maggio 2024

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