Una movida Bàrbara di Ouka Leele

Una movida Bàrbara di Ouka Leele

Una movida Bárbara, realizzata per il Museo di Roma in Trastevere, offre un viaggio attraverso la lunga carriera,  dal 1978 al 2014,  dell’artista madrilena  Ouka Leele (Madrid 1957-2022). Si comincia  dalle fotografie con cui ha allestito la sua prima mostra a Madrid, Peluquería (Parrucchiere), fino all'ultima serie realizzata nelle Asturie nel 2014, A donde la luz me lleve (Ovunque mi porti la luce).

Ideata con l’intento di proseguire la rassegna dei fotografi spagnoli attivi nell’ambito della “movida madrileña” degli anni Ottanta, in continuità con quella di Miguel Trillo già ospitata presso lo stesso Museo, l’esposizione  è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è  organizzata dall'Ufficio Culturale dell'Ambasciata di Spagna e Caravan. Ha la curatela  di  María Rosenfeldt, figlia di Ouka Leele,  e Silvia Oviaño.

Ricordiamo che la Movida madrileña fu un movimento sociale ed artistico che ebbe inizio  a Madrid, in puerta del Sol, dopo la  fine della dittatura di Franco. Si sviluppò durante i primi anni della Transizione spagnola e durò per tutti gli anni ottanta e oltre, arrivando in molte altre città della  Spagna.  Movida faceva proprie ideologie libertarie  e di sinistra. Esponenti di tale movimento furono, tra gli altri,  in ambito musicale, Joaquin SabinaAlberto Garcia Alix  nella fotografia e  Pedro Almodovar nel cinema.

Ospitata dal museo di Roma in Trastevere fino al 7 luglio 2024, la prima esposizione personale di Ouka Leele in Italia comprende non solo fotografie, ma anche parte della produzione pittorica, come le serie Floreale e El Cantar de los Cantares(Il Cantico dei cantici). In mostra potremmo ammirare circa 100 opere di diverse dimensioni, formati e tecniche, insieme a  materiale documentario, prove di stampa, cataloghi, manifesti e materiale di merchandising prodotto con le sue immagini.

La mostra comprende anche  Menina Liberada (Menina liberata), l'unica opera di una fotografa donna esposta in modo permanente al Museo del Prado e rappresenta uno sguardo panoramico sulla carriera di un'artista, tanto prolifica quanto inclassificabile, che fin da giovanissima è stata una risorsa essenziale dell'arte contemporanea spagnola contribuendo in modo decisivo a collocare la fotografia tra i linguaggi della modernità.

Nel marzo del 1980 comparvero per le strade del centro di Madrid dei piccoli adesivi gialli con la scritta "Finalmente a Madrid le fotografie di Ouka Leele, dal 6 al 29 marzo presso la Galería Redor". Era la prima volta che Bárbara Allende, che poi avrebbe cambiato il suo nome artistico in Ouka Leele, esponeva nella capitale spagnola. Completamente sconosciuta in città, e con alle spalle una sola mostra a Barcellona, si presentò come l'artista più attesa del momento.

Non ci volle molto perché lo diventasse e, nel 1987 il Museo d'Arte Contemporanea organizzò la sua prima retrospettiva. Il suo lavoro suscitava grande interesse in un pubblico desideroso di tutto ciò che rappresentasse una rottura con i codici artistici di un Paese che usciva da quattro decenni di dittatura.

Nel corso della sua carriera Ouka Leele ha mantenuto la stessa ingenuità, freschezza e capacità di provocare con cui aveva inaugurato la prima mostra a Madrid indossando un maialino in testa. Sebbene sia conosciuta come la fotografa della Movida, e sia stata sempre circondata da artisti dell'epoca, come Ceseepe, el Hortelano e Alberto García-Alíx, il suo stile ruppe con le altre visioni contemporanee.

Appassionata di pittura, divenne nota per l'uso della fotografia in bianco e nero che illuminava con una grande varietà di colori,  a volte più forti, a volte più tenui. Tramite questa tecnica univa le sue competenze di pittrice e fotografa e contribuì a elevare la fotografia, ancora considerata un'arte minore in Spagna, al livello delle grandi opere pittoriche che tante volte aveva visitato al Museo del Prado.

Ouka Leele creò la "mistica domestica" trasformando oggetti di uso quotidiano come un ferro da stiro o un rasoio nel centro dell’opera e forgiò uno stile proprio caratterizzato dalla messa in scena delle sue opere e dalla libertà creativa con cui risolveva ogni progetto, sia che si trattasse di una serie di dipinti floreali, di ritratti fotografici o di murales che di illustrazioni per libri, di manifesti istituzionali o di libri di poesie. Nel 2005 ricevette il più alto riconoscimento artistico, il Premio Nazionale di Fotografia, e negli ultimi anni si dedicò principalmente alla pittura.

Fino  20 ottobre 2024  sempre il Museo di Roma in Trastevere ospiterà la mostra dedicata a Dino Ignani e al suo sguardo sulla movida romana degli anni ’80, aprendo un ideale confronto tra i movimenti culturali di quegli anni in Italia e Spagna.

I servizi museali  delle rassegne sono di Zètema Progetto Cultura.

Patrizia Lazzarin, 26 aprile 2024

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