Racconti disumani

Racconti disumani

Uomini come animali o viceversa? Quante analogie si possono evidenziare! Come potersi  arrabattare in un mondo apparentemente civile che spara agli animali inermi per  inventare uno spettacolo circense? Nella piece andata ieri sera in scena,  al Teatro Mario Monaco di  Treviso, rivivono due racconti di Franz Kafka: Una relazione per un’Accademia pubblicato nel 1917  e La Tana,  edito postumo e per la prima volta dopo il 1931.

Racconti disumani è il suo titolo. L’attore  Giorgio Pasotti e il regista  Alessandro Gassmann hanno costruito uno specchio dove guardare per intuire il sentimento e il pensiero  di una società che ora avrebbe più di cent’anni. Il suo carattere rimane tuttavia  attuale  ancora oggi, come dimostra la lettura del libro I miei stupendi intenti di Bernardo Zannoni,   scrittore vincitore del Premio Campiello 2022. Nella sua opera egli fotografa un’animalità molto simile nel suo agire  al comportamento umano.  

Cosa muove gli  esseri umani nel loro vivere di ogni giorno? Lo spirito di libertà, la ricchezza, l’ambizione, la paura, il desiderio di solitudine, il silenzio creativo … ? Certamente per la povera scimmia, strappata a un fresco bagno nelle acque della sua foresta dai colpi d’arma da fuoco di un gruppo di cacciatori, la libertà dentro una stretta gabbia sulla prua di un bastimento non aveva senso. Quello che contava era una via d’uscita.

E a pensarci bene  tante volte le persone  cercano solamente una via d’uscita per risolvere i loro problemi, senza neppure potersi permettere di pensare ad un’incantevole  libertà. Libertà da cosa, si chiedeva poi   la scimmia, ora passata o se vogliamo “travasata” nel regno umano,  dopo esperienze che non si erano certamente mostrate  rispettose della sua “individualità”.

 Scappare da una gabbia stretta per finire riacciuffata sulla nave in una gabbia ancora più invivibile, oppure essere soffocati da uno dei boa catturati dai cacciatori o infine annaspare e poi annegare, gettandosi  speranzosi in mare? Quello che serviva era una via d’uscita … L’idea si palesava chiara e salvifica e si scontrava con le emozioni.

Tutto questo lo raccontava agli scienziati immaginati  davanti a lui e il suo monologo si rivolgeva in sala direttamente a noi, intrigandoci maledettamente. Chi sono stati i suoi maestri in questa “evoluzione”? Un marinaio ubriacone con cui era riuscito a comunicare “combattendo” per una bottiglia di cognac, ormai vuota e dal sapore repellente?  Un’identica fiasca piena egli invece riuscirà  a scolarsi durante uno spettacolo circense organizzato per suscitare lo stupore  e probabilmente l’ilarità del pubblico.

Animali circensi e anche umani pagliacci potrebbero parodiare la tristezza come sottofondo di un vivere.  Ragione e sentimento come si combinano allora nell’uomo scimmia diventato sicuro e famoso? Vive insieme agli uomini durante le giornate guardato da tutti come  una star. Rimane  solo, al contrario, a sera tardi con una scimmia che gli hanno portato e che assomiglia nel suo modo di essere a quello che era stato lui nei primi tempi, dopo essere stato strappato alla sua foresta.

Un’altalena di sentimenti e ragioni   oscillano   fra  due mondi e  l’assurdo sembra preferire il regno umano. L’uomo scimmia  riesce a stare accanto solo a fine giornata a chi proviene come lui da un mondo altro e “lontano” ... Cosa possiamo intendere?

 La solitudine, nel secondo racconto La tana, diventa allora forse un’opportunità offerta non solo al protagonista roditore architetto, ma anche a quella scimmia “diventata” uomo.  Entrambi fanno intenerire  nell’interpretazione di  Giorgio Pasotti. La solitudine che può diventare paura … Ma non è stato sempre così. Nella Tana l’uomo roditore sembra credere di aver forse vissuto un tempo in cui era più libero …, forse anche poteva allora sperare nella felicità.

Lo spettacolo andrà nuovamente in scena, stasera alle ore 20.30  e domani alle ore 16.00 al Teatro Mario del Monaco di Treviso

Patrizia Lazzarin, 6 aprile 2024

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