La nascita del femminismo medievale
- Scritto da Patrizia Lazzarin
Un femminismo rivoluzionario quello suggerito nella prosa e cantato in versi da Maria di Francia perché parla di un Amore capace di cambiare la natura dell’essere umano, uomo o donna che essi siano e che aspira a trasformare la società patriarcale e piramidale del Medioevo. La scrittrice e principessa Maria nacque nel 1145, figlia del re di Francia Luigi VII e di Eleonora, la duchessa di Aquitania, il più ricco ed evoluto territorio di Francia. Sposò il conte Enrico della Champagne, prospera e rinomata contea fedele alla monarchia francese, dove ella visse. Da qui l’appellativo di Maria di Champagne. La sua firma compare su una dozzina di componimenti a tema amoroso, su una raccolta di favole e anche su una traduzione in volgare di una delle opere più conosciute della sua epoca, una visione dell’aldilà che reca il titolo Purgatorio di San Patrizio.
Chiara Mercuri, saggista prolifica e storica del Medioevo che si è specializzata nei paesi d’Oltralpe e che insegna ora all’Istituto Teologico di Assisi, racconta nel suo libro: La nascita del Femminismo medievale, di cui di recente è uscita la ristampa, la profondità e la bellezza di questa scrittrice medievale. I suoi Lais sono una testimonianza delle dure condizioni della donna dell’epoca e allo stesso tempo mostrano le vere caratteristiche dell’amore in grado di modificare la società patriarcale.
Messaggio quest’ultimo che riveste ancora nel mondo contemporaneo gravato da femminicidi e, in particolare in questa giornata in cui si festeggia la festa degli innamorati, un significato pregnante offrendo interessanti spunti di riflessione. L’amore per Maria viene inteso come qualità capace di generare Bene, un amore che tuttavia conserva le sue caratteristiche carnali e le rivendica in un periodo storico dove l’uomo si era brutalizzato ed era divenuto violento ed aggressivo verso le donne.
Crollato infatti l’impero romano, l’ondata delle invasioni barbariche avevano generato un clima di generale incertezza. I commerci e i viaggi si erano drasticamente ridotti fino quasi a scomparire, i porti chiusi, le città abbandonate e la gente in fuga spesso in luoghi impervi come quelli che ci sono negli angoli dei nostri Appennini e nelle Alpi. Sono secoli bui e un ragazzo che nasce spesso ambisce solo a poter indossare le armi per potersi difendere e una ragazza a trovare un cavaliere che la protegga. Chiuse erano pure le scuole, i teatri e le strade ora apparivano in gran parte inagibili. I castelli che ancora si mostrano nella loro bellezza conservando un fascino saturo di misteri, rappresentavano allora i soli luoghi dove potersi asserragliare in caso di arrivo di armati bellicosi.
La donna in questo contesto era generalmente considerata una proprietà del marito che in caso di infedeltà, perdeva i figli, veniva picchiata e abbandonata nuda e sola nel bosco oppure poteva essere bruciata sul rogo. I matrimoni erano combinati: la donna dipendeva dal marito, il figlio dal padre, il padre dal suo genitore e questo dal capo clan … e così fino ad ottenere una vera costruzione piramidale. La fedeltà era solo femminile e i maltrattamenti subiti spesso rivelavano uomini che anteponevano il loro onore ad ogni valore fino a giungere ad uccidere la moglie adultera per riscattare il loro prestigio offeso di fronte al clan.
La rivoluzione propugnata da Maria è dirompente se pensiamo come scrive Mercuri che: la donna nei primi cinque secoli dopo la discesa dei barbari era considerata una straordinaria calamita di pulsioni sessuali e sentimentali e doveva essere punita, fuggita, repressa e controllata. Ogni donna che provò ad esprimersi e a chiedere libertà per sé e per le altre fu di volta descritta dalla pubblicistica come una lasciva, una prostituta, una ninfomane, una folle.
La rivolta capeggiata da Maria negli ambienti nobiliari francesi si ispirava all’amor cortese che non deve però intendersi nella versione travisata dai Romantici. Le sue idee sull’amore sono estremamente moderne e nei suoi Lais si specchia una donna del Medioevo quale ella avrebbe voluto essere, ossia una creatura seducente e amichevole. Un amore che non va contro la Legge e che si sbarazza della Gelosia. La donne che ne emergono sono anche differenti da quelle della pubblicistica laica del periodo che le descriveva come avvelenatrici di mariti o da quella religiosa che le voleva caste sante.
Il nome di Maria in particolare è legato anche a un trattato sull’Amore di un chierico della sua corte di nome Andrea che aveva da lei ricevuto l’incarico di parlare in modo convincente di questo tema. Qui si discute dell’amore che richiede nobiltà d’animo e non di sangue e che sarà ripreso su questa base anche dal poeta Guido Guinizzelli, da Dante e da Boccaccio.
Anche il romanzo di Lancillotto e Ginevra di Cristiano viene scritto su ispirazione della contessa francese, come spiega lo stesso autore nel prologo. Le idee femministe qui contenute non è ragionevole siano sue. Le donne attraverso Ginevra, la regina moglie di re Artù, sembrano poter finalmente amare chi fa palpitare loro il cuore e far uso del proprio libero arbitrio che durante il Medioevo gli era stato strappato per lasciarlo prerogativa dell’uomo.
Patrizia Lazzarin, 14 febbraio 2024