Ai nostri tempi (biblici)

Ai nostri tempi (biblici)

Il trascorrere del tempo è il grande demiurgo della vita. Esso, così indefinibile nella sua vera natura, possiede il potere della trasformazione. Noi prima bimbi, poi giovani, adulti, anziani: foglie tenere e infine accartocciate sulla terra. Il tempo ha caratterizzato luoghi, epoche, uomini e cose che hanno acquisito fisionomie diverse nel suo  scorrere di milioni e milioni di anni.

Gioele Dix, attore, regista e scrittore, ieri sera sul palco del Teatro Comunale Città di Vicenza, con ironia ha cercato di afferrarne il senso traghettandoci in uno spazio lontano, popolato dai patriarchi della Genesi.

Le loro lunghe vite come quella di Matusalemme campato 969 anni o Enoch, sesto discendente diretto da Adamo ed Eva, vissuto fino a 365 anni restituivano un tempo arcano che il libro della Genesi racconta. Come loro gli altri patriarchi mostravano esistenze che parevano non finire mai, poi cosa succede? Dio si è stancato di questi umani cosi longevi, si interroga Gioele Dix.

 Il nostro tempo, quello di oggi, è molto più breve. E la stessa percezione di esso si è modificata. Scorre veloce, ancora più rapido grazie alle scoperte scientifiche e tecnologiche che permettono collegamenti e comunicazioni impensabili solo un centinaio di anni fa, o forse anche meno. E il pensiero va a un Garibaldi che avrebbe cercato nella sua rubrica dello smartphone i nomi di Cavour, dei Mille ed altri ancora per valutare le prossime azioni.

Dix recupera in questa riflessione autori anche vicini a noi come Achille Campanile, uno dei testi con cui termina lo spettacolo. Scrittori  che intrecciano vita e morte e allo stesso modo ne domandano e ne suggeriscono  il senso. Davide Ottolenghi, in arte Gioele Dix, si  affaccia dentro il pozzo dei suoi ricordi: il padre, … la nonna che non rideva mai. Il padre che quando invecchia ha sempre tanto freddo. Ecco allora che egli ci rappresenta una scenetta in Paradiso dove discutono animatamente il suo genitore e san Pietro.

Il paradosso comico si crea quando il padre mai contento delle sistemazioni avute in Cielo e in Purgatorio, finirà per scegliere la stanza dove stanno le caldaie fumanti dell’Inferno. Lì potrà finalmente scaldarsi. E guai ad aprire la porta, se per caso San Pietro e il Diavolo andassero, incontratisi per caso ad un convegno, a vedere dove era finito quel “poveretto”.  

Quando se ne vanno, i tuoi genitori lasciano un buco incolmabile. Gli altri ti dicono “vedrai, ti parleranno, li ritroverai …”. Balle. Poi un giorno capisci che li hai dentro, e prima non li trovavi perché li cercavi fuori. Da lì non se ne andranno più. Resti figlio per sempre», è il suo pensiero e commento.

 Ora che è diventato maestro come lo chiamano per la sua età, o saggio si  potrebbe aggiungere, egli ama passare il suo tempo con la famiglia, con i suoi pargoli. Per fortuna che ci sono i bambini piccoli, altrimenti alla mia età cosa si fa? Si va in crociera? Non mi sono mai piaciute. La sua ironia è stata il filo conduttore per scavare dentro la vita alla ricerca di verità e per ritrovare assieme un’identità.

Egli ha scritto vari libri, di carattere non solo comico. In “Quando tutto questo sarà finito”, pubblicato da Mondadori nel 2014, ha raccontato le vicende della sua famiglia perseguitata dalle leggi razziali durante la seconda guerra mondiale. Nel 2018 ha pubblicato “Dix Libris”, la mia storia sentimentale della letteratura e nel novembre dello stesso anno la nuova edizione de “La Bibbia ha (quasi) sempre ragione”. Al termine dello spettacolo si è svolto un incontro dell’artista con il pubblico, condotto da Vanessa Gibin.

Patrizia Lazzarin, 24 gennaio 2024

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