L’inter[retazione dei sogni

L’inter[retazione dei sogni

Geniale! Bravo! Le voci si alzavano dalla platea a fine spettacolo. Stefano Massini, ieri sera al Teatro Goldoni di Venezia, ha raccolto un consenso ricco di umanità, nutrito quindi della stessa sostanza che ci può distinguere. L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, testo su cui l’autore ha costruito  i suoi pensieri e ci ha narrato le sue storie ha saputo incuriosire, stupire e farci aspettare con trepidazione ogni nuova rivelazione. Affacciarsi al mondo dei sogni e guardarci dentro è un’operazione che possiede l’Incredibile e che si avvale di segni, lasciati qua e la dentro lo spazio onirico perché, comprendendone il significato, possiamo ritrovare nuovamente casa, la stanza cara del nostro Io.

Il sogno e la realtà sono come due stanze comunicanti, dice Massini, vicine perché entrambe conservano pezzi di ricordi, timori, fantasie ed  emozioni positive.  Pensare a noi, osservarci come attraverso quel grande occhio che appare sulla locandina e sulla scena dello spettacolo teatrale, intendere meglio chi siamo, è un’operazione per ognuno quasi impossibile, a volte volutamente nascosta. Allora, ecco che tutto questo non detto e non accettato di noi fugge nel sogno. Li lo possiamo cercare perché per essere integri, tutti interi, a volte ne abbiamo proprio bisogno per vivere.

C’è chi urla mentre dorme, come la giovane domestica della famiglia Freud che chiama il noto psicanalista sbagliando, frua, freddo, pronunciando la parola francese froid che ha tale significato. Cosa si cela in quel freddo conclamato che la fa svegliare in piena notte e arrivare confusa nella  camera matrimoniale dei signori Sigmund e Martha Freud? Mettendo insieme gli oggetti e i fatti trovati dentro quei sogni Massini ci aiuta a comprendere la loro sostanza. Sono anch’essi storie di cui l’uomo ha bisogno perché gli esseri umani possiedono un grande potere immaginifico che cogliamo con stupore nei bambini e che rimane da adulti confinato in esilio, nel tempo in cui ci corichiamo per dormire.

Una  metafora geografica è servita al noto affabulatore per mostrarci un facile stratagemma. Noi parliamo della Cina per riferirci in realtà alla Prussia. Noi prussiani, dice Massini, non riusciamo o non vogliamo dire qualcosa sulla Prussia in maniera diretta, raccontiamo allora della Cina”. La Cina è  il sogno, quell’altra storia di noi, una delle differenti realtà possibili che l’avvento della Civiltà ha esiliato. Costretti nelle convenzioni e incastrati in un gioco sociale fatto di maschere, nel sogno di notte raccontiamo quello che non ci piace della nostra vita. Esso è una narrazione che diventa emblema del nostro anelito alla Libertà di Essere.

Incalzati dalle vicende vissute da Sigmund Freud, svelate da Stefano Massini, abbiamo assaporato il significato della fratellanza. Suggerisce Massini con parole “affini”: chi venendo a teatro stasera non ha voluto scoprire qualcosa di più, sprofondando dentro i misteri del sogno, puzzle da ricomporre del nostro frantumato Io? Le scene sul palco si sono rincorse e poi ognuna si chiudeva consegnando un pezzetto di verità.  I pazienti di Freud e lui stesso sono stati  compresi nelle storie  della loro  vita che si intrecciavano strettamente ai sogni.

Ogni narrazione era anche un “caso” accompagnato dalle musiche di Enrico Fink, interpretate dal violino di Rachele Innocenti, dalle chitarre di Damiano Terzoni e dal trombone e tastiera di Saverio Zacchei. Uno spettacolo che si costruiva  grazie alla scenografia di Marco Rossi, alle opere pittoriche di  Walter Sardonini, alla voce e video di Luisa Cattaneo e ai costumi e alle maschere di Elena Bianchini. In scena soprattutto il  lavoro ultradecennale dello scrittore fiorentino su Freud, il ladro dei nostri pensieri e desideri intimi di cui egli  mette in luce  la ricchezza di analisi  e il metodo con cui operava quotidianamente.

 Un ladro che ci fa sorridere come quando lo leggiamo attraverso le parole di Matilde, la piccolissima figlia dello psicanalista, perché  i bambini contengono nelle loro frasi lo stupore e la fantasia che appartengono ai sogni. L’interpretazione dei sogni di Stefano Massini andrà in scena al Goldoni anche oggi pomeriggio alle ore 16.00.

Patrizia Lazzarin, 21 gennaio 2024

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