Il maestro di S. Francesco e lo Stil Novo del '200 umbro

Il maestro di S. Francesco e lo Stil Novo del '200 umbro

Nel Duecento in Umbria matura il distacco dell’arte pittorica dall’universo figurativo bizantino. Incomincerà quella rivoluzione che nella scultura in quel momento storico ci mostra artefici come Nicola Pisano che, nella drammaticità e movimento delle sue figure, restituisce all’arte una rinnovata vitalità. Il percorso della pittura è segnato dalla nuova umanità che vediamo nel Cristo sulla Croce e nell’affettuosità del piccolo Gesù verso Maria, mentre i loro corpi acquisiscono lentamente volume e iniziano a muoversi nello spazio.

Sono passi misurati che arriveranno a Giotto e a quei maestri del colore che dipingeranno sui pontili ad Assisi consegnandoci una testimonianza della spiritualità e dell’ingegno umano che conservano il mistero di un tempo eterno.  Avremmo modo di conoscere Il Maestro di San Francesco, uno degli artisti più misteriosi del Duecento in una mostra attesa in primavera alla Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia.

La rassegna che reca il titolo Il Maestro di San Francesco e lo Stil novo del Duecento umbro ha la curatela di  Andrea De Marchi, Emanuele Zappasodi e Veruska Picchiarelli. Un appuntamento che è in calendario  dal 10 marzo al 9 giugno e  coincide con le celebrazioni per gli 800 anni da quando  San Francesco ricevette le stimmate.

Fra i  primi  pittori chiamati a dipingere  nella basilica di San Francesco e per stile  vicino ai modi di Giunta Pisano che con buona probabilità fu  suo maestro, Il Maestro di San Francesco  che operò in Umbria tra il 1260 e il 1280, conserva per noi molti tratti poco conosciuti. Il suo nome gli deriva dal  fatto  che la tavola su cui spirò recava  l’effigie del santo dipinta sulla stessa asse.  

Questo pezzo  che  è  ora conservato in Santa Maria degli Angeli sarà  eccezionalmente esposto nella mostra perugina che vedrà riuniti per la prima volta sessanta capolavori provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali: dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Londra, dal Metropolitan Museum di New York alla National Gallery di Washington.

La stessa Galleria nazionale dell’Umbria  conserva il 60% delle sue opere su tavola. Il percorso della mostra si estenderà al ciclo con Storie del Cristo e Storie di san Francesco messo a punto dal pittore nella chiesa inferiore della Basilica di Assisi, anche in virtù dell’accordo di valorizzazione che lega il Sacro Convento al museo.

Nel Duecento al  Maestro di San Francesco i frati minori si rivolsero, dapprima per lavorare alle vetrate della chiesa superiore della Basilica, a fianco di maestri tedeschi e francesi e successivamente  per decorare l’intera chiesa inferiore. Nella navata ad aula unica, egli  incastonò il primo ciclo delle storie di Francesco, raccontato in parallelo con quelle di Cristo, secondo le indicazioni di Bonaventura da Bagnoregio, allora generale dell’ordine.

L’esposizione di Perugia ha fornito anche  l’occasione per fare dei rilievi con laser scanner 3D sulle pitture murali della chiesa inferiore di Assisi e così restituirci,  attraverso una ricostruzione digitale, l’assetto del ciclo dipinto verso il 1260 che era stato in seguito modificato in ampia misura per l’apertura delle cappelle laterali.

Momento culminante del percorso espositivo alla Galleria nazionale sarà la Croce datata 1272, proveniente dalla chiesa perugina di San Francesco al Prato ed  uno dei pezzi più importanti del museo.

Accanto al Maestro di San Francesco verrà documentata la produzione pittorica in Umbria a lui contemporanea, dalla metà del secolo all’avvio del cantiere pittorico della chiesa superiore della Basilica di Assisi con papa Niccolò IV.

Significativo punto  di partenza sarà l’opera umbra di Giunta Pisano, la cui finezza e maestria fece scuola, mentre i visitatori  avranno  anche la possibilità di apprezzare i lavori del probabile Gilio di Pietro da Pisa, attivo a Siena e Orte verso la metà del secolo.

Verranno ricostruite le figure di comprimari come il Maestro delle Croci francescane e il Maestro della Santa Chiara, grazie all’eccezionale presenza della pala proveniente dalla Basilica della santa e della croce dipinta del Museo Civico Rocca Flea di Gualdo Tadino. La produzione del Maestro del Trittico Marzolini testimonierà invece la straordinaria varietà di opere e artisti dell’Umbria del secondo Duecento, osservatorio privilegiato per comprendere i fitti scambi che in quegli anni caratterizzarono le rotte del Mediterraneo, tra la Terra Santa e l’Italia centrale.

Quest’ultima fu la culla del francescanesimo e di quei rivolgimenti artistici epocali che non si potrebbero immaginare senza il clima sviluppatosi nella Basilica di San Francesco.

Patrizia Lazzarin, 15 gennaio 2024

 

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