Un signore in abito da sera, la gardenia all'occhiello…

Un signore in abito da sera, la gardenia all'occhiello…

Cosi  ne parla  Neri Pozza, l’amico editore, quando vede Vucetich a Vicenza per la prima volta ad un concerto. Mario Mirko Vucetich nacque a Bologna nel 1898 e fu un artista e soprattutto un uomo attento a tutto ciò che accadeva intorno a lui, sperimentatore nei differenti ambiti dove l’essere umano può inventare. Di formazione architetto, fu scultore ed esperto nella decorazione pittorica.

Come architetto il suo nome si lega ad una villa che  rappresenta il suo progetto più noto: il villino al mare per i coniugi italo statunitensi Dante e Egle Antolini. Realizzato in due anni, tra il 1923 e il 1925, a Riccione sulla riviera romagnola, esso riunisce l’eleganza del Liberty allo stile barocchetto in chiave borrominiana, protendendo la sua facciata dalle linee sinuose verso il mare.

La rassegna che si è aperta verso fine dicembre a Vicenza, a Palazzo Chiericati e, a lui dedicata, fa conoscere in modo ampio la sua attività e produzione che si sviluppa dalla progettazione di ville, giardini e fontane alle  scenografie per il teatro, il cinema ed altri eventi. Fu anche  giornalista e critico, autore di testi teatrali, attore, traduttore e poeta. Il suo ritratto dello scrittore Goffredo Parise del 1951, in posizione isolata e all’inizio del percorso espositivo, in deroga al criterio cronologico seguito dalla rassegna, si spiega con il grande spazio riservato nella mostra al suo periodo vicentino.

Vucetich  nei primi anni Venti si era trasferito da Bologna a Roma dove si era ricavato uno studio d’artista presso Villa Strohl Fern a Villa Borghese. Qui avrà modo di conoscere alcune figure straordinarie del Novecento artistico italiano. Fra essi ci furono lo scultore trevigiano Arturo Martini, Efisio Oppo, fondatore della Quadriennale, Massimo Bontempelli teorico del “Realismo magico” e Anton Giulio Bragaglia, famoso per il suo Teatro sperimentale degli Indipendenti che prenderà poi il nome di Teatro delle Arti. Fucina d’avanguardia, ad esso il nostro collabora come scenografo, costumista, attore e traduttore.

A Vicenza giungerà nel 1945 al seguito delle truppe di liberazione americane, dopo essere stato costretto a lasciare durante la seconda guerra mondiale il suo studio a Roma e dopo una breve parentesi a Siena. Fu  amico di Neri Pozza e degli industriali più illuminati della città berica. Per la casa editrice divenne illustratore di edizioni di pregio come Il Primo Libro delle Favole di Carlo Emilio Gadda ed è sua l’invenzione della celebre Partita a scacchi di Marostica, la cui prima edizione risale al 1955.

 La rassegna ospitata nelle sale ipogee di Palazzo Chiericati permette la comprensione di questa eclettica e poliedrica personalità grazie alla ricca donazione di opere dell’artista destinata nel 2023 da Maurizio Breganze e dalle nipoti, Laura e Paola Baldisserotto, in memoria di Maria Grazia Breganze. Complessivamente essa riunisce quarantacinque sculture, trecento opere grafiche e un archivio di documenti e fotografie che in parte potremmo conoscere nell’esposizione  a cui si aggiungono altre opere provenienti da prestiti.

A Vicenza, Vucetich era giunto una  prima volta nel 1942 quando scolpì la scultura Il primo sonno per la Biennale di Venezia dello stesso anno e di cui ammiriamo il bozzetto in mostra.  Visse  anche a New York per due anni dal 1929. Qui progettò giardini e decorazioni per la borghesia statunitense e più tardi come scultore lavorerà anche in Brasile, per il palazzo progettato da Marcello Piacentini per l’industriale Ermelino Matarazzo. Sempre nella veste di scultore e anche di progettista fu coinvolto  in numerosi cantieri del Regime come per il piano di Via dei Fori Imperiali e di via dei Trionfi.

I volti che raccontano la sua vita: scrittori, amici e intellettuali del periodo romano e vicentino li rivediamo in mostra negli intensi ritratti  costruiti in gesso, terracotta o bronzo. La profondità del suo sentire si rivela in particolare nella sua scultura sacra, le cui forme traducono il sentimento in pathos. Nel Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto a Padova, secondo altare della patria per la presenza delle spoglie di un internato ignoto esumate da una fossa comune a Colonia, si trovano alcune delle sue opere più toccanti e intrise di un dolore che si rivela ad una  prima osservazione.

Esse sono il Cristo di Buchenwald, posto sopra il sarcofago che custodisce i resti dell’internato, Il Crocefisso degli internati per l’altare maggiore e la scultura la Pietà del Perdono. Condannano l’assurdità e la brutalità della guerra e invitano al perdono. L’esposizione promossa dai Musei Civici di Vicenza e dall’Accademia Olimpica ha la curatela di Maria Elisa Avagnina, Angelo Colla, Alessandro Martoni e Mauro Zocchetta. 

Patrizia Lazzarin, 28 dicembre 2023   

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