Le trecce di Faustina. Acconciature e potere

Le trecce di Faustina. Acconciature e potere

Lunghi capelli, morbidi e setosi, chignon e  trecce hanno abbellito dando  luce e tono, i volti di donne di ogni epoca storica dall’antichità ad oggi, rivelandone anche lo status sociale. L’esposizione che è stata inaugurata in questo mese alle Gallerie d’Italia  a Vicenza, nel museo di Intesa Sanpaolo, è un viaggio alla scoperta delle acconciature femminili di epoca classica e del loro influsso sulla moda del Quattrocento e del Cinquecento.

Il ritratto del IV sec. a. C, in terracotta policroma del Museo Archeologico di Taranto che per la vivacità e l’armonia dei colori  sembra possedere scintille di vita e l’effigie bronzea del periodo ellenistico di una regina dell’Egitto Tolemaico, Arsinoe III Philopator, costituiscono le premesse illustri ai volti e alle acconciature delle imperatrici del I e II secolo d. C.

Quest’ultime si distinguono dalle figure femminili che le hanno precedute  per le capigliature sempre più ricercate, passando dai toupet a diadema di boccoli “a cavatappi”, caratteristici delle imperatrici di età flavia, come possiamo vedere nella straordinaria Testa Fonseca dei Musei Capitolini, a  pettinature simili ad architetture che raggiungono il loro vertice nei ritratti delle due Faustine Maggiore e Minore.

Il titolo della mostra: “ Le trecce di Faustina. Acconciature, donne e potere nel Rinascimento trova così una ragionevole  spiegazione. Nel Rinascimento le pettinature femminili erano già note agli artisti e agli umanisti grazie alla documentazione numismatica che compare in abbondanza nella rassegna e  spiega il fascino esercitato dalle antiche immagini.

A Vicenza, in particolare, nel portale di Palazzo Thiene, costruito intorno al 1490, tra i medaglioni scolpiti di antichi imperatori vi è anche quello di Faustina Maggiore, la nota moglie di Antonino Pio, riconoscibile dalle lunghe trecce raccolte sul capo a formare un voluminoso cesto. Faustina Minore era invece la moglie di Marco Aurelio e  le fisionomie delle due imperatrici  vennero spesso confuse.

 I pittori Giovanni Bellini e Andrea Mantegna, come gli scultori Lorenzo Ghiberti e Antonino Averlino, detto il Filarete testimoniano nelle loro opere la fortuna e il gusto per i ritratti delle nobili romane. Nella Sacra Conversazione Renier ad esempio, Santa Caterina d’Alessandria che vediamo a sinistra nel quadro, Bellini ispirandosi alle monete coniate al tempo dell’imperatrice, la fa assomigliare alla “Diva Faustina”, anche nei  particolari dell’acconciatura arricchita da gioielli.

Nel Quattrocento guardare ai modelli delle acconciature dell’antichità consente anche di liberare le donne dell’epoca dai vincoli che la cultura medievale aveva loro imposto. Le opere degli artisti che ammiriamo nella terza sezione della mostra rivelano il progressivo distaccarsi dal canonico ritratto di Faustina per la ricerca di soluzioni addirittura fantasiose come nel caso dell’orafo padano che si firmava con lo pseudonimo Moderno. In altri casi  appare una maggiore femminilità che si avvicina all’eros in opere come la seducente Eroina Antica di recente attribuita ad Andrea Verrocchio.

L’attenzione ai modelli classici non fu prerogativa tuttavia solo delle donne del Rinascimento, ma anche gli uomini vollero ispirarsi a differenti prototipi classici.

Le divine teste michelangiolesche, con i loro incredibili labirinti di trecce  testimoniano anch’esse l’interesse del Buonarroti per le acconciature femminili dell’antichità. Così Raffaello e Leonardo grazie anche ai risultati  della nuova scienza antiquaria cinquecentesca apprezzarono la ritrattistica antica.

Acconciature elaborate furono quelle di Leonardo pensate per la Leda, la favola mitologica anche del perduto dipinto  Leda e il cigno di Michelangelo, di cui si vedono in mostra alcune copie di artisti che ne conservano la forza d’immaginazione.

Il fascino dell’acconciatura di Faustina  giungerà fino ad Antonio Canova e il libro  La Chioma di Berenice di Ugo Foscolo, racconta  il significato delle acconciature nell’arte e nella poesia classica, evidenziandone anche la sensualità. I versi del Foscolo nel Frammento III, contenuti nel libro, sono un inno alla bellezza, al profumo e colore del capello e rappresentano un vertice della poesia italiana dell’Ottocento.

Incontriamo poi in mostra  alcune protagoniste del Rinascimento. Sono  Lucrezia Borgia, la poetessa Vittoria Colonna, amica di Michelangelo, Isabella d’Este con la sua voluminosa “capigliara” e  Eleonora di Toledo, duchessa di Firenze che vediamo in uno dei celebri ritratti di Agnolo Bronzino che la dipinse con l’acconciatura tipica delle nobildonne napoletane. Accanto alle grandi dame, le cortigiane come  nei quadri come Gli svaghi del figliol prodigo di Palma il Giovane ostentano, ispirandosi a quei modelli,  pettinature ricercate e seducenti.

La mostra che rimarrà aperta fino al 7 aprile 2024 ha la curatela di Howards Burns, Vincenzo Farinella e Mauro Mussolin.

Patrizia Lazzarin, 27 deicembre 2023

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