Uno come Yamal nell’Italia non potrebbe giocare

Uno come Yamal nell’Italia non potrebbe giocare

L'Italia del calcio deve copiare la Spagna!

Da un po' di tempo si è diffusa l'opinione che nel nostro campionato giochino troppi stranieri, benché nessuno abbia mai inteso modificare questo indirizzo: secondo alcuni la loro eccessiva presenza ridurrebbe la qualità dei nostri giocatori e danneggerebbe la nostra Nazionale. Dopo la sconfitta dell'Italia contro la Svizzera agli ultimi Europei, il tema è stato ripreso anche dalla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni. Pur dichiarandosi poco preparata in merito, ha affermato che gli scarsi risultati della nostra Nazionale – eccezion fatta per la vittoria agli Europei di tre anni fa, che smentirebbe parzialmente questa tesi – dipenderebbero «forse» dal fatto che in serie A giochino pochi giocatori italiani: «Forse il problema è dato dal fatto che i calciatori italiani in Serie A sono sempre di meno, nel 2024 sono il 35%. Quando non valorizzi i tuoi calciatori un problema sulla Nazionale lo puoi trovare» (...) Ma chi sarebbero i «nostri» calciatori? Negli ultimi decenni alla tesi secondo cui l'eccessiva presenza dei calciatori stranieri impedirebbe ai giovani italiani di crescere, si è aggiunto il tema della presenza in Nazionale di calciatori che hanno conosciuto direttamente o indirettamente una storia migratoria. È un fenomeno diverso che non riguarda più soltanto le nazioni dal passato coloniale – un passato ancora molto presente –, come Inghilterra, Francia, Olanda e Belgio, ma anche quelle di più recente immigrazione, come Spagna o Italia, tra i cui convocati agli ultimi Europei però i figli di migranti non c'erano, o quasi. Nel calcio e nello sport in generale, cioè, si intersecano alcune grandi direttrici politiche della nostra epoca: globalizzazione, immigrazione, nazionalismo. Il commenti su Il Post.

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