Il Conte 2, appena nato, subito contestato

La «cotta» politica non è passata: Di Maio sta con Renzi perché insieme hanno interesse a logorare Conte e il Pd di Zingaretti. Palazzo Chigi e Nazareno non avevano bisogno di assistere ai giochi pirotecnici di ieri per capirlo, infatti stavano già elaborando un «piano B». Il premier e il segretario del Pd non hanno intenzione di fare i cirenei nella maggioranza, di tollerare l’ansia da prestazione dei due alleati, di accettare che la logica dei sondaggi produca un bradisismo quotidiano nel governo. Se il disegno di Di Maio e Renzi — ritenuto peraltro «velleitario» — fosse quello di stressare la situazione e indebolire progressivamente l’esecutivo per arrivare a un cambio in corsa del presidente del Consiglio in primavera, allora è certo che Conte e Zingaretti giocherebbero d’anticipo. È uno schema per certi aspetti noto, se è vero che dieci giorni fa il ministro Guerini — in una riunione di partito — convenne con il leader del Pd: «Se ci provassero — disse riferendosi a Di Maio e Renzi — noi dovremmo tirarci indietro». Il commento di Francesco Verderami sul Corriere della Sera.

Conte 2 in bilico, Di Maio e IV vogliono il suo scalpo

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L'inutile scontro tra i due Matteo nazionali

Ieri sera abbiamo visto a Porta a Porta un dibattito tra il leader di un nuovo piccolo partito, Matteo Renzi, e un ex ministro alla guida di un partito del 30% appena rimandato all’opposizione prima di tutto dalla sua tracotanza e dalla sua avventatezza, Matteo Salvini. Qual è l’occasione di questo dibattito? Nessuna. Ma proprio il fatto che si sia tenuto ci dice tanto della trasformazione “ontologica” della politica. La comunicazione non serve più a comunicare un messaggio politico. E questo è noto. Ma nemmeno possiamo dire che la politica venga costruita in funzione della sua comunicabilità. Perché in questo caso una dialettica tra il fare politica e il comunicare esisterebbe ancora. Siamo oltre: la politica è la stessa comunicazione. L’identità è totale. Fare politica significa costruire dei poli attraenti. Punto. A che scopo? Essere popolari, piacere, divertire, affascinare e perciò attrarre consenso. Certo, il consenso poi può servire per ottenere il potere e fare delle cose. O no? In parte, come conseguenza collaterale. Perché le cose che si faranno saranno a loro volta finalizzate a mantenere e consolidare la propria popolarità. E quindi forgiate dalle condizioni che consentono di perseguire questo scopo. E, soprattutto, lo scopo sommo: non cadere mai dal palcoscenico. Per fare questo qualunque strada, o viuzza, può essere intrapresa. Il commento della prof.ssa Sofia Ventura su Linkiesta.

Un'Italia stanca assiste al duello televisivo Salvini-Renzi

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Allarme a Palazzo Chigi, voltagabbana in azione

«Questa Donatella Conzatti, già passata con Renzi, era stata eletta coi voti del centrodestra e della Lega e ora si sveglia renziana. A me queste persone mi fanno schifo. Bisogna intervenire sul vincolo di mandato quando avremo i numeri. Non voglio le gabbie, ma quando passi da un lato all’altro…». Il secondo: «Dobbiamo metter fine al mercato delle vacche sia dei parlamentari che passano nei gruppi sia dei gruppi che li fanno entrare. Credo sia giunto il momento di introdurre in Italia il vincolo di mandato. Come e con quale formula costituzionale vedremo, ma è arrivato il momento di dire che, se vieni eletto con una forza politica e poi passi in un’altra forza politica, te ne vai a casa» Le considerazioni di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Di Maio ed il vincolo di mandato dei parlamentari

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