Governo a Gentiloni: Un boomerang per Renzi?

Fare il dominus per procura del governo Gentiloni, incarnare una sorta di primo ministro via telefono o WhatsApp, è qualcosa, infatti, destinata ad apparire inevitabilmente, rispetto alle dimissioni, una specie di «qui lo dico e qui lo nego», una trovata da furbastro. In questo modo, poi, da quel piedistallo di «diverso» per antonomasia dotato del potere di comando, che è stato da subito e fino ad oggi il suo, Renzi si ritrova inevitabilmente omologato a tutti gli altri comprimari del teatrino della politica, risucchiato nella loro grigia routine. E così, ad esempio, saranno oggetto di quotidiane indiscrezioni i suoi ordini ai luogotenenti nel governo; come segretario sconfitto di un Pd dilaniato sarà coinvolto nelle mille prevedibili risse quotidiane tra riunioni, tweet, intervistine e chiacchierate a Porta a Porta. L'editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere dela Sera.

Le dimissioni di Renzi? Una farsa

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A Palazzo Chigi aleggia l'ombra di Renzi

Zero rappresentanza nell’area del No, intendendo per No non necessariamente (per carità) la minoranza Pd ma tutta l’area civica, associativa, accademica alla quale il Pd dell’ordalia referendaria ha voltato le spalle. E quella promozione agli esteri di Angelino Alfano che più di tutte denota una macroscopica incapacità di guardarsi da fuori, con gli occhi dei cittadini. Alfano è al governo ininterrottamente dal 2008, con la destra e con la sinistra, è stato più che sfiorato dal pasticcio diplomatico col Kazakistan ai tempi del caso Shalabayeva, rappresenta un partito praticamente privo di voti, è fortemente a disagio con l’inglese e non si è mai occupato di relazioni internazionali. Insomma, l’immagine di una politica sorda e arroccata. Altro che rottamazione. L'opinione di Chiara Geloni su Messaggero Veneto.

Il governo fantoccio di Gentiloni

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