Rimborsopoli, l'autogol di Pd e Forza Italia

Perché attaccare il Movimento Cinque Stelle sul suo terreno - quello dei costi della politica - è il più grande regalo che si può fare a Di Maio e soci. Perché nel tentativo di coglierli in fallo, finisce per portare la discussione pubblica sul terreno in cui sono più forti e di dar loro implicitamente ragione. Un po’ come se si accusasse la Lega di essere troppo docile nei confronti dei migranti. Scommettiamo? Tempo un paio di giorni e la gente non si chiederà più perché il Movimento Cinque Stelle ha versato al fondo per le piccole imprese 25 milioni anziché 26. Si chiederà perché il Movimento ne ha versati 25 e gli altri zero. E a quel punto il “capolavoro” sarà completo. Il commento di Francesco Cancellato sul sito www.linkiesta.it.

Renzi e Berlusconi tirano la volata ai Cinquestelle

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Nessuna maggioranza dalle urne. Che fare?

Tra tante cattive notizie che piovono sulla povera Italietta, almeno di una novità dovremmo rallegrarci: il ministro delle Finanze tedesco, dopo 8 anni di regno incontrastato del cristiano-democratico Wolfgang Schaeuble, fedele sacerdote del rigore e occhiuto censore dei conti italiani, sarà affidato a Olaf Scholz, socialdemocratico, padre di “Agenda 2010”, l’accordo che ha riformato il welfare in Europa. Si cambia. Certo, questo non significa abdicazione al rigore e al rispetto delle regole, ma certo è una svolta e alimenta la speranza che da domani sia possibile ricominciare a parlare di euro, di fondo monetario europeo, di unione bancaria, delle iniezioni di liquidità nel sistema volute (per fortuna) da Mario Draghi. Tutte cose alle quali l’Italia dovrebbe guardare con attenzione e speranza. Il commento di Bruno Manfellotto sul Messaggero Veneto.

Politiche 2018, probabile Grosse koalition all'italiana

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Italia, occhio al debito monstre!

Tutti i partiti sono appassionatamente uniti dall'avversione al fiscal compact, ovvero a quell'insieme di regole sui bilanci pubblici approvate da 25 Paesi dell'Unione Europea il 2 marzo del 2012. Con la firma italiana. Nella sostanza il pareggio strutturale di bilancio e l'impegno a ridurre di un ventesimo l'anno la parte del debito pubblico eccedente il 60 per cento del Pil, il Prodotto interno lordo. Trascorsi cinque anni — secondo l'articolo 16 — le norme dovrebbero entrare nell'ordinamento giuridico comunitario a partire dal gennaio del 2018. L'editoriale di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera.

E il debito pubblico monstre? Nel dimenticatoio...

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