La "riformite" di Matteo, un danno al Paese

Prendiamo la riforma del nuovo “Senato delle autonomie”. Sarà composto da 148 membri non elettivi e non pagati: i presidenti di regione, i sindaci dei capoluoghi di regione, due consiglieri regionali e due sindaci per regione (senza distinzioni fra Val d’Aosta e Lombardia, Molise ed Emilia Romagna, regioni ordinarie e a statuto speciale), più 21 personaggi nominati dal Quirinale. Un editoriale di Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano.

Pochi giornali criticano il premier pieno di sè

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Matteo, stai sereno!

Il premier, ed il suo entourage di stretta osservanza renziana, non riescono a far ripartire il Paese. La stampa, radio e televisioni, sia che facciano servizio pubblico o siano commerciali, sembra che non vogliano attaccare questo esecutivo. Ne parlano sostanzialmente in termini positivi. Colpisce senza dubbio il cambio generazionale. Non è che questo particolare sia sufficiente per affermare che “tutto va bene, madama la Marchesa”. Renzi non si rende conto che tutto il suo darsi tanto da fare intorno alle riforme istituzionali potrebbe, alla fine, partorire il classico topolino. E cerchiamo di spiegare il perché. Anzi, diciamo subito che l’ex sindaco di Firenze da l’impressione di essere come quel comandante della Real  Marina borbonica che tanto si agitava e impartiva ai suoi sottoposti ordini come questi che si leggono nella Collezione de’ regolamenti della Real Marina, anno 1841 (c’è da sottolineare che questo regolamento non è mai esistito, però serve per dare un’idea del movimentismo renziano): «All’ordine "facite ammuina” tutti chilli che stanno a prora, va nn’ a poppa e chill che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann’ coppa e chili che stanno ‘ncoppa vann’ abbascio; chi nun tiene nient’a ffa, s’aremeni a ’cca e a ‘lla». Da usare in occasione di visite a bordo delle alte autorità del Regno. In italiano: «All'ordine "facite ammuina" tutti coloro che sono a prua vadano a poppa e quelli che sono a poppa vadano a prua; quelli che sono a dritta vadano babordo e quelli che stanno a babordo vadano a dritta; tutti quelli che sono sottocoperta salgano sul ponte e quelli che sono sul ponte scendano sottocoperta; chi non ha nulla da fare, si agiti di qua e di là». Così appare Matteo Renzi con le sue slide. Le promesse di Matteo stanno facendo il giro del mondo. Anche il suo tentativo (fino ad oggi riuscito) di far scivolare nella sua orbita personalità politiche del suo stesso partito che fino al febbraio del 2013 erano classificabili come anti-renziane, oltre che gli acquisti fatti con estrema disinvoltura nelle file della defunta Scelta Civica (ridotta a percentuali da prefisso telefonico), ma anche di Sel e di Forza Italia la dice lunga sulla voglia di potere del premier. Non guarda in faccia a nessuno. Fino a qualche anno fa i mass media avrebbero urlato il loro dissenso sul modo di comportarsi di Matteo Renzi. Silvio Berlusconi è ancora sulla graticola per i passaggi di barricata da parte dei vari Domenico Scilipoti, Antonio Razzi, Sergio De Gregorio, Maria Grazia Siliquini, Catia Polidori e altri. A Renzi tutto sembra consentito. Sembra davvero un novello sovrano “regibus solutus”. Sta portando il progetto di Silvio Berlusconi al suo approdo finale. Che ci riesca è da dimostrare. Provincie. Non le ha affatto abolite. Anzi dovrebbe confermarle, magari con qualche accorpamento.. Regioni. Avrebbe dovuto riformarle, portandole innanzi tutto da venti a quattro/cinque, togliere l’autonomia speciale a Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto Adige e  Valle d’Aosta (l’incremento pazzesco della spesa pubblica degli ultimi decenni è dovuto al disinvolto utilizzo delle scarse risorse proprio dalle regioni). Senato. L’ha abolito per metà Ne nascerà un aborto istituzionale dove potrebbero trovar dimora stabile personaggi ad oggi inquisiti dalla magistratura per utilizzo estremamente disinvolto di soldi pubblici). Italicum, piace solo ai Renzi-boys. Alla fine della fiera su queste riforme ci sarà il referendum confermativo. Siccome le riforme proposte sono abominevoli, perché consegnano il potere nelle mani di un partito che con un misero 20 per cento si prende tutto. Lo affermano numerosi costituzionalisti. Le riforme saranno bocciate. Come quelle del centrodestra del 2005. Renzi avrebbe dovuto seguire un’altra strada, quella dell’assemblea costituente, eletta con metodo proporzionale. Pria o poi Matteo andrà a sbattere. A meno che il Paese non riprenda a crescere. Se il bel giorno si vede da mattino (e Padoan stima una crescita del Pil solo dello 0,7%), beh, non c’è da essere ottimisti. Renzi, stai sereno!

Marco Ilapi

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Le riforme non si fanno senza un accordo con le minoranze

Le riforme non si approvano a tambur battente, così come pretende il presidente del Consiglio Renzi E' vero che il Pd ha una maggioranza assoluta alla Camera grazie alla truffa di una “legge porcata”, che gliel’ha assegnata sulla base del 29,55% dei voti espressi dal 75% degli elettori. Questo non autorizza l'ex sindaco di Firenze a comportarsi da piccolo bulletto di periferia. Il risultato elettorale del partito del premier rappresenta dunque circa il 22% della popolazione, ossia meno di un quarto degli Italiani: all’incirca la stessa percentuale rappresentata dal Pdl, che alle elezioni aveva ottenuto il 29,18% dei voti. Un editoriale di Piergiorgio Odifreddi su la Repubblica.

Matteo va fermato

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