Dati sul mercato del lavoro, il governo va in confusione

Belpaese, la ripresa è debole

Affrontare la più grave crisi italiana del dopoguerra tirando fuori la storia che i ristoranti sono pieni non ha portato fortuna né voti all’allora premier Silvio Berlusconi. Aggiudicarsi la debole ripresa italiana cavalcando i numeri a giorni alterni potrebbe essere altrettanto pericoloso per Matteo Renzi. Che però non è il solo a mostrare un’ansia di esibizione di dati. Al punto da portare il compassato professor Alleva, presidente dell’istituto che detiene i dati statistici ufficiali italiani, a denunciare, in un’intervista al Fatto quotidiano, il «caos poco edificante» dei numeri sul lavoro, e ad avvertire del fatto che la ripresa italiana è ancora troppo debole perché se ne possano già avvertire, in modo significativo, gli effetti sull’occupazione. Tempo quattro giorni, e il caos riprende. Un editoriale di Roberta Carlini sul Messaggero Veneto.

Lavoro che non c'è, le bugie del premier

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Se 8 anni di crisi vi sembran pochi...

Già otto anni fa l'Italia aveva ufficialmente così poche persone al lavoro che persino oggi nessun Paese europeo (tolta la Grecia) risulta in un equilibrio così precario come quello che contrassegnava l’Italia già prima del grande crac. 
Ora la manovra in arrivo per l’autunno sta sollevando un gran numero di ipotesi: il taglio delle tasse sulla casa, la flessibilità per anticipare il pensionamento, gli sgravi sul lavoro o sulle imprese. Per cercare di capirne il senso, il «Corriere» ha condotto un piccolo test: ha messo a confronto il numero di occupati in ogni Paese dell’area euro con altri adulti, quelli che in pensione, o disoccupati oppure invisibili nei dati di disoccupazione anche se vorrebbero lavorare, perché non cercano più. Il test è condotto prima sui dati Eurostat 2007 e poi su quelli 2014 (quelli più recenti sulle pensioni, peraltro stabili nel tempo, sono disponibili per il 2012). Ne emergono alcune lezioni. La più evidente è che la Germania ha avuto un’ottima crisi: è la sola economia di Eurolandia che in questi otto anni sia riuscita a incrementare il numero di persone che lavorano rispetto a chi dipende da trasferimenti monetari da parte di qualcun altro. Nella Repubblica Federale 163 occupati sostenevano cento perso ne dell’altro gruppo nel 2007, ma nel 2014 gli occupati erano già dodici di più. Malgrado le tensioni nel Bundestag per il salvataggio di Atene, l’euro sta funzionando egregiamente per i tedeschi e i tedeschi si sono dimostrati bravi nel farlo funzionare per sé. Un editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera.

Povera Italia, l'economia non decolla!

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