Due liberalismi a confronto. Il duello tra Felice e Mingardi

E se non ci fossero i partiti estremisti, come sarebbe il Belpaese?

Come sarebbe bello un mondo senza estremismi e senza autoritarismi. Come sarebbe bello un mondo segnato dall’illuminismo e non dal fanatismo. Come sarebbe funzionale una democrazia caratterizzata, in prevalenza, dal confronto tra quelli che una volta venivano classificati come lib-lib (liberali-liberisti) e come lib-lab (liberali-laburisti). Di sicuro se ne gioverebbe la libertà dei singoli e delle moltitudini, nonché il benessere generale. Anche perché, come sottolineava Luigi Einaudi (1874-1961), negli Stati stabili le somiglianze tra socialismo e liberalismo superano le dissomiglianze (...) Il vero liberale, sottolinea Mingardi, non chiede nulla al sovrano, vuole essere lasciato in pace. Non chiede nulla perché sa che la società "statale", ossia la fascia dei detentori del potere, non è intellettualmente superiore alla popolazione governata, non foss'altro perché non possiede tutte le informazioni indispensabili per una decisione razionale e non foss'altro perché più il comando è spersonalizzato più liberale e democratica risulta una comunità umana. Il commento di Giuseppe De Tomaso.

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La resurrezione dell’economia mondiale dopo il coronavirus sarà lenta e dolorosa

La spesa in deficit non ci salverà dalla più grande recessione degli ultimi cento anni. Dobbiamo rileggere Keynes per capire cosa ci riserva il futuro. Scrive il Sunday Times (12/4) Non c'è mai stato un clima così adatto alla Pasqua", scrive Niall Ferguson sul Sunday Times: "L'economia mondiale sembra morta. Ci sarà una resurrezione? Un secolo fa, in seguito all'influenza più letale della storia, il più grande economista della sua generazione si ammalò. John Maynard Keynes si trovava a Parigi per partecipare alla conferenza di pace che avrebbe prodotto il Trattato di Versailles. Dopo essere collassato il 30 maggio 1919, Keynes scrisse a sua madre: 'A causa della miseria e della rabbia che provo verso tutto ciò che sta avvenendo e in parte a causa delle troppe ore di lavoro, mi sono steso a letto venerdì scorso e non mi sono più rialzato'. Keynes è rimasto a letto per quasi una settimana, alzandosi solamente per incontrare il primo ministro, David Lloyd George, e per fare 'una passeggiata quotidiana lungo i Bois [de Boulogne]'. Keynes aveva davvero contratto l'influenza spagnola? Il suo biografo, Lord Skidelsky, sostiene che non possiamo esserne certi. Nel caso, è stato fortunato a sopravvivere. Secondo le stime più recenti la pandemia uccise 39 milioni di persone – il due per cento della popolazione mondiale dell'epoca – superando il numero di vittime della Prima guerra mondiale. Poco dopo la convalescenza e il ritorno in Gran Bretagna, Keynes scrisse il libro che lo rese famoso, 'Le conseguenze economiche della pace'. Il testo ripudiava le misure punitive contenute nel Trattato di Versailles, e profetizzava un disastro economico seguito da contraccolpi politici. Chi tra i grandi economisti di oggi scriverà 'Le conseguenze economiche della pandemia'? Gran parte dell'economia mondiale è stata frenata dal Covid-19. Per contenere il contagio, moltissime aziende sono state costrette a fermare la produzione e molti lavoratori a restare a casa. Le banche centrali e i ministri delle Finanze hanno iniettato molta liquidità nell'economia per evitare un crollo catastrofico della domanda e la deflazione da debito. Gli effetti di queste misure si riscontrano nel grande aumento del prezzo delle azioni. Chi avrebbe detto che la Fed avrebbe acquistato anche la 'spazzatura'?. Mi sento un po' come Keynes nel 1919. Certo, vedo la necessità di dare soldi a quei lavoratori che resteranno disoccupati finché non verrà trovato un vaccino per il Covid19. Ma la politica attuale della Fed sembra un salvataggio generale degli investitori, compresi quelli la cui posizione è notoriamente a rischio.

Le analisi dei maggiori economisti mi hanno ulteriormente scoraggiato. L'arciliberal Paul Krugman sostiene che il virus sia 'l'equivalente economico di un coma', ma le politiche keynesiane possano generare uno stimolo. 'I prestiti potrebbero causare una sbornia', ha scritto il primo aprile, 'ma non dovrebbero porre dei problemi insormontabili'. Al contrario, Kenneth Rogoff – uno dei pochi accademici conservatori di Harvard – ha scritto la scorsa settimana che il Covid-19 'è una catastrofe economica... che può eccedere gli effetti di ogni recessione negli ultimi 150 anni'. La pandemia, spiega Rogoff, è simile a 'un'invasione degli alieni'. Larry Summers, che ideologicamente si trova a metà strada tra Krugman e Rogoff, ha scelto una metafora più macabra. 'L'isolamento fisico è come la chemioterapia', ha detto: 'L'obiettivo è la remissione... Ma il problema della chemio è che diventa sempre più tossica col passare del tempo'. Sono d'accordo con Rogoff e Summers. Questo è un disastro, le cui conseguenze economiche non potranno essere neutralizzate nemmeno da un'espansione fiscale e monetaria senza precedenti. Durante le ultime tre settimane 16.8 milioni di americani – oltre il 10 per cento della forza lavoro – hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione. Secondo le stime della mia agenzia di consulenza Greenmantle, il pil americano oggi è pari al 75-82 per cento rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso. Le nostre previsioni, basate su un'analisi stato per stato che prende in considerazione le persone che lavorano da casa, stimano un calo del pil (-1,45 per cento) nel primo trimestre del 2020, seguito da un crollo enorme indotto dal lockdown (-10,8 per cento) nel secondo trimestre. Ci aspettiamo una ripresa parziale del 6,5 per cento nel terzo trimestre, causata dal rilassamento graduale del lockdown e dal mantenimento del distanziamento sociale, che resterà in vigore finché non verrà reso disponibile un vaccino.

Alcune banche hanno previsto una 'ripartenza a V'. Queste stime si sono rivelate sbagliate dopo il 2009 e si dimostreranno ancora più sbagliate nel 2020. Piuttosto, la ripresa sarà più simile a una radice quadrata invertita o alla schiena di una tartaruga. Nel periodo 'post lockdown e pre vaccino' ci sarà un calo di tutti i settori economici che fanno affidamento sui rapporti sociali, ad esempio il trasporto aereo, l'istruzione, l'intrattenimento, hotel e ristoranti. Un'economia senza assembramento non è la 'nuova normalità'. Piuttosto, potrebbe essere la nuova anomia, per usare il termine con cui Emile Durkheim descriveva un senso di disconnessione. Per molte persone la parola 'divertimento' è sinonimo di 'folla'. Il prossimo anno sarà deprimente sia dal punto visto psicologico che da quello economico. Krugman appare fiducioso che la spesa in deficit farà aumentare la domanda. Non ne sono così sicuro. Le persone in preda all'ansia cercheranno di risparmiare il più possibile. Le aziende in bancarotta si prenderanno i soldi del governo ma usciranno comunque ridimensionate. E non mi fate parlare delle conseguenze per il commercio. Per farla breve, non riesco ad augurare ai miei lettori una buona Pasqua. La resurrezione dell'economia mondiale impiegherà molto più tempo. Spero solamente che Keynes si svegli dal suo riposo eterno per dirci esattamente quanto durerà".

Il Foglio - 20 aprile 2020

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Trump e i dem. La tregua da virus

  • Pubblicato in Esteri

Duemila miliardi di dollari di spesa pubblica, quasi il 10% del Pil americano. La manovra che gli Stati Uniti si apprestano a varare non ha precedenti nella storia. Dà la misura del rischio che stiamo correndo: una Grande Depressione, paragonabile a quella degli anni Trenta nel secolo scorso. L’America riscopre il “manuale d’emergenza” che fu scritto sotto la pressione degli eventi dal presidente Franklin Roosevelt e ispirato dall’economista inglese John Maynard Keynes: solo lo Stato ha i mezzi per riempire il vuoto improvviso di reddito, di consumi e di investimenti. In mezzo a tante notizie tragiche almeno questo segnale positivo arriva da Washington: in un’America politicamente lacerata da anni, il pericolo è tale da aver resuscitato un’intesa bipartisan quasi miracolosa.

Era indispensabile visto che i repubblicani controllano Casa Bianca e Senato, ma i democratici hanno la maggioranza alla Camera; tuttavia non era scontato che si trovasse l’accordo presto e su misure di così ampia portata. I mercati finanziari lo hanno salutato con due sedute di rialzi, anche se è prematuro cantare vittoria contro lo shock economico in arrivo.

Nella manovra che passa alla Camera e che dovrebbe approdare presto sul tavolo del presidente, la sinistra è riuscita a strappare delle conquiste all’insegna dell’equità e della protezione dei più deboli. I democratici hanno fatto tesoro delle lezioni che loro stessi dovettero apprendere nel 2009. Allora l’Amministrazione Obama fu accusata — sia da sinistra che da destra — di aver regalato un salvataggio a Wall Street (oltre 700 miliardi) senza porre condizioni. In realtà vennero stabilite regole molto più severe contro la speculazione, e oggi il sistema bancario sembra più solido. Però mentre le grandi banche venivano di fatto nazionalizzate pro tempore , il governo non impose neppure dei limiti ai superstipendi dei banchieri. Oggi nella nuova manovra gli aiuti alle imprese sono sottoposti a condizioni: non devono licenziare i dipendenti se vogliono i prestiti pubblici; e non possono effettuare quei “buyback”, acquisti di azioni proprie, che servono ad arricchire i top manager sostenendo il valore delle loro stock-option .

Ancora più importanti sono i sussidi diretti ai lavoratori: assegni da 1.200 dollari a testa, 2.400 per nuclei familiari più 500 per ogni figlio a carico; un prolungamento delle indennità di disoccupazione e malattia; l’estensione di questo Welfare ai lavoratori precari della “share economy”, come autisti di Uber o fattorini delle consegne. Il capogruppo repubblicano al Senato ha parlato di uno sforzo economico da guerra mondiale. Si può ricordare che le grandi guerre — nello studio di Thomas Piketty — furono i rari momenti in cui le diseguaglianze cessarono di crescere perché anche i ricchi dovettero pagare la loro parte.

Poiché siamo in un anno elettorale ci s’interroga sull’impatto politico di una spesa pubblica di queste dimensioni. Donald Trump ha il suo tornaconto: non può permettersi di arrivare al voto del 3 novembre in recessione, vuole una ripresa a tempi brevi, perciò azzarda il suo “riapriamo tutto entro Pasqua”. I democratici, che governano gli Stati più colpiti dalla pandemia (New York, California, Washington), possono sostenere di aver tutelato i lavoratori. Il vero test però deve ancora venire e riguarda la tenuta del sistema sanitario. Anzi, dei sistemi sanitari perché vige una giungla di regole diverse a seconda delle assicurazioni private e degli Stati Usa. Tutto il dibattito sulla riforma di Obama e sulle differenze pubblico-privato ora avverrà sotto la pressione tremenda degli eventi. Trump ha voluto scommettere fin dall’inizio su una Santa Alleanza tra Big Pharma, la Silicon Valley, il capitalismo ospedaliero privato, nella corsa verso vaccini e nuove cure. Dovrà vedersela con modelli alternativi che sono all’opera in Cina, Corea del Sud, Giappone, Germania. Come una guerra mondiale, oltre al bilancio umano questo è un test che può abbattere modelli, cancellare certezze, sconvolgere gerarchie internazionali.

Nell’immediato, la dimensione della manovra di spesa americana diventa un parametro su cui altri devono misurarsi.

Federico Rampini – la Repubblica – 26 marzo 2020

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