L'Ue va incontro al disastro

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L’Europa, per cominciare, è meglio vederla per quella che è, incompiuta e senza alcuna voglia di completarsi nel senso di una «vera unione fiscale» con tanto di ministero comune per l’area euro. Che sarebbe il grande passo in avanti dalla nascita dell’euro. Peccato che, a ben vedere, nessuno lo desideri, questo passo. Né l'Italia né la Germania, ammette Weidmann. L'editoriale di Guido Gentili su Il Sole 24 Ore.

Si stanno approntandio i funerali di un'Europa disunita

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Quel che nessuno osa dire di Renzi

Matteo Renzi, il toscanaccio di Rignano sull’Arno, è riuscito in un’impresa sicuramente titanica e senza alcun precedente. Non ha mai lavorato in vita sua. Ha fatto attività politica di piccolo cabotaggio (presidente della provincia di Firenze, sindaco della stessa città, poltrona conquistata senza che a confrontarsi con lui ci fosse un vero competitore, quel Giovanni Galli, berlusconiano di Forza Italia, che nel curriculum aveva quello di essere stato generoso portiere del Milan e della Nazionale), esperienza nello scoutismo. Stop. E’ diventato capo del governo. Può essere un’idea per tanti giovani in cerca di lavoro. Fanno un po’ di gavetta in qualche schieramento politico. Emergono. Propongono la rottamazione della vecchia dirigenza del partito. Appoggiano il leader di turno. Gli confermano la massima fiducia. Quando meno il leader se lo aspetta, lo pugnalano alle spalle ed il gioco è fatto. Si ritrovano un Napolitano sulla loro strada e vengono nominati (senza passaggio elettorale) premier. E’ pur vero che Renzi ha rottamato gli epigoni della vecchia classe politica. Ma del suo partito. D’Alema, Bersani, Enrico Letta, Cuperlo Civati, Fassina.. Snaturandolo, naturalmente. Recuperando un chiacchierato Vincenzo De Luca. Rubando un destrorso come Giuseppe Sala (ex dirigente di Letizia Brichetto Moratti forzitaliota al comune di Milano) trasformandolo in sinistrorso. Riuscirà meravigliosamente nell’impresa affatto ardua di mandare al macero la buona politica e di sconquassare quel che resta di positivo nel suo partito: la voglia ideale di battersi nell’agone politico per migliorare la situazione esistenziale degli italiani. Che le urne siano vuote, anzi, svuotate, al premier non importa. Il suo interesse è rivolto alla conquista delle poltrone. Da assegnare ad amici e conoscenti.  Lui sta realizzando il progetto di Silvio Berlusconi. Chissà che nel suo primo incontro ad Arcore quand’era ancora sindaco di Firenze, non fossero già state poste le premesse per la sua scalata al potere. Il Patto del Nazareno di fatto tradisce i suoi trascorsi. Che abbia raggirato il leader di Forza Italia è sotto gli occhi di tutti. Come anche il fatto che abbia abilmente raggirato i vari rottamati del “suo” Pd. Che sta diventando altra cosa. Il PdN o il PdR sono un abominio. Dovrebbero gridare allo scandalo tutti gli opinionisti. Che invece sono silenti. Hanno accettato il colpo di Stato di Renzi, la pugnalata alle spalle dell’ottimo Enrico Letta, con l’avallo di Giorgio Napolitano. Che evidentemente si era stancato dell’immane responsabilità di guidare dal Colle le sorti di una repubblica disastrata. Probabile anche lo zampino di Mario Draghi e della Confindustria. Che ha dettato al giovin signore di Firenze l’agenda: abolire l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, il Jobs Act che non prevede assunzioni a tempo indeterminato bensì licenziamenti a gogò, quindi meno tutele per il mondo del lavoro. Cosa gradita a tanti imprenditori senza scrupoli. Renzi sta sconquassando la migliore Costituzione del mondo. Nessuno ne sottolinea gli scempi. Avrebbe dovuto affrontare il nodo dell’istituto regionale, abolire i privilegi delle regioni a statuto speciale. Un non senso, oggi, le regioni andrebbero accorpate. Che senso hanno regioni come la Valle d’Aosta, il Molise, la Basilicata, l’Umbria che insieme non hanno gli abitanti di una città come Milano? Ai contribuenti italiani costano e parecchio. In Valle d’Aosta c’è un consigliere regionale ogni 3 mila abitanti. Fate voi i calcoli su quanti dovrebbe averne la Lombardia con i suoi 10 milioni di abitanti. Ha trasformato il Senato in un dopolavoro dove saranno nominati senatori personaggi chiacchierati e con l’immunità parlamentare! Il buon Renzi consapevole degli sprechi della p.a. ma non ha fatto niente per metterci la parola fine. Le tasse aumentano e lui sostiene che diminuiscono. Mente sapendo di mentire. Avrebbe dovuto pretendere un taglio severo degli stipendi dei deputati, dei senatori, dei magistrati, dei dipendenti della Banca d’Italia (il governatore Vincenzo  Visco uno stipendio di 495 mila euro l’anno, Jens Weidmann, capo di Buba, ha uno stipendio di 250 mila euro, per non parlare del presidente degli Stati Uniti, che sia accontenta di 250 mila dollari l’anno). Silvio Berlusconi è riuscito a distruggere il Centrodestra, Matteo Renzi, cammin facendo, riuscirà a distruggere il Centro sinistra. In Europa lo lasciano strillare, tanto sanno che a dettare le regole restano Germania, Gran Bretagna e Francia. Il premier italiano conta quando il due di briscola.

Marco Ilapi,  2 marzo 2016

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