Abbiamo un Parlamento in crisi irreversibile!

Oggi la nuova candidatura di Sergio Mattarella sempre a presidente della Repubblica è invece evidenza che la crisi è istituzionale. Essa è profondissima e va al di là della scelta del presidente e pone il problema della legittimità del parlamento che non sa più scegliere e sceglie di non scegliere, di allungare l’esistente. Su Formiche ne scrive Francesco Sisci.

Questo Parlamento, questi partiti non toccano palla

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Si vara una finanziaria "al buio", le Camere insorgono

Il governo giallo-verde tenta di cambiare il mondo come scritto nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.» Per questa ragione vi chiedo: qual è l'origine della frase "cambiare tutto per non cambiare niente"? Il fatto è che le cose stanno cambiando, questo sì. Ma in peggio. Intanto il peso delle tasse sugli italiani cresce. Lo scontento serpeggia in ogni categoria sociale (n.d.r.). Dal giorno dell'insediamento di questo strano esecutivo, mai voluto dagli italiani, ossia sei mesi dopo, con l’anno che si avvia alla conclusione, i protagonisti di quella crisi si sono ritrovati al Quirinale, nel giorno dell’umiliante capitolazione di fronte a Bruxelles mascherata da vittoria del programma elettorale, per i tradizionali auguri del presidente alle cosiddette alte cariche dello Stato. E il cambiamento è apparso ancora più impalpabile, fino a diventare evanescente. L'editoriale di Marco Damilano sul settimanale L'Espresso.

Nei Palazzi romani regna la confusione più totale

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