Tecnici europei incapaci di affrontare i problemi

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Una delle idee che circolano dopo il sacco di Atene è quella di deporre dall'esterno l'esecutivo guidato da Syriza e insediare un Governo «tecnico». Ma va sottolineato, come in passato, che quelli che l'Europa definisce tecnici non sono persone che sanno come funziona il mondo: sono persone che sottoscrivono le fantasie omologate e non cambiano mai idea, neanche quando i risultati sono catastrofici. Le prove che l'austerità produce gli effetti devastanti descritti nei manuali di macroeconomia sono schiaccianti. Un commento al veleno di Paul Krugman su Il Sole 24 Ore.

Con la Grecia ha fallito l'Unione Europea

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Aiuti alla Grecia, come se l'Italia avesse avuto 700 miliardi!

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Non è affatto chiaro, infatti, quale sia la lezione che i cittadini di questi paesi possono aver appreso dalla crisi greca. Mentre è invece chiarissimo, anche se poco se ne parla, che le possibili reazioni delle opinioni pubbliche dei paesi periferici sono una variabile chiave, se non “la” variabile chiave, di qualsiasi soluzione del rebus europeo. Vediamo perché.
L'epilogo della crisi greca è fatto di tre ingredienti, due chiaramente visibili e uno meno evidente. Il primo è l'arrivo di una montagna di soldi: 86 miliardi, quasi metà del Pil greco (è come se all'Italia venissero prestati 700 miliardi). Il secondo ingrediente è il commissariamento di fatto della Grecia da parte dell'odiata Troika. Il terzo ingrediente, quello meno evidente, è l'inversione della congiuntura economica prodotto dalla gestione della crisi: alla fine del 2014 il Pil greco si avviava a crescere del 2%, dopo la follia collettiva di 6 mesi di trattative inconcludenti si contrarrà nella medesima misura (è come se in Italia il Pil avesse perso 50-60 miliardi di euro). Il combinato disposto Tsipras-Troika è riuscito nel capolavoro di commutare una ripresa probabile in una recessione certa. Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

La piccola Atene inguaia l'Europa

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Più poteri alla Bce

La miopia dell'Intesa del 13 luglio può divenire una tenaglia reputazionale per la nostra banca centrale. Una tenaglia che mostra come la miopia dei politici europei è merce che viene da lontano. Dal momento cioè in cui si decise che la Bce, fino al quel momento efficace gestore della politica monetaria, avrebbe dovuto divenire responsabile anche della stabilità bancaria. Per centralizzare la supervisione bancaria si sarebbe potuto pensare anche a soluzioni istituzionali diverse, come la creazione di una Autorità Unica di Supervisione Europea, gemella come ruolo e poteri alla Bce, magari facendo evolvere istituzionalmente l'attuale Autorità Bancaria Europea (Eba), oggi autentico figlio di un dio minore nell'architettura europea. Invece i miopi politici europei hanno preferito i vantaggi di breve periodo di avere una istituzione monopolista della politica monetaria e della vigilanza, barattandoli con i costi di più lungo periodo, vale a dire con i rischi di efficacia sia per la politica monetaria che per la politica di vigilanza, per non parlare dei rischi reputazionali per la banca centrale ed i suoi vertici. Un articolo di Donato Masciandaro su Il Sole 24 Ore.

 

Grexit più lontana grazie alla Bce

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