Una vergogna i 600 euro ad alcuni onorevoli

Quello che più offende, questa volta, e solleva una nuova ondata di indignazione, è la piccineria taccagna e miserabile di chi si è precipitato a raschiare quei 600 euro, di fatto sottratti a chi ne aveva più bisogno, in un momento tragico per il Paese. Quello della spaventosa conta quotidiana di morti, degli appelli a tutto il mondo per trovare respiratori per quanti si spegnevano affamati d’ossigeno, delle sale di rianimazione stracolme, dei medici che se ne andavano a due, tre, quattro al giorno, dei camion militari che partivano appena faceva buio per portare centinaia di bare verso cimiteri lontani per la cremazione... Nulla può giustificare l’avidità di chi in momenti come quelli ha fatto il furbo. Tanto più che, stando alle rivelazioni che sgocciolano tra l’imbarazzo e la collera dai vertici e dagli ispettori dell’Inps, dicevamo, sarebbero in totale un paio di migliaia i politici nazionali, regionali, comunali, ad aver cercato di avere una fetta di quella torta. Il commento di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Quegli onorevoli straccioni...

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E ora? Cambiare la democrazia!

Di fondo nella nostra difficoltà di essere all’altezza di un mondo così diverso da prima, c’è soprattutto lo strascico di una cattiva burocrazia (c’è anche quella buona, ovvio: l’abbiamo vista al lavoro anche in queste settimane) che troppo spesso è apparsa negli anni simile a quella descritta da Honoré de Balzac ne Gli impiegati: «Rimanevano o arrivavano solo pigri, incapaci o imbecilli. Così, lentamente si radicò la mediocrità nell’amministrazione. (…) Interamente composta di spiriti meschini, la Burocrazia ostacolava la prosperità del Paese» e «ormai padrona del campo, controllava tutti e teneva al guinzaglio gli stessi ministri. E soffocava quegli uomini di talento tanto arditi da voler camminare senza di lei...» L'editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

L'Italia in ritardo, la Svizzera no, questo e' il problema

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La burocrazia? Un male endemico, peggio del Covid 19

Ma i burocrati nostrani hanno mai letto Ludovico Muratori? «Quanto più di parole talvolta si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può divenire». La risposta, tre secoli dopo, è tutta nel «Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile» del 24 marzo: 123.103 parole. Tredici volte più di quelle dell’intera Costituzione italiana del 1947. Un delirio. Che rischia di minare lo stesso sforzo straordinario compiuto in queste settimane da altri pezzi della pubblica amministrazione. Spiegava nel 1742 il grande erudito nel libro Dei difetti della giurisprudenza: «I sottili osservatori della legge, per accomodarle al loro bisogno, lambiccano ogni parola, ogni sillaba, virgola e punto, e mettono in forse quello che forse ha voluto dire, ma forse non ha assai limpidamente espresso il legislatore». Questo è il nodo. Giudicherà la storia, come lui stesso ha detto, se Giuseppe Conte e il governo hanno fatto quanto potevano contro il coronavirus. Ma certo, come spiegava martedì Sabino Cassese, «non si comprende perché i nostri governanti continuino a scrivere proclami così oscuri» Il commento di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Uccide piu' il Coronavirus o la burocrazia?

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