Candidati del M5S nel mirino. E quelli del Pd e di Fi?

Gran titolo sul Messaggero: “Tra impresentabili, ricorsi e dimissioni è caos M5S”, “L’incubo impresentabili ritorna”. Invece, se Minniti, Del Rio, la minoranza interna di Orlando ed Emiliano, le federazioni locali si ribellano ai paracadutati, alle epurazioni e alle liste indecenti di Renzi, nessun “impresentabile”, nessuna “rivolta”, nessun “caos”: al massimo “malumori”, ma parlando con pardon e chiedendo scusa alle signore (Corriere: “I malumori di Delrio e Minniti per le ‘garanzie’ del segretario su collegi e posti nelle liste). E sia chiaro: l’unico impresentabile, peraltro mai indagato, del M5S. Il commento di Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano.

Tutti, ma proprio tutti, addosso all'avversario

Leggi tutto...

Renzusconi versus Europa, è un addio? O sono solo parole al vento?

 

Matteo Renzi non perde l’occasione di dare in pasto all’opinione pubblica un’operazione di verità. Sarà per l’influenza, i suggerimenti del suo guru americano, Big Jim Messina, che gli sta dicendo cosa promettere agli italiani per guadagnarsene il voto. Per comprare il voto. Come ha fatto nel maggio del 2014 con gli 80 euro regalati a chi, tutto sommato, non ne aveva un gran bisogno. I lavoratori con un reddito tra gli 8 mila e gi 25 mila euro si sono presi la mancetta. Alla faccia dei conti dello Stato, piuttosto traballanti. Tra l’altro. Sono stati buttati al vento 10 miliardi di euro senza che sia stato perseguito l’obiettivo che il premier si era dato, l’aumento dello zero virgola del Pil. Renzi ha clamorosamente toppato e adesso ne paga il fio. Il calo vertiginoso dei consensi. Dal 41 al 30 per cento. Mica male per un rottamatore! Adesso ad essere rottamato probabilmente sarà lui. O i risultati sulla crescita economica vengon presto o saranno ulteriori guai per il Belpaese. E poi il ragazzo si innervosisce perché viene contestato. Il venditore di fumo si aspettava ben altro quando ha dato il benservito ad Enrico Letta.. E le ha tentate, le sta tentando tutte. Tant’è che assomiglia sempre più a Silvio Berlusconi. “L’Italia riparte, abbiamo agganciato il treno della ripresa”. Se lo dice lui… Ma non è così. I suoi consiglieri (Big Jim Messina, Filippo Sensi, ecc.) dovrebbero suggerirgli di fare una bagno nel mare della realtà. Se alcuni indicatori (e non parlo del debito pubblico che continua inesorabilmente a crescere, a fine anno sfiorerà i 2300 miliardi di euro, pari a 25 mila euro per ciascuno di noi) come il famigerato spread con i bund tedeschi che nel novembre del 2011 ha sfiorato i 600 punti, mentre oggi si staglia sui 120/130 punti, il merito è da ascriversi a Mario Draghi che con la sua Bce acquista ogni giorno titoli del debito pubblico nostrano (e non solo nostrano) grazie al Quantitative Easing, tra l’altro osteggiato dalla Bundesbank. Non fosse così, Renzi sarebbe già saltato da tempo da Palazzo Chigi. Il premier propone la costruzione del Ponte sullo Stretto. Con quali soldi? Deve provvedere alla messa in sicurezza di un fragile territorio soggetto a smottamenti, alluvioni e fenomeni tellurici. Con quali soldi? Forse è il caso che l’Italia sia governata dai tedeschi. Che han dimostrato, nel tempo, di saperci fare almeno in casa propria. Oppure di avviare  il progetto politico, da concludersi nel breve volgere di un quinquennio, degli Stati Uniti d’Europa. I mercati reagirebbero conseguentemente. Così come, pochi anni or sono, hanno reagito quando il governatore della Bce aveva promesso che avrebbe adottato qualsiasi misura pur di salvare la moneta unica. Gli indicatore dei mercati finanziari sono assai sensibili a decisioni che portano in una certa direzione. Oggi l’Europa non esiste più. Bisogna cambiare per sopravvivere. Gli osservatoti più avvertiti lo dicono da gran tempo. L’Europa unita è una forza dirompente. L’Europa disunita è una fragile costruzione che ad ogni minimo soffiar del vento rischia di crollare. Lo sappiano la Merkel, Hollande e Renzi. Sarà per l’incontrollata immigrazione. Sarà per la sua irrilevanza nello scacchiere mondiale, dove ad incidere restan sempre Stati Uniti d’America e Russia. Senza di loro nessuna foglia si muove. E l’instabilità, la cattiva gestione dei focolai di crisi, in Medioriente e non solo, ha generato, e genera, fenomeni quali Al Qaeda, l’Isis, primavere arabe abortite e novelli dittatori. Renzi se vuole fare lo statista e non il piazzista deve essere conseguente. Alle parole, talvolta aspre nei confronti della Merkel e di Juncker, deve mettere sul tavolo la revisione de trattati, ad incominciare dall’usurato dal tempo Maastricht, dal fiscal compact per finire all’inserimento di un nuovo progetto europeo, più credibile. A Roma nel marzo del 2017 deve nascere una nuova Europa federale, sul modello Usa. Non ci intravedono alternative.. Si inizi con Germania, Francia e Italia. Il resto della truppa seguirà. Forse la crisi verrà superata. Altrimenti ci avviamo ad un certo tramonto del sogno che fu di Adenauer, De Gasperi e Schuman. Europa addio?

Marco Ilapi, 4 novembre 2016

Leggi tutto...

Immigrazione, le contorsioni di Palazzo Chigi

L’ultima uscita del nostro premer è stata davvero spettacolare. Al termine del vertice europeo di Bratislava rilascia un’intervista al Corriere della Sera, che definire esplosiva non è esagerato. Al punto che persino al radiogiornale di Radio 24 l’altra sera il cronista rilevava come certe frasi fino a ieri venivano pronunciate solo da esponenti dell’opposizione “populista”. Sottinteso: come la Lega, come il Movimento 5 Stelle... Il commento di Marcello Foa su il Giornale.

Renzi che parla dell’immigrazione come Salvini? E che denuncia le incoerenze economiche dell’Europa come Di Battista? Sì, sì.

E' tornato Matteo "er bomba"

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .