Renzi può dire ciò che vuole...

... perché nessuno lo contrasta. Qualcuno potrebbe chiedersi perché, se c’è Renzi in tivù, non c’è quasi mai un giornalista (troppo) “critico”. Il motivo è semplice: è Renzi a imporlo. E così la Boschi, un’altra terrorizzata all’idea che qualcuno possa metterla in difficoltà (cosa peraltro elementare, al punto che spesso riesce a farlo lei da sola). Proprio in queste pagine, Carlo Tecce ha raccontato il potere che esercita sull’informazione italiana un personaggio come Filippo Sensi, portavoce di Renzi dal passato oltremodo rutilante (era vicedirettore di un giornale, Europa, con più pagine che lettori). Un articolo di Andrea Scanzi su il Fatto Quotidiano.

Le interviste a Matteo con giornalisti "zerbino"

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Renzi ha vinto la sua battaglia

Matteo Renzi potrà fare finta in conferenza stampa di coltivare raffinatezze letterarie citando il giallista teologo Gilbert K. Chesterton (e lo spin doctor Filippo Sensi è lì anche per quello), ma la sua vera natura è quella del predatore che risponde in prevalenza a sollecitazioni istintuali. Per questo introietta già a livello inconscio la grande lezione del privilegio rampante che i presunti Padri Fondatori della democrazia americana misero a punto a tutela dei privilegi, loro e dei loro referenti (di classe): allora gli interessi della nuova aristocrazia del denaro, che si sostituiva a quella di nascita; ora il ceto partitico accaparratore di clamorosi vantaggi di posizione, da tutelare nel rapporto coalizionale con altri rentriers fruitori di rendite posizionali. Un articolo di Pierfranco Pellizzetti su il Fatto Quotidiano

Italicum, nasce il partito di Renzi

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