Amministrative, il Pd retrocede, Fi non scompare

 Un’ombra, quella ligure, aleggia in casa Pd, in grado di trasformare il risultato del partito di Matteo Renzi in una nuova guerra di logoramento con la minoranza interna. Riproporrebbe due fantasmi in un colpo solo: quello di un Movimento 5 Stelle sempre forte e in grado di erodere voti anche a sinistra; e di una lista degli avversari renziani del Pd determinati a dimostrare che non è sempre un vincente. Per quanto locali, le elezioni di ieri dovevano consentire al premier di puntellarsi e di brandire il risultato come una clava da usare contro quanti hanno scommesso su un risultato ambiguo. I l partito di Renzi ha fatto e disfatto la campagna elettorale. Ed è al suo interno, dunque, che bisogna aspettarsi contraccolpi: anche perché il suo calo rispetto alle europee del 2014 è vistoso. Il prezzo pagato è stato di immagine, di tensioni. Ma anche di voti.Un editoriale di Massimo Franco sul Corriere della Sera. 

Regionali, dopo la tempesta il sereno?

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Ancora due settimane e si andrà alle urne

Amministrative in 7 regioni. Il Pd parte favorito ma non si escludono sorprese. Resta da capire come faranno gli elettori, ormai abituati al meccanismo semplice del bipolarismo, a dipanare le matasse imbrogliate che gli si presenteranno nelle urne. Al momento, c’è una sola previsione possibile: a parte l’astensione, che rimane il rifugio dei più stufi, a beneficiare della guerra civile che si combatte a sinistra e a destra potrebbe nuovamente essere Grillo. Un editoriale di Marcello Sorgi su La Stampa.

Regionali, un test per il premier

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Cresce l'astensione, allarme nel Palazzo

La rottamazione si ferma a Roma. L'altroieri ai gazebo sono andati quasi in 40mila e per un voto che lo stesso vice-segretario Guerini ha considerato dall'esito «scontato». Dunque, senza una vera competizione. Il punto però è anche il criterio con cui è stata scelta la candidatura di Alessandra Moretti, designata dal leader come capolista per il Nord-Est per il Parlamento Ue e dopo sei mesi dirottata sul Veneto. Delle due l'una. O Renzi non considera importante l'Europa nonostante i suoi ultimatum a Juncker. O nel partito si ragiona come una volta e i candidati vengono usati alla bisogna, senza alcuna selezione sulla base delle competenze, tant'è che Bruxelles o Venezia pari sono. Così Lina Palmerini su Il Sole 24 Ore.

Pd, flop alle primarie regionali, occorre riflettere seriamente

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