I vizi del sistema giudiziario che soffocano il Belpaese

Ma la giustizia italiana è davvero irriformabile?

Perché la giustizia in Italia non cambia mai? Perché gli errori si ripetono, i ritardi incancreniscono, le riforme saltano o, quando pure si fanno, risultano irrilevanti? Per questa domanda ci sono due risposte collegate tra loro. La prima riguarda la distanza dei cittadini dal problema. La giustizia è percepita come una cosa di altri, salvo poi scoprirne l'insostenibile prezzo quando se ne viene direttamente a contatto. La seconda dipende dal modo con cui la giustizia viene amministrata, e cioè dal suo arroccamento in un fortino dove si consolidano regole e logiche diverse e talvolta opposte a quelle della vita, e dove tutto può accadere senza che nessuno sappia, o piuttosto venendosi a sapere l'opposto di ciò che è accaduto. Il prologo del libro di Alessandro Barbano su Linkiesta.

 

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La questione giustizia e la stabilità del governo

Governo Meloni debole, l'opposizione incapace di approfittarne

La giustizia è stata una questione profondamente divisiva del Parlamento italiano per oltre 30 anni e si annodava per molti versi intorno alla persona di Silvio Berlusconi. Per questo la sua scomparsa poteva fare sperare in una cura di questa antica ferita. Ma non sembra sia il caso, e ciò per vicende in realtà minori (...) Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ex magistrato, avrebbe dovuto sanare allora la situazione. Ma così non sembra sarà, questo forse anche per altre tre vicende giudiziarie che assediano questo governo. Il ministro del Turismo Daniela Santanchè è indagata per frode e bancarotta fraudolenta per la sua azienda; il sottosegretario Andrea Delmastro è sotto torchio per avere rivelato segreti d'ufficio; il presidente del Senato Ignazio La Russa è nell'occhio del ciclone per l'accusa di avere usato il suo ufficio per proteggere il figlio a sua volta accusato di stupro.

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Intercettazioni e carriere, ecco i nodi da sciogliere

In arrivo un'ennesima riforma della giustizia. Che ne dicono i magistrati?

Nordio, nella prima vera occasione istituzionale, declina ciò che può senz’altro essere considerato il piano più riformista dell’ultimo quarto di secolo, in coerenza con la sua fama di garantista liberale che abbiamo avuto modo di conoscere negli ultimi anni nella veste di editorialista e scrittore di saggi anticonformisti, marcatamente schierato contro “il sistema”.Il commemto di Antonio Pagliano su il Sussidiario.

 

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