L’Europa getti il cuore oltre l’ostacolo!

I leader della Germania sembrano essere più d’uno. Angela Merkel, in primis, poi Wolfgang Schauble, l’austero ministro delle finanze, quindi Jens Weimann, il governatore della Bundesbank. Il portavoce del cancelliere sostiene che si può essere più solidali con i paesi in difficoltà. Due secondi dopo il capo di Buba lo smentisce, chiedendo di rendere i vincoli sanciti dal patto di stabilità ancor più stretti. In una morsa che, alla fine della fiera, soffocherà tutti i tentativi di riprendere un cammino di crescita. La lezione di Gran Bretagna (che sta in Europa, anche se fuori dall’euro), Stati Uniti (che hanno superato la crisi innescata a casa loro), Giappone e Cina non ha davvero insegnato nulla ai teutonici. Come non ha insegnato nulla all’Europa quanto sta accadendo nelle sue periferie. Ucraina docet, così come Siria docet. Per non parlare del problema dell’immigrazione che sta assumendo contorni assai più che preoccupanti. L’Europa non esiste. E’ risaputo. Così come non esistono più le Nazioni Unite, in particolare, l’ organo esecutivo, il governo dell’Onu, il Consiglio di Sicurezza (cui potrebbe essere mutato il nome in Consiglio di Insicurezza). Il mondo sta franando e nessuno sembra non comprenderlo. La Libia non è sull’orlo della guerra civile. Laggiù regna l’anarchia più totale. Il suo territorio è fuori da ogni controllo di legalità. Con l’assassinio di Gheddafi non è stato risolto alcun problema. Semmai è stato aggravato. E di molto. Le responsabilità sono da ascrivere alla Francia di Nikolas Sarozy e agli Stati Uniti di Obama, che gli ha dato corda. La Tunisia non è un paese democratico. Così come l’Egitto de dopo Mubarak e Morsi. Non parliamo dei fatti di Siria e Turchia. Per non pcitare l’Iraq del dopo Saddam e l’Afghanistan di Karzaj. Non dimentichiamo i conflitti sanguinosi in Africa. Noi europei ci stiamo guardando l’ombelico e il mondo piange. Le fiamme devastano interi territori del pian eta e l’Europa fa finta di nulla. Le guerre di oggi non sono più (almeno non solamente) conflitti militari. Sono anche (e soprattutto) guerre economiche. Per il gas (Russia-Ucraina-Europa insegnano). Per l’acqua. Per il petrolio. E intanto la gente muore. Di fame. Di malattie che si potrebbero curare con qualche vaccino di una multinazionale occidentale. Ma, Dio Santo, le armi dei filo russi nell’Ucraina dell’Est chi le ha prodotte?  Magari sono russe e allora si viene a scoprire chi è che fomenta il conflitto in quella regione.  Il discorso va esteso ai fatti siriani, a quelli iracheni e a quelli africani. Sembra che al mondo non interessi più la pace. Sì, tante parole si spendono, anzi, si sprecano, ma di risultati concreti nella direzione di un mondo in cui regnino finalmente pace e concordia, neanche a parlarne. L’Europa non esiste più. Non ci sono più statisti degni di questo nome. Barack Obama,  David Cameron, Angela Merkel e Francois Hollande non lo sono di certo. Matteo Renzi è ancora troppo giovane e imberbe. E’ un fuori rosa. Si farà. Certo che personalità come Eisenhauer, Schumann, Adenauer e De Gasperi che hanno dato il proprio contributo allo stabilirsi di un lungo, lunghissimo, periodo di pace e di benessere economico non ci sono più. E si avverte. Ci vorrebbero una nuova Yalta, un nuovo Bretton Woods, una nuova organizzazione delle Nazioni Unite e non Disunite. Solo così Stati Uniti e Russia, Europa, Asia e Africa potrebbero riacquistare quella dignità di Stati-guida che da tempo hanno perduto. L'Europa getti il suo cuore oltre l'ostacolo! Si faccia promotore di una vera e rivoluzionaria iniziativa per dimostrare al mondo intero che esiste. Per quanto riguarda la sua economia, se l'Europa vuole tenere il passo dei grandi (Usa, Cina, Giappone e India) veda di accelerare il suo processo di integrazione verso gli Stati Uniti d'Europa.

Marco Ilapi – 15 maggio 2015

 

gno 2014

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Bundesbank e i trucchi di Jens Weidmann

  • Pubblicato in Esteri

La Germania, e per essa la Bundesbank, pretende che le banche centrali dell'eurozona non sottoscrivano le emissioni del debito pubblico (la cosiddetta monetizzazione del debito), mentre a casa sua si comporta in modo assolutamente diverso: sottoscrive i titoli del debito tedesco. Operazione vietata! Carlo Clericetti su La Repubblica critica aspramente il comportamento della Banca Centrale tedesca.

Le mosse ardite della Bundesbank

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