E' sempre un'Europa a trazione tedesca

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Aveva proprio ragione Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato americano: l'Europa non esiste. Purtroppo questa tremenda verità è ancora tale. Dopo le ultime elezioni, gli anonimi Barroso, Van Rompuy e Asthon sono stati sostituiti da altri personaggi altrettanto anonimi come Juncker, Task e Mogherini ma la sostanza non cambierà faccia. Con i focolai di guerra che sono esplosi in mezzo mondo, a confrontarsi saranno il presidente degli Usa, lo zar Putin. La ragione di scelte deboli, che non si discostano molto da quelle fatte per guidare le istituzioni Ue nel quinquennio che sta per terminare, è purtroppo sempre la stessa: ormai i governi, che siano dell'Unione o dell'Eurozona non cambia, preferiscono concordare tra loro le politiche europee, usando Commissione e Consiglio per avallarle legalmente. Solo l'Europarlamento finora ha provato a resistere, anche se non sempre con successo. Dunque, salvo clamorose smentite, il rischio anche questa volta è che cambino gli uomini al timone delle istituzioni Ue ma che il corso della politica europea resti sempre lo stesso: deludente, inadeguato, quando non fallimentare. Così Adriana Cerretelli su Il Sole 24 Ore.

L'Ue ha deciso di non cambiare le regole del gioco

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Renzi: "Buba pensi alle sue banche in difficoltà"

Il governatore della Bundesbank Weidmann è sceso in campo, a gamba tesa, interferendo pesantemente sui problemi economico-politici del nostro paese. Ma perché Weidmann si comporta così? Forse rimpiange una Bundesbank regina delle banche centrali europee e non, come ora, solo uno dei componenti del sistema europeo delle banche centrali guidato dalla Bce. Forse è semplicemente d’accordo con il partito anti-euro tedesco, che non è nato per iniziativa di populisti incolti, ma di autorevoli intellettuali come l’economista Hans-Werner Sinn, che è uno dei suoi leader. Persone convinte che la Germania starebbe meglio da sola (o meglio, con solo i suoi satelliti) anche mettendo in conto l’inevitabile rivalutazione che il ritorno al marco comportarebbe. Una linea che l’astuta Merkel non condivide, e si è visto in chi ha più fiducia la maggioranza dei tedeschi. Così Carlo Clericetti su la Repubblica.

Il duello rusticano tra Renzi e Merkel

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Angela e Matteo, se sono rose, fioriranno

Gioco tra le parti tra la severa Germania di Angela Merkel e una fin troppo rilassata Italia guidata da Matteo Renzi. Ma i tedeschi non dimenticano. Qualche anno fa Mario Monti aveva cercato di costituire un'asse con Berlino, ben presto abortita. Era scattata contro di lui la sindrome teutonica della slealtà, l’accusa della congenita incapacità degli italiani di mantenere i patti. Una presunta lettura antropologica ha preso il posto dell’analisi politica. Non c’è stata nessuna seria analisi se la politica di Monti, al di là del suo stile tecnocratico e della sua «strana maggioranza», fosse quella più adatta per un’Italia economicamente stremata. La crescente alienazione della popolazione dalla politica (che alle elezioni si tradurrà in cifre elevatissime di astensione), il fenomeno in crescita esponenziale del grillismo, la persistenza del berlusconismo e quindi il flop elettorale di Monti, vengono letti in Germania come conferma della cronica instabilità italiana. Quindi come antropologica inaffidabilità degli italiani. Non come segni di colossali problemi oggettivi da affrontare con un nuovo approccio razionale ed economico.  Così Gian Enrico Rusconi su La Stampa.

Scontro in vista tra Italia e Germania

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