Il Rinascimento a Brescia

Il Rinascimento a Brescia

Come si viveva nel Cinquecento in una delle città più popolose dell’Europa moderna? Quali sentimenti animavano gli uomini? A chi si chiedeva protezione? Quale era il ruolo delle donne? Quali libri si leggevano, quale musica si ascoltava? Come veniva inteso il  rapporto con la natura e con l’antico? E l’amore? E la morte da che parte stava? Cosa rese la pittura bresciana straordinaria e la pose come base della rivoluzione artistica di Caravaggio?

A queste domande e anche a molte altre risponde la mostra Il Rinascimento a Brescia.  Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552, di Fondazione Brescia Musei che ha la  curatela di Roberta D’Adda, Filippo Piazza e Enrico Valseriati e vuole  restituire al pubblico di oggi lo spirito di un’epoca.

Troppo spesso il Cinquecento bresciano di Moretto (1498 circa – 1554), Romanino (1484/1487 – 1560) e Savoldo (1480 circa – post 1548) è stato raccontato come un episodio isolato, confinato nella storia dell’arte.  Questa rassegna  dimostra come e perché la pittura raggiunse risultati sorprendenti, facendosi linguaggio precursore di maestri come Moroni e Caravaggio e divenendo base della straordinaria tradizione della cosiddetta pittura della realtà.

Il Cinquecento a Brescia è eccentrico, tormentato da tensioni religiose e dai drammi della guerra, tra il lusso delle famiglie nobiliari di una città ricca e potente, l’operosità di molti e il fermento culturale.

In mostra vedremo dipinti, oggetti, libri, armi, strumenti musicali che diventano testimoni di un periodo che si apre con il brutale Sacco della città nel 1512, la crisi sociale, economica, morale che ne consegue e prosegue con la rinascita, colma di inquietudine così come di un  desiderio di un nuovo tempo di pace e prosperità.

Brescia nel 1506 è una città di circa 60.000 abitanti, tra le venti città più popolose del continente europeo, più di Roma e più di Madrid; è uno dei centri nevralgici della Repubblica di Venezia in terraferma, un grande emporio commerciale e produttivo.  Questi dati non solo danno conto della convergenza di interessi esistenti su Brescia, uno dei maggiori centri economici, sociali e culturali dell’Europa del tempo, ma fanno meglio intendere cosa significò il 1512 quando le truppe francesi, condotte da Gaston de Foix, saccheggiarono la città uccidendo circa 8.000 uomini e donne, incendiando e distruggendo.

 La notizia divenne ben presto globale e si trasformò in spavento collettivo. Una tragica anticipazione di quello che sarebbe stato, di lì a pochi anni, il più violento e simbolico saccheggio dell’Europa moderna, il Sacco di Roma nel 1527.

Un capovolgimento dell’ordine costituito che ebbe ripercussioni immediate a Brescia: migliaia di vittime, distruzione di case, chiese e patrimonio, violenze e stupri, fuga di molti, interruzione di cantieri e il rallentamento brutale dell’economia e, ovunque, in termini di paura.

Diverse anche le conseguenze a lungo termine: la città non tornò più a essere altrettanto popolata, assestandosi intorno ai 40.000 abitanti e venendo presto superata da altri centri europei.  Conobbe un periodo di profonda crisi sociale, morale, religiosa. Un trauma che, come capita, generò fermento: si avviò infatti un ‘nuovo clima’ che questa mostra vuole raccontare attraverso le opere, perlopiù pittoriche, e gli artisti che vissero in quegli anni tanto complessi quanto intensi.

Difficile oggi comprendere appieno un’epoca lontana 500 anni, possibile ed affascinante è però viaggiare lungo la storia grazie a una serie di testimonianze, in particolare artistiche, molti indizi e diverse suggestioni.

 Il volto di questo progetto ma anche il termine cronologico, è Fortunato Martinengo.  Il nobile bresciano nasce infatti in quel 1512 e muore nel 1552. Fortunato Martinengo è un conte, scrive poesie, è un musicista, fonda l’Accademia dei Dubbiosi e prende parte ai movimenti ereticali dell’epoca. Vedovo in giovane età, il suo ritratto dipinto da Moretto – in mostra grazie allo straordinario prestito dalla National Gallery di Londra – è uno dei più affascinanti del Cinquecento, con una posa che ricorda la tradizione della melanconia, trasognata e misteriosa e riesce  a sintetizzare lo spirito del tempo.

 Oltre al luogo di nascita sono  molti i punti di contatto tra i tre pittori Moretto, Romanino e Savolgo,  così come molte sono le diversità. Savoldo è il più anziano e quello che forse più si distacca dagli altri due, anche per la sua lunga permanenza a Venezia. Egli  sviluppa un linguaggio poetico non sempre di facile lettura e raffinate ricerche illuministiche. Romanino è certamente l’interprete più spontaneo e, con l’andar del tempo, più “ruvido” della scena artistica, anche grazie alla sua capacità di mettere in scena contesti di verità di popolo e scene affollate. Moretto viene celebrato da Vasari come “delicatissimo ne colori e tanto amico della diligenza”, straordinario interprete del naturalismo lombardo e, come Romanino, riceve e recepisce stimoli provenienti dalla cultura figurativa nordica, padana, toscana e veneta.

A Brescia il ’500 è un’epoca in cui, oltre agli artisti, risaltano personalità carismatiche, anche in ambito religioso e intellettuale. Sono gli anni di Angela Merici, amica di Moretto e in contatto con Romanino, fondatrice nel 1535 della Compagnia di Sant’Orsola, della poetessa Veronica Gambara, e di Agostino Gallo che teorizza il rapporto armonico con la natura, rispecchiato in molti dipinti.

 Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto scrive Ariosto nel 1516: il periodo è appassionante, sono gli anni precedenti al Concilio di Trento, delle grandi inquietudini religiose, gli anni di Pietro Bembo e di Tiziano e del soggiorno a Bergamo di Lorenzo Lotto che in una lettera chiama Moretto, nel 1528, fratello.

La mostra che aprirà il 18 ottobre e sarà visitabile sino al 16 febbraio 2025, sarà ospitata presso il Museo di Santa Giulia. Sarà  accompagnata da una serie di itinerari in città e si propone come occasione per immergersi in un periodo storico per comprenderne gli aspetti artistici e umani. Un percorso tra arte, storia, filosofia e religione che svela un Rinascimento che ha saputo celebrare le donne, che ha identificato nella natura uno spazio di armonia e una fonte di possibile sviluppo e  che non è rimasto indifferente ai primi fermenti di riforma religiosa.

L’esposizione è resa straordinaria grazie alla presenza di prestiti provenienti da alcune tra le più importanti istituzioni internazionali come il MET di New York, la National Gallery di Washington, il Getty Museum di Los Angeles, oltre a New Orleans, Allentown, National Gallery di Londra, Kunsthistorisches di Vienna e Szépművészeti di Budapest. Dall’Italia giungono opere dalla  Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco, Accademia Carrara di Bergamo, Museo di Castelvecchio di Verona e  Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, insieme a prestiti dal territorio lombardo e, in mostra, parte del patrimonio di Pinacoteca Tosio Martinengo e della Diocesi di Brescia che conservano alcuni tra i più importanti corpora di opere di Moretto, Romanino e Savoldo.

I visitatori sono infatti invitati a completare l’immersione nel Cinquecento bresciano sia attraverso un percorso in città, tra edifici sacri e non solo, e tra questi, la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso che conserva il Polittico Averoldi di Tiziano – giunto a Brescia nel 1522 – sia nelle sale della Pinacoteca cittadina, con le grandi pale d’altare di Moretto e Romanino.

Il progetto permette inoltre ad alcune opere, dopo secoli, di tornare in città: è il caso dello Stendardo dei Disciplini dipinto da Moretto, in prestito da Possagno, già di proprietà di Antonio Canova, anche oggetto di un restauro realizzato in occasione della mostra. L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Skira con testi di Letizia Barozzi, Barbara Bettoni, Marco Bizzarrini, Roberta D’Adda, Marco Faini, Querciolo Mazzonis, Fabrizio Pagnoni, Ester Pietrobon, Alessandra Quaranta, Barbara Maria Savy e  Elisabetta Selmi.

Dipinti Sensazionali, Chi cerca trova, Rinascimento in Musica, Una città «geniale», La Scienza dei Colori, sono solo alcuni dei titoli delle attività educative previste per scuole di ogni ordine e grado, famiglie e adulti.

Patrizia Lazzarin, 22 luglio 2024

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