Quelle tensioni che riaffiorano

L’accordo sui prestiti alle imprese c’è, e si tratta di una cifra corposa, dopo una trattativa sfibrante a Palazzo Chigi. Ma sconcerta il ritardo di giorni, figlio di uno scontro di potere tra M5S e Pd sulla gestione dei finanziamenti alle imprese in epoca di coronavirus: 200 miliardi di euro. E allunga un’ombra sulla compattezza della maggioranza, proprio mentre si intravede un’uscita lenta dalla pandemia.

Il 4 maggio 2020. Potrebbe essere questa la data di inizio della vera ripartenza. «Che poi dovrà essere cauta e graduale», come si affannano a ripetere gli scienziati che hanno il compito di indicare al governo la strada da percorrere per contenere il contagio da coronavirus. Soprattutto per non rischiare di ritrovarsi in piena estate a chiudere nuovamente tutto perché ci sono nuovi malati, altre vittime. E dunque si procederà per tappe. Già da metà aprile — subito dopo le festività pasquali — potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare. Ma per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora altre settimane. E in ogni caso le regole non cambieranno: un metro di distanza e preferibilmente con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché rimarrà in vigore a lungo il divieto di assembramento.

Aziende e negozi</p> <p data-bind="text: $data">L’ultimo decreto firmato dal presidente Giuseppe Conte scade il 13 aprile. E dunque i contenuti del nuovo provvedimento saranno decisi tra venerdì e sabato controllando l’andamento della curva epidemica e dunque l’indice di contagio R0. Se continuerà a

La prima mossa Possibile a metà aprile il riavvio solo di alcune attività produttive e nel commercio

scendere potrebbe arrivare il via libera per alcune imprese di supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, alcune aziende meccaniche, ma anche qualche negozio che vende prodotti per il tempo libero o forniture per gli uffici.

Parchi e strade

Soltanto a maggio si potrà invece pensare a una circolazione più libera, anche se con molti limiti. E soltanto se — da un tempo congruo, come chiesto dagli scienziati — l’r0 sarà già prossimo allo zero. Non sarà comunque consentito stare in gruppo per strada oppure nei parchi, gli ingressi nei negozi saranno scaglionati, all’esterno da esercizi commerciali e uffici sarà ancora necessario fare la fila ad almeno un metro dagli altri. Niente eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, manifestazioni. E, nella prima fase, niente bar e ristoranti.

Estetica e benessere</p> <p data-bind="text: $data">La possibilità di andare dal parrucchiere o comunque nei centri benessere appare al momento molto lontana, anche se non è escluso si possa proporre una attività «in sicurezza» esattamente come accade per gli studi medici o i laboratori di analisi. L’ipotesi è quella di ottenere via libera mirati dopo aver chiesto una particolare autorizzazione e aver dimostrato di essere in regola con la dotazione di protezioni personali.

Palestre e piscine

Molto più complicata appare la strada per la riapertura di tutti quei luoghi — sia per lo sport, sia per lo svago — dove è più difficile impedire il contatto tra le persone e dunque il rischio di contagio da Covid-19. E per questo si ritiene assai difficile pensare di rendere accessibili le discoteche e i luoghi di aggregazione per i giovani. Nulla è stato invece deciso per quanto riguarda l’estate. «Ne riparleremo più avanti, con la bella stagione e i dati sull’epidemia aggiornati», ripetono scienziati e politici. Fase due non vuole dire liberi tutti», avverte il ministro Luigi Di Maio.

Massimo Franco – Corriere della Sera - 7 aprile 2020

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