C’è molto da lavorare (e in profondità) ed è francamente difficile sperare in un’impennata degli investimenti già dalla prossima rilevazione del Pil. Per invertire il trend bisogna uscire dalle frasi fatte e rimboccarsi le maniche. L'editoriale di Dario Di Vico sul Corriere della Sera
Il principio-guida della politica economica sin qui seguita è stata: la strategia dei bonus, basata sull’idea che infilando un po’ di soldi nelle tasche dei cittadini (ed elettori), o defiscalizzando a pioggia, consumatori e imprese avrebbero pensato da sé a riaccendere i motori dell’economia. Così non è stato. L'opinione di Roberta Carlini sul Messaggero Veneto.
Ma per comprimere trenta mesi in trenta slide sono state scelte accuratamente, cosa che non può non influenzare il quadro che ne risulta. Basti dire che il debito pubblico non compare da nessuna parte. Non solo: i numeri da soli – senza contesto, riferimenti temporali e spiegazioni – difficilmente danno informazioni sufficienti per “conoscere la verità” “in modo semplice e chiaro”. Soprattutto se si ricorre a quelli che Mario Seminerio sul suo blog Phastidio definisce “mezzucci da perfetto venditore di fumo come il cherry picking (la scelta dei numeri migliori, ndr) sui dati realizzato cambiando l’orizzonte temporale di riferimento”. L'articolo di Chiara Brusini su il Fatto Quotidiano.