L'Italia non cresce, le difficoltà del premier

Molti economisti - da Keynes in poi - ipotizzano però che ogni euro pubblico (comunque speso!) si “moltiplichi”, creando un aumento della domanda interna e/o del pil di 1,5, forse due euro. Le ricerche per valutare l’entità dell’effetto sono numerose, molto sofisticate e molto articolate, ma i risultati sono altrettanto variabili: si passa da zero a quattro e torna in mente il vecchio adagio secondo cui se si torturano abbastanza i dati, prima o poi qualcosa confesseranno. Ne emerge un monito: è un po’ rischioso fare affidamento su queste valutazioni, meglio restare con i piedi per terra. L'editoriale di Riccardo Sorrentino su Il Sole 24 Ore.

L'Italia non cresce se non cala la spesa pubblica

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L'Italia è ferma, la crescita del Pil, un miraggio

La previsione governativa di una riduzione del rapporto debito-Pil poggiava su tre pilastri: uno sforzo di contenimento del tasso di crescita dell'ammontare nominale del debito; una inflazione dell'1%; una previsione di crescita del Pil dell'1.5% in termini reali.Sul primo versante le cose non sono andate affatto male: la velocità di crescita del debito nominale durante gli anni della crisi è rimasta perlopiù in prossimità del 4%, nel 2015 è scesa al 2.4%, nei primi 7 mesi del 2016 è scesa ancora, po rtandosi intorno all'1.7%. Fin qui tutto bene. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

La cura Renzi non dà i suoi frutti

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Renzi farà lievitare ancora la spesa pubblica?

L'Italia non cresce e quindi tutte le previsioni economiche saranno riviste al ribasso. Non è solo la resa dolorosa di un governo che cede troppo tardi al principio di realtà. È anche una scossa emergenziale. Può spingere Renzi a trasformare la prossima manovra in un altro bancomat elettorale, in vista del voto di dicembre. Le considerazion di Massimo Giannini su la Repubblca.

Si fa largo un premier populista, cosa dirà l'Europa?

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