Julio Larraz, The allegory of dreams

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L’enorme animale, paragonabile a uno squalo nella posa della schiena arcuata, ma per le sue rotondità simile ad una placida balena, possiede i  colori di una pezza blu profondo mare variegata di pois, come un vestito di fine estate. Esso nuota al di là di un vetro, da dove lo osserva un ragazzo di cui si vedono la schiena nuda e la lunga capigliatura che si muove a lato di un’alta poltrona. Piccoli pesci bianchi accompagnano silenziosi il grande cetaceo. I nostri occhi lo inseguono  come  quel giovane seduto nel faro, immerso negli abissi dell’oceano. Nel  disegno la  testa e la coda del grande pesce sono scivolate più in basso del corpo.

La nostra immaginazione potrebbe anch’essa correre lontano fino ad interrogarsi sul viaggio di quel grandioso animale che riempie la tela di Iulio Larraz, artista cubano nato sul finire della prima metà del Novecento. Come in questo  dipinto intitolato His Excellency, nella “sua opera” il  pittore ci conduce alla scoperta di mondi dove la nostra curiosità è stimolata a porsi differenti interrogativi. Incontriamo personaggi solitari, abitazioni fra cielo e mare. Il cielo e il mare diventano spesso tabula dove tracciare un sentimento, quel qualcosa che ha bisogno di essere suggerito o svelato e proviene dall’ignoto. La sua pittura che è stata definita onirica e surrealista crea mondi paralleli, dove la bellezza a volte diventa protagonista come nei corpi dei due amanti avvinghiati nel quadro Gli Amori di Nettuno. La luce delle loro membra si coniuga alla lucentezza delle lenzuola di un nitore candido che confinano con uno schermo riempito di un liquido della tinta della pietra acquamarina, dove si muove un gigantesco cetaceo dalle sfumature avorio. Il colore si unisce alla forma per catturare il senso  di un messaggio che lo spettatore fantastica nel cercare.

Le tonalità dei suoi mari dove si vedono pescatori solitari, subacquei e ancora pesci narrano storie misteriose. La profondità delle acque e il senso di infinito che si coglie in alcuni dipinti ci proiettano dentro un racconto,  all’inizio o alla fine di esso, nel mezzo … dovremmo tentare di capirlo. Sicuramente le sue opere sono conchiglie rare che contengono significati, pensieri e svariate occasioni di riflessione. La sua pittura a volte diventa denuncia: lotta alle forme di potere tentacolari che, subdole come una piovra avvolgono e soffocano. L’occasione di conoscere  Julio Larraz e la sua arte così enigmatica, ma stimolante ci è data dall’esposizione in corso presso la Galleria Contini a Venezia. Una  mostra retrospettiva che, attraverso una vasta selezione di opere, disegna il percorso creativo dell’artista dagli anni '80 fino ad oggi. Larraz adopera tecniche  che spaziano dagli oli su tela, ai disegni fino  agli acquerelli. Egli nasce a L’Avana, a Cuba il 12 marzo del 1944, figlio di un editore di quotidiani e inizia a disegnare in tenera età. Nel 1961, la famiglia si trasferisce a Miami in Florida e l’anno successivo a New York. Inizia a inventare caricature a sfondo politico che vengono pubblicate sul New York Times, Washington Post, sul Chicago Tribune e sulla rivista Vogue. Dal 1967 si dedica a tempo pieno all’arte di  dipingere. Il 1971 è l’anno della sua prima mostra personale alle Pyramid Galleries di Washington.

In seguito Larraz trasferisce la sua residenza a San Patricio nel  Nuovo Messico, innamorato della luce e dell’atmosfera delle aspre colline della Hondo Valley. Nei suoi dipinti individuiamo diverse  tematiche che vanno dalla politica al paesaggio. In particolare le donne sono uno dei suoi temi prediletti. Nelle sue opere ci sono molti riferimenti culturali alla nativa Cuba e al Surrealismo. Julio Larraz è considerato  tra i più interessanti pittori latino-americani  della scena contemporanea. Nel 2012 è stato in mostra presso il Complesso del Vittoriano a Roma, mentre, nel 2014 con Del mare, dell’aria e di altre storie presso la Fondazione Puglisi Cosentino di Catania. La Galleria d’Arte Contini presso la sede di Venezia ha ospitato nel 2016 la grande retrospettiva, Omaggio a Julio Larraz e la più recente del 2018, Viaggio nella Fantasia. Il Coral Gable Museum di Miami ha curato nel 2021 una grande mostra sul maestro.

“Dipingo perché voglio vedere il sogno, prima ancora che si materializzi …” condensa il pensiero creativo di Iulio Larraz che potremmo conoscere in maniera approfondita a Venezia, presso la Galleria Contini di Piazza San Marco fino al 30 novembre. Navigando dentro i suoi sogni incontriamo la prua di una barca di vimini dove campeggiano grosse mele rosse, frutti lucenti bellissimi. Sulla sommità la mela più in alto viene tagliata da un sottile siluro in piccole fette che mostrano la polpa bianca. Oltre il sogno e nella mitologia ricordiamo la mela di Paride origine della guerra di Troia e quella mela è stata ancora il frutto di Adamo ed Eva. Il dado è tratto e potremmo immaginare  e sognare … Il dipinto è intitolato The Fourth Amendment.

Patrizia Lazzarin, 15 luglio 2023

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Ritratte. Donne di arte e di scienza

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La rassegna si può valutare come un album di immagini che potremmo anche considerare il dizionario di una lingua utile a imparare a scrivere quanto fanno e sanno fare le donne. Esse oggi e, soprattutto nel passato, hanno visto liquidare a basso costo le loro competenze e la storia ha fatto presto a dimenticarsene perché pochi  hanno saputo conservarne la memoria.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”, una mostra fotografica dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali che si apre oggi Al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese ha come obiettivo la lotta agli stereotipi e fornisce modelli di ruolo anche alle nuove generazioni.

Chi sono queste donne che vedremo carpite dagli scatti del fotografo di fama internazionale Gerald Bruneau? Sono direttrici di grandi musei nazionali e studiose in differenti campi delle scienze umane.

Le prime sono state intervistate e accanto alla loro biografia, possiamo conoscere le motivazioni che le hanno spinte, le difficoltà che hanno affrontato e il motto che hanno fatto proprio. Se a loro si chiede come definire il patrimonio culturale in Italia si raccolgono risposte utili a comprenderne sia la bellezza, ma anche i problemi e rischi che lo riguardano.

 Per Martina Bagnoli, Direttrice delle Gallerie Estensi di Modena il patrimonio culturale in Italia è un libro di storia, la nostra. Per Gabriella Belli, già Direttrice della Fondazione Musei Civici di  Venezia,  esso è la più grande scommessa sociale ed economica del nostro Paese, di cui tutti parlano, ma di cui nessuno si occupa veramente. Per Antonella Cucciniello, Direttrice Biblioteca e Complesso Monumentale dei Girolamini a Napoli è una seconda lingua madre.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza” alterna storie di donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese e di alcune tra le più importanti scienziate italiane in un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici. Sono scoperte curiose perché se da un lato, le direttrici dei musei italiani si occupano  di conservare  e valorizzare il nostro patrimonio artistico, esse guidano al tempo stesso anche imprese con bilanci e piani finanziari che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia.

Questo assume un significato particolare se si considerano i dati  che mostrano come in tutta l'Unione europea le donne che si occupano di arte e cultura generalmente abbiano meno accesso alle risorse di creazione e produzione, siano pagate meno degli uomini e siano sottorappresentate nelle funzioni dirigenziali e decisionali e sul mercato dell'arte.

 Il racconto  sulle scienziate,  sulle loro vite  rafforza d’altro canto  l’empowerment e il contrasto agli stereotipi di genere nella pratica scientifica. In mostra alcuni dei volti del progetto più ampio denominato #100esperte (100esperte.it), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A. e sviluppato con Fondazione Bracco grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Esso è una piattaforma online per accrescere la visibilità dell’expertise femminile.

“Al centro della mostra Ritratte lo spettatore può osservare le vaste competenze, il merito, le qualità intrinseche o acquisite che hanno portato queste donne a rivestire ruoli di primo piano, nell’arte e nella scienza” sottolinea Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Nel percorso fotografico le protagoniste, che di norma vivono spazi di lavoro appartati, che siano musei o laboratori, sono finalmente oggetto di attenzione collettiva, sono riconosciute nel loro ruolo. Questo è il movimento necessario che siamo tutti invitati a compiere: riconoscere le competenze, renderle visibili. Da tempo con Fondazione Bracco, attraverso il progetto #100esperte e molte iniziative formative dedicate all’empowerment femminile, facciamo proprio questo: valorizziamo il merito e incoraggiamo nuove vocazioni, leve essenziali per sostenere le aspirazioni di bambine e ragazze e, per raggiungere una presenza paritaria di donne e uomini nelle posizioni apicali.”

L’esposizione che sarà visibile fino al 10 settembre 2023 è stata  promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è stata curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con Arthemisia. I  Servizi museali  sono forniti da Zetema Progetto Cultura.

Patrizia Lazzarin, 13 luglio 2023

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“Il peggiore dei casi” di Helen Fitzgerald

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Appena incontriamo Mary Shields veniamo calati  in uno spazio e in un  tempo dove il confine, quella siepe immaginaria che divide il mondo circostante dalla vita privata, sembra venire sommerso da un maremoto di avvenimenti che ci rende increduli.

Mary è la protagonista del libro di Helen Fitzgerald: Nel peggiore dei casi.  La sua lotta per il vivere quotidiano mostra come  gli estremi del bene e del male, del bello e del brutto, del piacevole e del disgustoso, dell’orrendo e del fantastico e ancora  della giustizia e della criminalità sfumino, confondendo i  contorni della nostra esistenza.

 Alla fine del libro più di qualche lettore potrebbe pensare a quanto dannatamente ironica può essere la sorte.

Mary Shields è un’assistente sociale. Svolge lo stesso lavoro che la scrittrice Helen Fitzgerald nata in Australia, ma ora residente a Glasgow in Scozia, aveva svolto alla HM Prison Barlinnie, prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. In Italia è conosciuta per il romanzo Cattivi pensieri, ed ha già ricevuto varie nomination per premi di prestigio. Nel peggiore dei casi  è stato pubblicato da Francesco Brioschi Editore ed è la  sua sedicesima fatica narrativa.

La scrittrice e poetessa Cath Kenneally che ha ricevuto il premio John Bray National Poetry Prize, considera la tecnica di scrittura di Helen Fitzgerald come capace di sostenere materiale audace e potenzialmente scioccante, di “lavorare in blu” con “acume sociologico”.

 La protagonista Mary si confronta con un’umanità variegata che fa i conti con una sessualità spesso distorta, colorata di imprevisti e soprattutto di intoppi. La stessa Mary, operatrice sociale cinquantenne, in menopausa con tutti i problemi legati al suo stato e con qualche maledetto kg di troppo, ma soprattutto con una personalità spesso portata ad operare una veloce equazione: pensiero = azione, soprattutto in momenti cruciali, ci lascerà a volte senza parole per gli effetti da lei  prodotti.

Nella sua vita il lieve filo che separa famiglia e lavoro spesso si attorciglia, non separa, ma confonde e i due spazi si urtano con effetti che come una frana sono destinati nella corsa a raccogliere nuovi pezzi per provocare forse danni irreparabili.

Come nei film del ragioniere Fantozzi in cui  le situazioni giungono al limite dell’inverosimile,  la fantasia narrativa costruisce un mondo che  ha i contorni  dell’incredibile e a volte del  grottesco. Di questo romanzo l’insegnante universitaria di filosofia, Erin Kelly, ha detto: oltraggioso, avvincente e mortalmente buffo. Geniale.

Il romanzo si divide in tre capitoli: l’uxoricida, il teppista e il pedofilo e nell’ultima parte la vita privata di Mary paga un conto forse troppo salato verso quella lavorativa. Mary  è una donna stanca che potrebbe finalmente smettere di svolgere un lavoro faticoso, snervante, dove i minuti fra un appuntamento e quello successivo ritmano incessantemente la sua giornata.

Ora che il marito sta per firmare un contratto  che lo renderà un grafico famoso potrebbe licenziarsi e dopo aver speso tante energie per mantenere la famiglia, far da mangiare …  e molto altro, potrebbe avere un po’ di tempo per sé. Tutto sembrava a portata di mano, ma ancora una volta il limite fra falso buonismo e altruismo, fra gentilezza e animo duro,  fra bontà e cattiveria sembra cambiare i destini.

Mary potremmo pensarla come una donna ciclone, con una sessualità libera e al tempo stesso complicata e che prende a pugni, a volte con eccesiva enfasi, le brutture del mondo.

Patrizia Lazzarin, 12 luglio 2023

       

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