Matteo sfoglia la margherita...

Ce la farà o no il nostro piccolo eroe fiorentino a completare il percorso riformistico, con tutti gli ostacoli che si trova davanti? Vediamo. Cominciando dalla mistica delle riforme costituzionali; le promuoveva il Quirinale, tale essendo l'obiettivo della «larghe intese»: le quali erano veicolo d'un regime consortile dove il Pd sarebbe stato junior partner, perché nella XVI legislatura Re Lanterna era padrone, ma in 42 mesi dilapida il capitale, fino alle squallide dimissioni, sabato 12 novembre 2011. Furioso e gemebondo, lamentava le maglie strette d'una Carta obsoleta e i lunghi percorsi legislativi, imputabili alla struttura bicamerale, ululando ogniqualvolta la Consulta dichiarasse invalide norme disegnate sulla sua anomala misura. Il Colle guardava, indifferente all'immane conflitto d'interessi e coinvolto in manovre d'abusiva immunità. L'eclissi dura un anno: redivivo, sfiora la clamorosa rivincita; nasce un governo bicolore guidato da Letta nipote, la cui storia familiare e politica vale un programma; e chi elabora le novità supreme, ministro competente? Gaetano Quagliariello, centurione berlusconiano. Marchiate dall'oligarchia partitica, le Camere attuali erano le meno idonee a rifondare lo Stato. Così tengono banco questioni artificiose su cui il governo s'impegna a vuoto. Così il prof. Franco Cordero su la Repubblica.

 

la vita difficile del premier rottamatore

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Renzi si vuole mangiare l'Itala

La luna di miele di Matteo sta per finire

La strada del rottamatore è irta di ostacoli

Non inganni il premier la pletora di quelli che mossi dalla speranza di conservare le proprie posizioni ora vogliono salire sul suo carro di vincitore. Sono proprio questi che ogni giorno di più appesantiscono e impacciano i suoi movimenti, alla lunga rendono imbolsita la sua immagine e, lungi dal costituire un seguito, semmai gli impediscono di consolidarne uno. Il vero seguito, infatti, quello che gli serve per riuscire, Renzi deve cercarlo nell’opinione pubblica, e a me pare che egli debba ancora costruirselo. La vittoria elettorale nelle elezioni europee (i cui risultati, lo ricordi, si sono spesso dimostrati quanto mai volatili) è soprattutto un preannuncio di consenso, ma guai a considerarlo equivalente a un consenso già acquisito e consolidato. Così Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

 
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