L'Europa sa di non esistere?

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Si misura drammaticamente l’assenza di una politica estera comune. Di un sistema di difesa comune, suo necessario supporto, che però comporta dei costi: la difesa non è gratis, gratuita è soltanto la demagogia di chi dice che ogni euro speso per la difesa militare è un regalo a qualche lobby tenebrosa, sottratto a chissà quali progetti di sviluppo civile. L’Europa non sa cosa fare di scafisti senza scrupoli, di schiavisti che spadroneggiano sui mari. Figurarsi se riesce ad elaborare una linea comune, e comportamenti coerenti, anche molto impegnativi, per aiutare i curdi che si battono contro i fanatici islamisti, contro Assad che da una parte è un alleato, ma dall’altra è un macellaio che ha affamato una popolazione, ucciso decine o centinaia di migliaia di civili. Un editoriale di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera.

L'Unione Europea a un bivio

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Passano i mesi, Atene è ancora nel caos

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Un Paese ha ottime probabilità di uscire dall’Eurozona se il Governo non è in grado di far fronte ai suoi obblighi di spesa, se le banche chiudono i battenti, se l'economia è depressa e se la situazione politica è instabile. La Grecia potrebbe ritrovarsi presto in questa situazione, e a quel punto potremmo assistere a un'uscita caotica dall'euro. È il cosiddetto Greccident, uno scenario da evitare a tutti i costi. Un articolo di Martin Wlf su Il Sole 24 Ore.

Rischio Grexit ancora incombente

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Ue, per rivedere la crescita c'è bisogno di riforme

Le riforme Francia e Italia oggi sono essenziali e urgenti, come sarebbe auspicabile che Berlino mettesse in circolo un po’ della sua montagna di surplus finanziari. I dividendi delle riforme fatte e da fare in Italia e Francia prima o poi arriveranno, come quelli delle riforme che probabilmente presto anche la Germania sarà chiamata a mettere in cantiere. I miracoli del piano Juncker con investimenti per 315 miliardi in tre anni, poi, sono tutti da verificare. Solo la flessibilità nell’applicazione delle regole del patto di stabilità per chi le rispetta e/o accelera le riforme rappresenta per ora un altro stimolo concreto e immediato alla crescita.
Senza il realismo pragmatico della Bce di Draghi, dunque, l’economia europea oggi resterebbe al palo. Tutti i governi dell’euro dovrebbero dargliene atto ma tutti senza dimenticare di fare la propria parte e al più presto. Perché gli incerti dell’economia globale, e della Grecia, sono tanti. E non è detto che l’attuale quadro favorevole duri all’infinito. Un articolo di Adriana Cerretelli su Il Sole 24 Ore.

Senza Draghi, Europa al palo della crescita

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