L’avvocato e il magistrato del populismo (Problema del Pd)

Il grande pasticcio pugliese!

Ma che cosa significa uscire dalla giunta Emiliano proponendosi di scrivere con Emiliano un patto per la moralità? È la rappresentazione più clamorosa dell’ambiguità di Giuseppe Conte che, sull’onda emotiva del susseguirsi di inchieste che massacrano il Partito democratico pugliese, ha scelto di uscire dalla giunta Emiliano ma senza rompere politicamente con lui: perché questo non può farlo, essendo della stessa pasta, condividendo con il governatore della Puglia la medesima pratica paternalista e tendente all’opacità. Michele e Giuseppe non sono due facce della stessa medaglia, sono la stessa faccia, l’incarnazione di un certo trasformismo che da secoli alligna in alcune, o parecchie, zone del Sud e di un populismo in maniche di camicia o con la pochette, un po’ descamisado un po’ azzimato (...) La sceneggiata pugliese si inserisce dunque nella più generale operazione di conquista della leadership di un centrosinistra che con l'avvocato sarebbe lontano parente della Sinistra storica di Agostino Depretis, il trasformista di Stradella, ma mille volte più ambiguo, con un Pd del tutto afono mentre lui, il trasformista di Volturara Appula, ne combina di tutti i colori predicando moralità. Ecco perché, come si dice al Nazareno, questo per il Pd «è il momento più complicato». Mentre l'avvocato infierisce. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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Un consiglio a Schlein: guardare alle forze riformiste

Schlein per riformare il Pd sta sbagliando strada

Tutti ne parlano, d’altronde è l’anno del centenario della morte: Giacomo Matteotti antifascista, il martire per antonomasia, il combattente coraggioso che non si piegò, l’unico ad aver intuito, fin dal 1921, che il fascismo aveva un’anima diversa da quella della reazione tout court, se avesse piantato radici non sarebbe stato estirpato. Aveva ragione, ma non lo ascoltarono che in pochi, una minoranza. Tuttavia Matteotti non fu solo l’uomo che si batté contro il Duce, fu un uomo politico, segretario del Partito socialista unitario, l’allievo prediletto di Filippo Turati e Anna Kuliscioff, l’erede di una visione politica in quegli anni attaccata da fascisti e comunisti. Cento anni dopo, una visione attuale con la quale l’Italia, la sinistra in particolare, dovrebbe fare i conti perché il futuro di Giorgia Meloni e di una destra radicale non abbiano la strada spianata (...) La costante ricerca di un accordo con i Cinquestelle rende Schlein prigioniera perché la costringe a orbitare attorno a temi divisivi nel cuore di una sinistra moderna, riformatrice, europea, sia in politica estera sia lungo il crinale delle politiche economiche: il jobs act può essere migliorato ma non va buttato alle ortiche, i superbonus edilizi vanno trattati con cautela, meglio il garantismo di un giustizialismo peloso, meglio, molto meglio gli Stati Uniti d'Europa di una Unione europea che naviga tra Stati sovrani e beghe regolamentari. Il commento di Riccardo Nencini su Linkiesta.

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La tragicommedia della politica italiana

Una politica itaiana di piccolo, anzi piccolissimo, cabotaggio!

Mentre il mondo ribolle, in bilico tra difesa delle democrazie e avvento dell’oscurantismo, da noi si parla d’altro, molto all’italiana, con i piedi saldamente piantati sulle nuvole del politicismo: le liste, le candidature, cioè la fase suprema della politica intesa come scontro personale alla ricerca di un posto al sole, si fa per dire, di Bruxelles. È la lotta politica, nessuno è nato ieri, sappiamo che il destino di alcune famiglie dipende dalle prossime scelte delle segreterie dei partiti, dei capibastone, da come gli gira al capo o alla capa di turno (...) Il Tg1 a trazione meloniana ha aperto l'edizione delle 20 con lo scherzetto di Emiliano ai danni di Decaro menandola per dieci minuti senza rendersi conto che proprio al Tg1 il medesimo Emiliano era tornato indietro, boh, non so, «forse ha ragione Antonio», sono passati diciotto anni... Buffonate, perdite di tempo: ma tutto fa brodo per i Piantedosi e per gli Emiliano, uomini delle istituzioni che alzano la polvere su tutto ciò che toccano (...) Emma Bonino e Matteo Renzi. Almeno è un fatto politico nuovo. Un po' più interessante dell'egocentrismo di Michele Emiliano e del posto numero tre occupato da Elly Schlein.Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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