Un aiuto i ribassi dei prezzi delle materie prime

Non è negativo per le economie occidentali il crollo del prezzo delle materie prime causato dal rallentamento dell’economia cinese e dalla svalutazione dello yuan. Se in un primo momento in Borsa hanno prevalso le preoccupazioni per le società minerarie ed energetiche, ora gli investitori hanno iniziato a fare due conti: soprattutto per l’Europa, che è un importatore di petrolio, il ribasso del prezzo del barile ben sotto quota 50 dollari è un’ottima cosa. È vero che questo importa deflazione (perché tiene bassi i prezzi dei carburanti), ma è anche vero che si tratta di deflazione “buona”, perché aumenta i redditi reali delle persone e dunque le loro possibilità di consumare. In questo la Cina ci sta aiutando. Il ribasso del prezzo del petrolio è una notizia meno buona per gli Stati Uniti, che sono grandi produttori di oro nero. Un editoriale di Morya Longo su Il Sole 24 Ore. 

I vantaggi per la svalutazione della moneta cinese
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Ue in crisi per la svalutazione di Pechino

La svalutazione di martedì dello yuan sul dollaro è stata di appena l’1,9%, ma la svolta è innegabile. La Cina era sempre apparsa stabile, anche dopo che il crash di Lehman ha messo alla prova gli equilibri globali. In un sistema in cui a turno il dollaro, il rublo russo, il real brasiliano, la rupia indiana, lo yen, il won coreano, e alla fine anche l’euro si sono inseguiti nella corsa al deprezzamento, Pechino si era sempre tenuta fuori. Non ha mai preso parte alla guerra delle valute, permettendo alla sua moneta di diventare la più forte (e meno competitiva) fra le 32 principali del pianeta. L'editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera.

Ora fare i conti con la Cina

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Super banca cinese, anche l'Italia dentro

La Cina vuole investire una piccola parte dei suoi 3.800 miliardi di riserve estere nell'Aiib è una buona notizia. E il fatto che lo voglia fare attraverso istituzioni multilaterali in cui la sua voce, per quanto importante, sarà una fra le tante, è una notizia ancora migliore. Un'istituzione multilaterale avrebbe funzionari di ogni parte del mondo, e di conseguenza sarebbe meno politicizzata che se fosse la Cina a erogare soldi per conto proprio. Per queste ragioni gli Stati Uniti farebbero bene ad aderire a loro volta. Sembra che Obama sia piuttosto contrariato dell'atteggiamento degli europei  favorevoli all'ingresso nella costituenda Banca asiatica i investimento per le infrastrutture, di cui il continente asiatico ha grande necessità.

Un editoriale di Martin Wolf su Il Sole 24 Ore.

Nasce una nuova banca mondiale degli investimenti

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