Ue, la Meloni deve decidere da che parte stare

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Il tempo delle scelte per Meloni

Giorgia Meloni deve stare al gioco dei Popolari europei. Anzi al doppio gioco del Ppe che va oltre l’ipocrisia, sfiora la malafede. Hanno prima assecondato socialisti, liberali e macroniani nel chiedere a Ursula von der Leyen di tenere lontano Meloni dal trono di spade europeo, consentendole di rimanere in contatto con i Patrioti e Matteo Salvini. Salvo poi stupirsi che la presidente del Consiglio italiana si sia astenuta in Commissione Ue sulla rielezione della signora tedesca del Ppe e abbia fatto votare contro i suoi eurodeputati Conservatori (...) Un ragionamento con tante crepe e contraddizioni come l'atteggiamento dei Popolari nei confronti di Meloni. La vogliono dentro per bilanciare i loro alleati storici a sinistra, quando è stato dimostrato che la premier non vuole scoprirsi a destra. Una volta incassato il dividendo della nomina di Fitto, chi garantisce che Meloni non sarà il cavallo di Troia della destra antieuropea su tutta una serie di dossier, dalla guerra al Green deal a Trump (se venisse eletto)? La presidente del Consiglio è attesa alla prima prova del fuoco sulla legge di bilancio 2025 e sul piano di rientro del debito spalmato in sette anni. Tanti miliardi e tanti no a Salvini ma sono questi i primi cavi dell'alta tensione tra Roma e a Bruxelles. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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L’Ue salva l’Italia, le autonomie la affossano

Le riforme del governo Meloni non vanno nella giusta direzione

I fatti e i numeri sono più forti delle chiacchiere e dell’ideologia nazional-sovranista che riduce l’Europa a un’accolita di politici e burocrati lontani dalla vita concreta delle persone in carne e ossa. Soltanto i suoi detrattori possono paragonare l’Unione europea all’Urss, che non lasciava liberi popoli né nazioni, come hanno fatto Matteo Salvini e Viktor Orbán. Proprio quest’ultimo, per ironia della sorte, presiederà il semestre europeo con lo slogan trumpiano “Make Europe Great Again” (...) Non ci sarebbe da aggiungere molto di più per smentire l'euroscetticismo idiota e confermare quanto sia utile invece una maggiore integrazione europea. Proprio quell'integrazione che si impose con il Next Generation Eu, il programma voluto dall'Unione europea per rilanciare gli Stati dopo la pandemia Covid. Da questa scelta lungimirante discende il Pnrr che ha portato in dote all'Italia fondi europei per 191,5 miliardi di euro. Merito al governo se riuscirà a spenderli tutti e bene, consentendo al Sud di crescere, ma i leader della destra dovrebbero usare la cortesia di non ripetere la solita solfa delle "follie ideologiche" di Bruxelles. E ammettere che senza il primo embrionale esempio di eurobond oggi saremmo nei guai. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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Dopo le europee il vuoto, Schlein vorrebbe ma non può!

Le elezioni europee si avvicinano, partiti in confusione!

L’impronta della campagna elettorale è ormai definita attorno ai due principali contendenti alle europee. Iperpersonalizzata quella della presidente del Consiglio. “Social” quella di Elly Schelin. Per la verità la segretaria del Partito democratico avrebbe voluto metterci di più la faccia, come la competitor, avrebbe voluto scrivere il suo nome nella scheda e candidarsi ovunque. Insomma, avrebbe voluto sovrapporsi alla comunicazione di Giorgia Meloni. Non l’ha potuto fare e quindi si è acconciata a correre come capolista solo al Centro e nelle Isole e al più scontato del messaggio focalizzato sul salario minimo, le liste d’attesa negli ospedali, l’Europa per la pace. Una roba debole. È come, scrive Marcello Sorgi su La Stampa, fare una corsa con una gamba legata dietro la schiena. Mentre dall’altra parte basta scrivere il nome “Giorgia” per fare scomparire tutto quello che c’è dietro di lei dentro una fuliggine indistinta. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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