L’isola de Cesari. Capri, da Augusto a Tiberio

L’isola de Cesari. Capri, da Augusto a Tiberio

È stato inaugurato negli ultimi giorni di luglio a Capri, negli spazi  della Certosa di San Giacomo, il nuovo Museo archeologico. Fin  dai tempi antichi Capri è stata  un luogo di svago per i ceti più agiati. La rassegna dal titolo: L’isola dei Cesari da Augusto a Tiberio racconta, in particolare, la storia dell’isola dell’arcipelago campano, nel momento del suo massimo splendore, all’epoca della Roma imperiale. Centoventi oggetti e opere d’arte, alcuni dei veri capolavori, si mostreranno al visitatore lungo le otto sale della Certosa destinate all’esposizione. Tra essi troveremo pregiate sculture in marmo, affreschi e prezioso vasellame.

Sono stati studiati  dei supporti multimediali che partendo da un modello tridimensionale dell’isola, permetteranno di esplorare le dodici ville imperiali ricordate dalle fonti antiche e di ripercorrerne la storia, lo scavo e, in alcuni casi, la loro fortuna nelle arti.

L’allestimento è stato progettato per mettere in evidenza il rapporto continuo e simbiotico di Capri con il mare, carattere per eccellenza che definisce l’isola. La palette cromatica  è ripresa dal quadro di K.W. Diefenbach esposto nella prima sala, che ritrae lo scoglio delle Sirene. Anche gli spazi dedicati all’otium dell’imperatore si aprono sui giardini del Quarto del Priore, facendo entrare nel museo un altro elemento fondamentale delle residenze imperiali, quello della natura di horti e viridaria.

Cuore dell’esposizione i reperti rinvenuti sull’isola, finora conservati nei depositi della Certosa e del Museo archeologico nazionale di Napoli. La mostra si arricchisce inoltre di numerosi oggetti della stessa epoca, provenienti soprattutto da area campana e altri ancora  recuperati da recenti sequestri condotti dal Nucleo Tutela dei Carabinieri. Fra questi ultimi ci sono tre bellissime coppe in argento, rientrate dagli Stati Uniti e un suggestivo affresco proveniente dall’area vesuviana che raffigura un tempio.

Il Direttore generale Musei, Massimo Osanna è il  curatore del progetto insieme a Carmela Capaldi dell’Università di Napoli Federico II.

Il percorso inizia con una prima sala dedicata alla natura selvaggia di Capri, evocata da un maestoso e solenne quadro di K.W. Diefenbach, mentre una proiezione sulla volta richiama la natura odierna. Raccontare la vita dei Cesari a Capri, infatti, non significa solo evocare l’atmosfera raffinata delle ville imperiali, ma è anche un modo per cogliere lo spirito di un luogo sospeso tra mare e cielo, che nel passato recente è stato ritrovo di intellettuali, fuggiaschi ed utopisti.

 

La seconda sala racconta la battaglia di Azio, in seguito  alla quale Augusto nel 31 a.C. fondò un nuovo sistema politico. La narrazione di  Strabone spiega con  Augusto, l’inizio di un’intensa attività edilizia, per cui si può ipotizzare  che l’isola ospitasse a quel tempo più di una residenza imperiale che il principe ornò  con oggetti rari e antichità. È possibile, quindi, che già ad Augusto appartenessero le dodici ville di Tiberio menzionate da Tacito.

La quarta sala racconta un banchetto che, secondo le fonti, Augusto offrì a Capri, l’isola che amò per la bellezza del paesaggio, la dolcezza del clima, la sua aura di sacralità e per la tradizione greca ancora fortemente radicata nella popolazione.

La  quinta sala svela la domus Augusta.  Nel sistema politico creato da Augusto i legami familiari e la gestione del patrimonio personale del principe si saldano indissolubilmente al funzionamento della macchina istituzionale e alla gestione del patrimonio dello Stato. Una galleria di ritratti ci permette di conoscere i  rappresentanti della famiglia giulio-claudia e grazie a un grande albero genealogico di cogliere i complessi legami famigliari tra loro.

Nella  sesta sala vediamo come si  viveva in villa, in uno spazio aperto tra il mare e i giardini. Qui il padrone di casa poteva  riproporre nelle architetture e negli arredi il lusso delle residenze principesche orientali. La settima sala scopriamo l’isola al tempo di  Tiberio che ospitò filosofi, matematici ed astrologi. La tradizione ostile tramandata dagli storici, Tacito, Svetonio e Cassio Dione, si basa in buona parte sull’aneddotica della “Capri di Tiberio”, fiorita probabilmente nello stesso entourage del principe. Tiberio fu uomo colto e raffinato, collezionista quasi patologico di opere d’arte e fine intellettuale.

Il racconto si conclude con la Grotta Azzurra, lo straordinario scrigno naturale trasformato in età tiberiana, tramite la regolarizzazione delle sponde rocciose, in un suggestivo ninfeo, dove a pelo dell’acqua emergeva il gruppo marmoreo di Nettuno e Tritoni, qui riproposto nella sua completezza anche con una statua di fanciulla vestita di peplo. Una suggestiva ambientazione tramite giochi di luce e un raffinato commento sonoro conducono  il visitatore dentro la grotta, quasi a bagnarsi i piedi.

Il luogo scelto,  l’Oasi di San Giacomo, è anche  il monastero più antico dell’isola. La sua costruzione  avvenne nella seconda metà del Trecento, come testimonia  l’affresco che reca la data 1371,  sul portale della Chiesa. Mecenate fu il conte Giacomo Arcucci, Gran Camerario della regina Giovanna I D’Angiò.

Patrizia Lazzarin, 5 agosto 2024

 

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